Agnese

La classe 3B della Leonardo da Vinci di Reggio Emilia – come quasi tutte le terze classi d’Italia – ha studiato quest’anno I promessi sposi di Alessandro Manzoni, pubblicato in diverse versioni tra il 1827 e il 1842. Si tratta di un testo fondamentale per la storia della letteratura italiana, esempio classico di “romanzo storico”. Nel raccontare la vicenda, l’autore adotta un punto di vista onnisciente, “ovvero  – come scrivono Barbara e Ying nella loro recensione – quando il narratore conosce alla perfezione tutti i personaggi, e con ‘alla perfezione’ si intende che è anche capace di entrare nella mente di ognuno di loro, riportandone i pensieri”. Ma la prof Elvira Fochi ha dato ai suoi studenti una consegna diversa: riscrivere un sunto della storia dal punto di vista di uno solo dei personaggi. Maria ha scelto Agnese, la mamma di Lucia:

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Ciao a tutti,

sono Agnese, la madre di Lucia e suocera di Renzo, ho un carattere deciso, sbrigativo e devo ammettere di essere un po’ pettegola. In questa storia che tra poco vi racconterò sono sempre stata pronta a dare consigli e a prendere iniziative in aiuto di mia figlia e del suo fidanzato.
Io e mia figlia abitiamo in Lombardia, in un paese vicino Lecco e vicino al Lago di Como, la nostra casetta è di fronte a dei bellissimi monti, capita spesso che rimanga ore e ore a osservare il meraviglioso panorama dalla finestra di camera mia.
La mattina del 16 novembre, io e Lucia siamo in cucina a fare colazione e ad un tratto qualcuno bussa alla porta, decido di aprire e mi ritrovo davanti Renzo. Il fidanzato di mia figlia comincia a raccontarci che Don Abbondio, colui che deve celebrare il matrimonio, non può più farlo. Però è riuscito a sapere da Perpetua, la governante di Don Abbondio, che il prete è stato minacciato dai bravi mandati da Don Rodrigo.
Subito dopo mia figlia ci ha raccontato di aver subito varie volte delle molestie da Don Rodrigo mentre tornava a casa dalla filanda. Sono molto dispiaciuta per ciò che è accaduto a mia figlia, allora decido di consigliare a Renzo di rivolgersi a un avvocato di Lecco, Azzeccagarbugli, e di portargli due capponi.
Renzo, dopo un’ora, ritorna ma senza nessuna buona notizia perché l’avvocato lo scaccia quando sente che c’è di mezzo Don Rodrigo, del quale ha paura.

“Renzo si rivolge a un avvocato di Lecco, Azzeccagarbugli”.

Quindi mia figlia e il suo futuro marito si rivolgono a Fra Cristoforo, il quale sa già ciò che è accaduto a Lucia perché era andata da lui a confessarsi.
Il frate ascolta la storia dei due giovani, quindi si reca da don Rodrigo per parlargli, ma viene minacciato e cacciato dal prepotente signore. Renzo e Lucia sono molto scoraggiati, ma visto che io non mi perdo mai d’animo e credo che in ogni cosa ci sia sempre una speranza, consiglio loro di fare il “matrimonio di sorpresa”, ovvero di recarsi nella canonica di Don Abbondio in compagnia di due testimoni e pronunciare la formula di rito: “questa è mia moglie” e “questo è mio marito”. Decido di andare anch’io insieme a loro per intrattenere Perpetua. Mentre siamo là d’improvviso sento le campane della chiesa suonare e vedo uscire Lucia, Renzo e i due testimoni.
Arriviamo subito a casa e la troviamo tutta sottosopra, trovo il mio vaso preferito rotto, i piatti tutti per terra rotti, i letti disfatti e tutti i quadri per terra. Io, Renzo e Lucia cominciamo a mettere in ordine la casa ma subito dopo sentiamo bussare alla porta. Aprendo la porta si rivela la figura di Cristoforo: dalla sua espressione sembra che abbia visto un fantasma, comincia a parlare tutto d’un fiato: “Scappate, scappate! Siete in pericolo, abbandonate il paese. In riva al lago c’è un barcaiolo che vi accompagnerà dall’altra parte del lago”, dice il frate, per poi dare una mappa a me e un’altra Renzo in cui c’è evidenziato il posto dove dobbiamo andare.

“Non erano riusciti a pronunciare il rito, a dir la verità Renzo ci è riuscito ma Lucia è stata subito avvolta da Don Abbondio con una tovaglia”.

