I diritti del lettore

Lo scrittore francese Daniel Pennac, in un famoso libro del 1992 dal titolo “Come un romanzo”, dedica gli ultimi capitoli ai diritti dei lettori. Riscriviamo qui nel blog una parte di quelle pagine, perché pensiamo che quei diritti siano ancora validi… sempre che non si tratti di libri da studiare.

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Il diritto di non leggere

La maggior parte dei lettori si concede quotidianamente il diritto di non leggere. Piaccia o meno alla nostra reputazione, ma tra un buon libro e un brutto telefilm, il secondo ha, più spesso di quanto vorremmo confessare, la meglio sul primo. Inoltre, non leggiamo sempre. I nostri periodi di lettura si alternano sovente a lunghi digiuni. […] Se possiamo tranquillamente ammettere che un singolo individuo rifiuti la lettura, è intollerabile che egli sia – o si ritenga – rifiutato da essa.

Il diritto di saltare le pagine

Ho letto per la prima volta Guerra e pace [1] a dodici o tredici anni. […]  Vedevo mio fratello immerso in quell’enorme romanzo, con lo sguardo sempre più distante, come l’esploratore che da un pezzo ha smesso di pensare alla terra natale. “E’ proprio così bello?”. “Stupendo”. “Di cosa parla?”. “E’ la storia di una ragazza che ama un tizio e poi sposa un terzo”. Mio fratello ha sempre avuto il dono dei riassunti. […] Credo proprio che fu il mistero artimetico della sua frase a farmi mettere temporaneamente da parte la Biblioteca dei ragazzi per gettarmi a capofitto in quel romanzo. […] Ho saltato tre quarti del libro per interessarmi esclusivamente al cuore di Nataša. Ho saltato delle pagine, insomma. E tutti i ragazzini dovrebbero fare altrettanto. In questo modo potrebbero buttarsi prestissimo su tutte le meraviglie ritenute inaccessibili per la loro età. Se hanno voglia di leggere Moby Dick [2]  ma si scoraggiano di fronte alle disgressioni di Melville su materiali e tecniche della caccia alla balena, che non rinuncino alla lettura, ma saltino, saltino quelle pagine, per inseguire Achab senza curarsi del resto, come lui insegue la sua bianca ragione di vivere e di morire! […] Un grave pericolo li minaccia se non decidono da soli quel che è alla loro portata saltando le pagine che vogliono: altri lo faranno al posto loro.

Il diritto di non finire il libro

Ci sono mille ragioni per abbandonare un romanzo prima della fine: la sensazione del già letto, una storia che non ci prende, il nostro totale dissenso rispetto alle tesi dell’autore, uno stile che ci fa venire la pelle d’oca o viceversa un’assenza di stile non compensata da alcuna ragione per proseguire oltre. Inutile enumerare le 995 altre ragioni, fra le quali si debbono tuttavia annoverare la carie dentale, le angherie del capoufficio o un terremoto del cuore che ci paralizza la mente. Il libro ci cade dalle mani? Lasciamo che cada.

Il diritto di rileggere

Rileggere quel che una prima volta ci aveva respinti, rileggere senza saltare nessun passaggio, rileggere da un’altra angolazione, rileggere per verificare, si… ci accordiamo tutti questi diritti. Ma rileggiamo soprattutto in modo gratuito, per piacere della ripetizione, la gioia di un nuovo incontro. “Ancora, ancora”, diceva il bambino che eravamo un tempo. Le nostre riletture di adulti nascono dallo stesso desiderio.

Il diritto di leggere qualsiasi cosa

Ci sono “buoni” e “cattivi” romanzi. Molto spesso sono i secondi che incontriamo per primi sulla nostra strada. E, parola mia, quanto toccò a me, ricordo di averli trovati “belli un casino”. Ma sono stato fortunato: nessuno mi ha preso in giro, nessuno ha alzato gli occhi al cielo, nessuno mi ha dato dello scemo. Qualcuno ha solo lasciato sul mio passaggio qualche “buon” romanzo guardandosi bene dal proibirmi gli altri. Quella era saggezza.

Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa)

E’ questo, a grandi linee, il “bovarismo” [3], la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni: l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza, l’identificazione che diventa totale e il cervello che prende (momentaneamente) le lucciole della vita quotidiana per le lanterne dell’universo romanzesco… E’ il nostro primo stato di lettori. Delizioso.

Il diritto di leggere ovunque

Chalons sur Marne, 1971, inverno. Caserma della Scuola di Applicazione di Artiglieria. All’assegnazione mattutina delle corvé, il soldato di seconda classe Tizio si offre sistematicamente volontario per la corvé meno popolare, più ingrata, assegnata spesso a titolo di punizione, vero oltraggio agli onori più temprati: la leggendaria, infamante, innominabile corvé delle latrine. […] E’ un coraggioso: nessuno lo segue. […] Le ore passano. E’ dato per perso. E’ quasi dimenticato. E’ dimenticato. Ma a fine mattina riappare, battendo i tacchi per il rapporto al maresciallo […]. Il soldato saluta, fa mezzo giro e si ritira, portando con sé il suo segreto. Il segreto pesa un bel po’ nella tasca destra della tuta mimetica: 2900 pagine delle opere complete di Gogol’ [4]. Un quarto d’ora di strofinaccio per una mattinata di Gogol’… Ogni mattina da due mesi di inverno, comodamente seduto sul trono nella ritirata chiusa a doppia mandata, il soldato Tizio vola ben al di sopra delle contingenze militari.

Il diritto di spizzicare

E’ la libertà che ci concediamo di prendere un volume a caso della nostra biblioteca, di aprirlo, dove capita e di immergercisi un istante, proprio perché solo di quell’istante disponiamo.

Il diritto di leggere ad alta voce

L’uomo che legge a viva voce si espone completamente agli occhi che lo ascoltano. Se legge veramente, se ci mette il suo sapere dominando il piacere, se la lettura è un atto di simpatia per l’uditorio come per il testo e il suo autore, se egli riesce a far sentire la necessità di scrivere risvegliando i nostri più oscuri bisogni di capire, allora i libri si spalancano e in essi, dietro a lui, si riversa la folla di coloro che si credevano esclusi dalla lettura.

Il diritto di tacere

L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire. Cosicché le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere.

da: Daniel Pennac, Come un romanzo, Feltrinelli, Milano 1993 (ed. orig. 1992).

 

note:

[1] Guerra e pace è un romanzo dello scrittore russo Lev Tolstoj, pubblicato per la prima volta tra il 1865 e il 1869. Nataša è Natal’ja Rostova, una ragazza bella e intelligente, al centro di una contesa amorosa.

[2] Moby Dick o La balena è un famosissimo romanzo del 1851, opera dello scrittore newyorkese Herman Melville. Achab, capitano della nave baleniera Pequod, è costantemente alla caccia proprio di quella balena bianca che egli chiama Moby Dick, che in passato lo ha mutilato.

[3] La parola “bovarismo” deriva dal romanzo Madame Bovary, scritto nel 1856 dal francese Gustave Flaubert. La protagonista è sempre insoddisfatta di tutto ciò che la circonda, ma non fa mai nulla per rimediare a questa sua situazione.

[4] Nikolaj Gogol’ è stato un famoso scrittore russo vissuto nella prima metà del XIX secolo. Nei suoi racconti più noti (Il naso, Il cappotto, ecc.) la realtà diventa paradossale, trasformandosi in comicità.

 

foto di copertina: Shitija Naik, Instructions for readers, 2017 (Licenza Creative Commons).

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