Mescolafiaba #3

Ancora una puntata con le fiabe di studenti e studentesse delle classi 1D e 1E (IC Leonardo da Vinci, Reggio Emilia, a.s. 2020/2021), scritte durante il laboratorio di italiano Mescolafiaba.

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La figlia del locandiere e il lupo

C’era una volta una figlia di un locandiere che viveva in un castello nel bosco. Di notte un lupo cercava di entrare nel castello per mangiarla, ma non ci riusciva mai. La ragazza era orfana, suo padre era morto e sua madre era stata rapita, quindi l’eredità del castello era diventata sua.

Tutti i pomeriggi la fanciulla andava a raccogliere frutti di bosco e funghi. Un pomeriggio, la ragazza, mentre era nel bosco, incontrò il lupo, che le domandò con aria sospetta:
“Buongiorno, chi sei tu?”.
La fanciulla rispose: “Sono la figlia del locandiere, che è deceduto da due anni”.
“Ah, bene bene”, mormorò il lupo.
Lei scappò dalla paura e rientrò subito nel suo castello.

Dopo un po’ di tempo, il lupo andò al castello, suonò il battente e la ragazza uscì. “Buongiorno, sono venuto a regalarle dei frutti e dei funghi”, esordì il lupo. La fanciulla, astuta, chiuse subito la porta. Una notte, poi, il lupo iniziò a forzare la serratura del castello, mentre ripeteva:

Io la porta aprirò,
e la ragazza mangerò.

Con un sol calcio la porta si aprì e il lupo entrò nel castello. Trovò la figlia del locandiere che dormiva, e gli venne l’acquolina in bocca. Aprì la bocca, stava quasi per mangiarla, quando una fata chiuse la bocca al lupo. La fanciulla si svegliò e lo scacciò subito.
La ragazza e la fata iniziarono a dialogare.
“Ciao, ma chi sei?”, chiese la ragazza.
“Sono la fata della fiaba di Cenerentola”, rispose la fata.
“No, ma qui non siamo nella favola di Cenerentola”, negò la ragazza.
“Tu invece chi sei?”, domandò la fata.
“Io sono la figlia del locandiere, della fiaba dell’Orco con le penne”, rispose la ragazza.
“No, ma qui non siamo nella fiaba l’Orco con le penne”, ribatté la fata.
“Ma allora in che fiaba siamo?”, chiese la ragazza.
“Non lo so”, rispose la fata. E poi aggiunse: “Beh, io devo andare, ciao!”

E così, nessuna di loro scoprì mai in che fiaba erano, ma vissero la loro vita felici e contente.

ZENO

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Cenesventola

C’era una volta una ragazza di nome Cenesventola, che viveva in una famiglia ricca, dove però una matrigna e due sorellastre la maltrattavano.

Il figlio del sindaco diede una festa in discoteca, e la loro famiglia fu invitata. Le sorellastre cominciarono a ordinare a Cenesventola di aiutarle, e lei le preparò e, tutte pronte, andarono alla festa. La fanciulla desiderava tanto andare alla festa, ma non aveva un vestito adeguato, così andò a sfogarsi dietro un albero. All’improvviso avvertì una presenza: era la fata madrina! Si presentò e aiutò la fanciulla procurandole un abito adeguato, una limousine e un autista. Ma la fata le raccomandò di non tornare dopo mezzanotte, perché a quell’ora l’incantesimo sarebbe svanito.

Tutta pronta, Cenesventola andò alla festa e riuscì ad incontrare il figlio del sindaco. Fecero un sacco di foto e selfie, ma era quasi mezzanotte. La fanciulla se ne accorse, e cominciò a correre per andare a casa, ma nel mentre le cadde il telefono.
Il figlio del sindaco, che era innamorato di lei, lo raccolse: voleva restituirglielo, anche perché così l’avrebbe rincontrata. Cenesventola si accorse che aveva perso il suo smartphone, allora usò il GPS per rintracciarlo. Il GPS segnalò una zona vicino al palazzo del sindaco, così Cenesventola ci andò  e incontrò il figlio del sindaco, che le restituì il telefono e le chiese il suo numero.

Vissero tutti felici e contenti.

