Orlando il Furioso

Questa mattina, 20 dicembre 2018, nell’aula magna della scuola Leonardo da Vinci, un insegnante del liceo Moro ed esperto di teatro, Daniele Castellari, ha presentato L’ORLANDO FURIOSO di Ludovico Ariosto (nato qui a Reggio Emilia nel 1474) alle classi 2D e 2E.

Ariosto, secondo Castellari, fu l’inventore del tema fantasy. Egli cambia il racconto di Boiardo (che nacque a Scandiano nel 1441), riprendendo la storia da dove quest’ultimo l’aveva terminata qualche decennio prima. E così il suo Orlando, il paladino di Carlo Magno della Chanson de Roland, è un eroe che si innamora di una ragazza di origini orientali, principessa del Katai, di nome Angelica, di cui, però, tutti sono innamorati.

Rinaldo, cugino di Orlando, è follemente innamorato di Angelica, davanti a lui c’è lei, Angelica, e tra i due si trova una fontana, di cui uno zampillo indica l’odio, e l’altro l’amore… e succederà che essi li sperimenteranno entrambi… In seguito, tra Orlando e Rinaldo c’è uno scontro per chi prenderà per sposa Angelica, contro la sua volontà, ma invece… La storia procede con duelli, inseguimenti, disguidi, intrecci e nuove conoscenze da parte di Angelica. Nuovi amori sbocceranno e nuovi cuori si spezzeranno, dando vita a pazzia e odio. Nell’ultima parte dell’incontro, il professore ci ha parlato di un libro di Italo Calvino (Il castello dei destini incrociati) nel quale l’autore “gioca” con l’Orlando Furioso di Ariosto, rimescolando le carte dei personaggi per creare nuove storie.

Al termine della recitazione, Castellari ci ha posto una domanda: “Perchè, secondo voi, l’ultima carta di Calvino raffigura l’appeso?”.

Ecco alcune delle nostre risposte: “Forse perché bisogna guardare il lato positivo di ogni cosa”, “Forse perché Orlando non vuole stare male e quindi guarda le cose da un altro punto di vista”, “Pur cambiando, si deve sapere che non bisogna superare i limiti”.

Prima di tornare in classe, abbiamo posto alcune domande al prof. Castellari per il nostro blog.

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La maggior parte delle storie, Ariosto le lascia in sospeso?

No. Le storie, quasi magicamente, si compongono alla fine, pian piano, come se arrivassero da strade diverse, e si chiudono tutte. Tanto che il finale non è neanche una storia, ma lui si immagina una roba strana: c’è il porto di Ferrara (la capitale del ducato degli Este, ndr), con il Duca e tutti gli altri nobili, e c’è una nave che arriva. La telecamera di Ariosto – se avesse avuto una telecamera… – va sulla nave, stringe l’angolo sempre di più, fa un primo piano e sul ponte della nave c’è lui, Ariosto. E quella nave è il suo libro, che sta arrivando alla corte, finalmente pieno, e io immagino che in quella stiva ci siano tutti i gomitoli di quelle storie.

Cosa ne pensa lei, di questi racconti di Ariosto e di Calvino che ci ha recitato?

Io penso che siano due tra le opere di fantasia più belle che siano mai state scritte. E soprattutto che abbiano un dono che è quello della leggerezza. Il lettore si sente portato in un viaggio veloce, fluido, leggero, divertente, simpatico e le pagine si sfogliano e quasi non te ne accorgi.

Ma alla fine della storia, Orlando ha qualche possibilità, con Angelica?

No, nessuna possibilità. Lo abbiamo infuriato, ma il suo cervello, recuperato, capisce che esiste tutto un altro mondo, oltre quello di Angelica. Riprende il suo posto nell’esercito e fa tutto quello che un eroe deve fare.

Ci può fare una sorta di riassunto di ciò che accade sulla Luna?

Sarò velocissimo, perché so che poi lo leggerete in classe. Si tratta di andare sulla Luna, ci vuole un mezzo, e i razzi non ci sono, ma c’è l’Ippogrifo, un cavallo che vola. Bisogna scegliere un volontario, qualcuno che voli. Chi ha la testa più leggera? Astolfo, non ha niente dentro! (risate) Ci vuole una guida, perché il grande padre della letteratura italiana, Dante, ha detto che per andare nell’al di là ci vuole una guida. Lui aveva Virgilio (un poeta latino, autore dell’Eneide, ndr), nella Divina Commedia. Qui è una guida un po’ strana, un po’ fantasy: San Giovanni. San Giovanni? L’Evangelista? E che c’entra? Beh, lui ha scritto uno dei libri più fantasy dell’antichità: L’Apocalisse (l’ultimo Libro della Bibbia, ndr). Ai tempi di Gesù dice di avere visto quello che sarebbe successo alla fine del mondo. Quindi lui va bene come guida. Arrivano sulla Luna e cosa trovano? Di tutto. Tu pensi che la Luna sia vuota? No, ci si cammina stretti stretti, ci sono scaffali dappertutto. E’ una specie di ipercoop, la Luna. C’è tutto quello che si perde sulla Terra. Se tuo padre ha perso il portachiavi della macchina, ecco, allora deve sapere che è sulla Luna. Oppure, c’è l’elmo smarrito di un cavaliere, o il suo cavallo, insomma tutto, compresi i cervelli. Perché pare che qui sulla Terra se ne usi poco. Ce n’è di persone che perdono il cervello! Chi ne perde un pezzettino e chi un pezzo più grosso. Quando Astolfo trova il suo, è tutto lì, non gliene era rimasto niente. E Ariosto – che è malizioso – dice che se lo rimette in testa ma appena ridiscende sulla Terra, esso ritorna sulla Luna. Astolfo, evidentemente, ha fatto un’altra delle sue stupidaggini. E dopo sarà carino scoprire, leggendo in classe con il vostro prof, quali sono le cose che sono state dimenticate sulla Luna.

Ora torniamo in classe con la voglia e la curiosità di leggere…

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CECILIA, TANIA, AURORA, 2018.

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