La pianta di fragole

Questa storia non ha un inizio.

Questa storia racconta una fine.

La Signora Guidetti aveva raggiunto da pochi mesi gli ottantuno anni. Aveva vissuto una vita felice, si era sposata e aveva avuto una figlia che amava con tutto il suo cuore. Insomma, era una donna realizzata e aveva ormai accettato la vecchiaia e le conseguenze di essa.

Tuttavia si sentiva estremamente sola: la morte del marito non era stato un boccone facile da digerire e sua figlia si era già costruita un mondo intorno a sé.

Il mondo della signora Guidetti si stava invece via via sgretolando con il passare dei giorni, le sue vecchie conoscenze erano venute a mancare, la tv mandava in onda le solite storielle d’amore melense e tutti i libri sopra i suoi scaffali erano già stati letti.

Quando non si possono più immaginare obiettivi nella propria vita si diventa vecchi. La vecchiaia non sono i capelli fini bianchi, non sono le rughe pronunciate sul viso, non sono la pelle che cade e non sono le labbra screpolate. La vecchiaia arriva nel momento in cui non puoi fare altro che ricordare.

La signora Guidetti infatti pensava sempre, costantemente. Ma non era del tutto sola. Aveva Milo, una gatta norvegese dalla pelliccia fulva e tigrata, dalla corporatura magra e dagli occhi tali e quali a due smeraldi.

Milo era anziana, avrà avuto sui diciassette anni circa, che – si sa – sono molti per un felino, ma nonostante ciò la gatta era più viva che mai. Faceva da sveglia alla signora Guidetti, che strappava dalle braccia di Morfeo ogni giorno alle sei circa e che accompagnava giù dalle scale in attesa che le desse le crocchette che le spettavano. Era uno spasso Milo, e divertiva anche la donna a cui spesso rubava una risata.

“Brava Milo! Vieni qui che ti do la pappa ora, via via non lamentarti!” erano le prime parole che la signora Guidetti pronunciava la mattina, mentre scendeva dalle scale d’acacia aggrappandosi al corrimano. Dopo aver sfamato la tigre rabbiosa, la donna chiamava sua figlia dimenticandosi totalmente che era mattina, e lei stava lavorando. “Mamma! Sono in classe, quante volte te lo devo dire che mi devi chiamare dall’una in poi? Intanto metti su la radio e aspettami”.

Ebbene sì, la figlia della Signora Guidetti era una professoressa di lettere, e lavorava come una matta, sempre e ogni giorno.  La donna nonostante i toni bruschi della figlia rispondeva sempre pacatamente scusandosi spesso e dirigendosi in seguito ad accendere la radio.

La signora Guidetti ascoltava una radio anni 70, e a quell’ora di solito facevano ascoltare Wild World di Cat Stevens seguita da Changes di David Bowie e Jolene di Dolly Parton. Aveva memorizzato i nomi delle prime tre canzoni proprio perché il tre era un numero che le stava molto a cuore. Il perché non lo disse a nessuno. Nemmeno a Milo.

Il mondo andava avanti senza di lei, ma nonostante ciò quella insignificante radio la faceva sentire a casa, e spesso ascoltandola si commuoveva.

Un giorno che aveva deciso lei personalmente, il 03/03/2003, la signora Guidetti decise di porsi un ultimo obiettivo nella vita. Quello di piantare e far crescere una pianta di fragole. Così la donna chiese alla figlia di comprarle la pianta e, facendole qualche domanda ma senza opporsi, la ragazza gliela comprò.

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La signora Guidetti osservava giorno per giorno i piccoli germogli che si sviluppavano. Le ricordavano la gioventù della figlia. Da piccola era stata una ragazza davvero vivace, leggeva molto e scriveva alquanto.

“Mamma, da grande voglio leggere tutti i libri del mondo” erano state le prime parole che aveva pronunciato il primo giorno di scuola delle elementari. La signora Guidetti rimase attonita dall’obiettivo della figlia, ma le rispose sorridendole che credeva in lei.

Mentre cresceva il germoglio la storia della sua vita andava avanti. Sposò l’uomo che amava, Marco Guidetti, da cui prese il cognome. Le piaceva infinitamente, ma lui aveva deciso di sposarsi solo per volere dei genitori.

Marco Guidetti era un uomo cinico e imprevedibile, eppure la signora Guidetti andava pazza per lui. La donna aveva compiuto l’errore più devastante che si potesse mai fare in amore: aveva reso quell’uomo il caposaldo della sua essenza.

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Le prime foglie spuntarono dallo stelo della pianta. Quandò morì suo marito lei aveva poco più di sessant’anni. Fu una morte serena per lui, ma non per lei. Era come se tutto fosse andato perso e lei non ci fosse più, era vuota, era una bambola di pezza. Passava i giorni al cimitero seduta sul gradino vicino alla lapide, lungo cui si stava sviluppando una pianta a lei sconosciuta. La guardiana del cimitero le spiegò che si trattava di una pianta di fragole che qualcuno aveva piantato molto tempo prima, e che usciva fuori di primavera.

Spuntò finalmente una piccola fragola di colorito verde, decisamente acerba ma che strappò un sorriso alla signora Guidetti. Presto il suo obiettivo sarebbe terminato. A quel punto la sua vita aveva iniziato a  procedere lentamente, come se un minuto ne durasse due e tre minuti quattro.

La solitudine di una persona non è sempre dettata dal numero di persone che la circondano, è tutto nella sua testa.

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La fragola stava crescendo rigogliosamente. Prima di concludere il suo obiettivo la signora Guidetti volle ricordare un’ultima cosa: quando Milo arrivò finalmente nella sua casa. Era una gattina minuscola ma molto rumorosa, eppure fu la salvezza della donna da poco vedova. Si divertiva a giocare con i suoi foulard di cashmere, a mangiarsi la coda e ad attaccare insetti invisibili.

Con gli anni invecchiò anche Milo, ma nonostante ciò rimase sempre uguale: una tenera gattina un po’ troppo invadente. La signora Guidetti era convinta fermamente che la vecchiaia unisse tutti gli esseri viventi, lei e Milo erano più simili di quanto chiunque potesse pensare.

Era tutto una questione di tempo.

ALICE G., 2023

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In copertina: una foto di Mary, tratta da Stocksnap (license CC0 1.0).

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