CHIARA

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Cappuccetto Rosso dall’indole ribelle

C’era una volta Cappuccetto Rosso che – camminando nel bosco – vide alcuni alberi che sembravano finti. Quando si avvicinò si accorse che era proprio così, trovò una porta, la aprì e vide la regia:

“Ehi, ma voi cosa fate qui?”.
“Noi siamo i tuoi creatori, quindi intanto portaci rispetto!”, dissero quelli.
“Voi siete i miei creatori?”.
“Sì, ma…”.
“Uh che bello! E come doveva finire la fiaba?”
“Beh, dovevi morire nella pancia del lupo”.
“Okay, non mi state più così simpatici!”.
“Comunque torna lì dentro!”.
“No, qui è molto meglio”.
“Ora entra e basta!”.
“Okay, okay”.
“Narratore, ricomincia!”

Cappuccetto Rosso continuò ad andare per la sua strada, ma dopo un po’ entrò in un’altra porta per vedere cosa c’era dietro, e questa la portò in metrò, Cappuccetto rubò un treno. Qualcuno chiamò la Polizia!
Cappuccetto esclamò: “Cos’è la Polizia?”, nessuno le rispose.
Arrivò la Polizia che cercò di arrestarla, ma vista la sua indole ribelle, lei scappò.
La regia a quel punto chiese: “Siamo ancora in tempo per Cappuccetto Blu?”.
Qualcuno rispose: “Sì, sì, ovvio”.

YOUSSEF

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Murale al Centro Culturale Metelkova Mesto, Ljubljana (Slovenia) 2017.

Povero lupo

C’era una volta un lupo molto felice e molto gentile, però un giorno arrivò Cappuccetto Rosso, che voleva cacciare e guadagnare soldi. Dopo qualche anno, Cappuccetto Rosso è diventata amica del lupo. Povero lupo! Non sa ancora che Cappuccetto Rosso vuole ucciderlo per guadagnare soldi…

LINA

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Siamo Hänsel e Gretel, non abbiamo pietà

C’era una volta una famiglia, composta da padre, matrigna e due figli, Hänsel e Gretel. Una sera, dopo cena, il padre decise di abbandonarli nel bosco, ma loro non erano tanto dispiaciuti. Perché un po’ di tempo prima, all’insaputa dei genitori, Hänsel e Gretel avevano costruito nel bosco una cassetta fatta di dolci, che attirava qualsiasi persona. Qualche tempo dopo, una vecchietta si era persa nel bosco, aveva trovato la casetta di dolci e aveva deciso di sistemarsi lì a vivere.

Ma quando Hänsel e Gretel tornarono alla loro casetta, la trovarono e le dissero in coro: “Vecchietta oh vecchietta, non sgranocchiare la nostra casetta! Vecchina oh vecchina, non mangiare la nostra casina!”. Lei rispose: “Sono vecchietta, non sto sgranocchiando, ci sto soltanto abitando”.

Allora i due fratelli la rinchiusero nella cantina, in una gabbia, dandole poco cibo e ogni volta che andavano giù lei li implorava: “Vi prego, lasciatemi andare, ho una vita davanti” e loro rispondevano: “Stai zitta, pensa a dimagrire, che noi abbiam una vecchietta da distribuire”. La facevano uscire raramente dalla gabbia, solo per pulire, cucinare e andare a prendere l’acqua. Da mangiare le davano solo scarti, oppure cibo non buono.

Fino a quando decisero di ucciderla, ma lei era più furba dei bambini, allora quando lei preparò il calderone disse: “Oggi è arrivato il mio giorno” e i bambini fecero una risatina maligna. Ma la vecchina pensò tra sé: “Se quando mi butteranno nel calderone io mi sposterò, ci cadranno loro e io resterò viva!”. Hänsel e Gretel continuavano a ripetersi: “E’ arrivata l’ora di uccidere la strega e poi potremo mangiarla tutti insieme”. Ripetevano sempre questa frase, e infine la vecchina li incalzò: “Dai, su, cosa aspettate?”. Li istigò per un po’ e poi Hänsel, insieme a Gretel, la spinse, ma la vecchina si spostò e loro caddero nel calderone e nel mentre urlavano: “No! Strega irritante!”.

Ma la vecchina a quel punto fu libera, scappò e trovò la matrigna dei due bambini. La matrigna si prese cura della vecchina e vissero felici e contenti.

VALENTINA

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In copertina: un murale in via Fioravanti, Bologna 2017; nell’articolo i disegni di Zeno, Chiara e Valentina (dicembre 2020) e un murale in Metelkova ulica, Ljubljana (Slovenia) 2017.

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