Subito dopo salutiamo Cristoforo e saliamo in barca, guardo i monti con tristezza: devo ammettere che mi mancheranno. In fondo ho cresciuto qui mia figlia. Mi ricordo quando era piccola e facevamo i picnic… Nel mentre osserviamo il paesaggio spero solo che questo incubo finisca presto.
Comincio a fissare Renzo: sembra essere molto turbato e sono tanto curiosa di sapere cosa è successo dentro la canonica di Don Abbondio, quindi decido di chiedere a lui, che allora comincia a raccontarmi che uno dei due testimoni ha distratto Don Abbondio pagandogli con i soldi di Renzo un debito che gli doveva restituire, però non erano riusciti a pronunciare il rito, a dir la verità Renzo ci è riuscito ma Lucia è stata subito avvolta da Don Abbondio con una tovaglia. Così il prete è riuscito a scappare e a chiedere aiuto dalla finestra.
Il viaggio è stato molto silenzioso, ma per fortuna è durato poco. Saluto con un caloroso abbraccio Renzo, perché lui deve andare in un convento a Milano. Io e mia figlia, seguendo la mappa dataci da Cristoforo, arriviamo al convento di Monza.
Arriva una signora dallo sguardo – devo dire – molto inquietante e soprattutto molto intrigante, capelli neri con una ciocca fuori dal velo, al collo porta una collana con la croce, tipico delle monache e sembra che soffra di insonnia per le sue evidenti occhiaie. Io e Lucia facciamo un inchino come forma di rispetto e la monaca ricambia, subito dopo devo abbandonare Lucia per ritornare al paese, l’abbraccio così forte fino a farla quasi soffocare, ma a pensarci bene è la prima volta che ci separiamo, spero veramente che si trovi bene, perché è sempre stata una ragazza molto timida e introversa.

“Io e Lucia facciamo un inchino come forma di rispetto e la monaca ricambia”.

Sono passate due settimane dall’ultima volta in cui ho visto Lucia e Renzo, una volta alla settimana ricevo lettere da Lucia e a quanto sembra si sta trovando bene in quel convento. Ogni giorno, da quando non c’è più Lucia qui con me, sono rimasta a casa da sola e mi annoio veramente tanto, quindi ogni pomeriggio vado alla filanda, in cui rimango spesso a chiacchierare con Martinè, una signora della mia stessa età, con occhi verdi, capelli rossi e il volto pieno di lentiggini.
Martinè un giorno mi vede in lontananza e mi fa un cenno di saluto con la mano, ricambio il saluto e mi siedo su uno sgabello e comincio a lavorare al telaio, nel mentre ella mi racconta di suo figlio. “Mio figlio è un medico”, “mio figlio è un bel ragazzo” e bla bla. Se devo essere sincera non mi importa niente della vita di suo figlio, in questo momento sto soltanto pensando a Lucia e Renzo. È quasi un mese che non li vedo più.
Dopo aver terminato la noiosa chiacchierata con Martinè ritorno a casa e cominciò a preparare il tè, fino a quando non sento qualcuno bussare, apro la porta e mi ritrovo davanti ai miei occhi Renzo e Lucia; per un attimo credevo di sognare, ma poi mi accorgo che era la realtà, mia figlia e il suo fidanzato sono qui davanti a me, li saluto entrambi con un caloroso abbraccio e li invito a entrare dentro offrendogli una tazza di tè. Lucia ha cominciato a raccontarmi dell’inganno della monaca, sapevo che non dovevo fidarmi di quella perfida arpia, già dallo sguardo non mi ispirava simpatia, poi Lucia mi ha detto che i bravi l’hanno rapita durante il suo percorso per arrivare a consegnare il documento datole dalla monaca e l’hanno portata dall’Innominato, un signore pelato, barbuto e con tanti gioielli. Doveva essere di sicuro un nobile ma descritto così sembra Capitan Uncino. Per fortuna però l’ha liberata, tuttavia mia figlia mi ha detto che ha fatto il voto di non sposarsi. Dopo quella confessione appena fatta da Lucia sono sbiancata, ma poi fortunatamente mi ha detto che Fra Cristoforo ha sciolto il voto: devo ammettere che quell’uomo non smette mai di stupirmi! Subito dopo prende parola Renzo, che continua con il racconto. Egli era andato al lazzaretto di Milano, dove ha incontrato Don Rodrigo malato di peste e ha deciso di perdonarlo. Anche il fidanzato di mia figlia non smette mai di stupirmi perché nonostante tutto quello che ha fatto è riuscito a perdonarlo. Ammetto di amare tutta la bontà presente nel cuore di Renzo.
Don Rodrigo era morto di peste e anche Lucia aveva la peste, ma per fortuna è guarita grazie alle preghiere di Fra Cristoforo.

“Renzo era andato al lazzaretto di Milano, dove ha incontrato Don Rodrigo malato di peste”.

Dopo vent’anni sono sempre rimasta la solita Agnese, soltanto che ora sono un po’ più vecchia e con qualche ruga. Abito insieme a mia figlia e a mio genero. Se ve lo state chiedendo, sì, dopo tutta questa tragedia sono riusciti a sposarsi in chiesa e so che non ci crederete, ma il matrimonio è stato celebrato da Don Abbondio. Quel giorno sono diventata una fontana però credo che sia normale, insomma stiamo parlando del matrimonio della mia piccola bambina. Un’altra novità che ho da darvi è che sono diventata nonna: ho due nipotini molto simili caratterialmente a Renzo e fisicamente simili a Lucia, occhi versi e capelli castani. Ora vi devo salutare perché sto giocando a nascondino con i miei nipoti. Anche se sono abbastanza vecchia farei di tutto per renderli felici.

MARIA, 2021

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In copertina e nell’articolo alcuni fotogrammi della miniserie TV “I promessi sposi”, del regista Salvatore Nocita. Si riconoscono gli attori Gisela Stein (Agnese), Dario Fo (Azzeccagarbugli), Alberto Sordi (Don Abbondio), Danny Quinn (Renzo) e Delphine Forest (Lucia). Lo sceneggiato fu trasmesso dalla RAI in cinque puntate tra novembre e dicembre del 1989 ed è ora disponibile su Raiplay.

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