Quella volta che visitammo Milano

Nel mese di novembre del 2018, le classi seconde della scuola Leonardo da Vinci di Reggio Emilia sono andate col pullman in visita a Milano, una città piena di monumenti storici, artistici e culturali.

Ogni classe ha fatto percorsi diversi ma con una tappa in comune, il Cenacolo Vinciano (L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci), che come tradizione tutta la scuola va a visitare.

E così è stata un’esperienza diversa a seconda dei luoghi che hanno visitato le varie classi, ma tutti insieme cerchiamo di raccontarla qui nel blog.

 

CENACOLO VINCIANO

E’ il refettorio dei frati domenicani, adiacente alla chiesa di “Santa Maria delle Grazie”.  L’Ultima Cena è stata dipinta sulla parte superiore di una parete, da Leonardo da Vinci alla fine del ‘400. Egli aveva usato sostanze organiche, tempera grassa e pigmenti. Come abbiamo imparato, “nulla viene dal deserto”, cioè Leonardo non dipinse questo affresco da sé, ma prese spunto da altre rappresentazioni dell’Ultima Cena di Cristo. Ma nel cenacolo vinciano Giuda, a differenza di altre opere, è dipinto insieme a tutti gli altri e non davanti al tavolo. Si può identificare però, perché ha un sacchetto di denari in mano, frutto del suo tradimento. Gesù è al centro del tavolo e di fianco a sé ci sono gli apostoli a gruppi di tre. Nel dipinto sono presenti numerosissimi elementi della simbologia religiosa medievale, che oggi si possono capire solo grazie ad uno studio attento o una buona guida.

Questo dipinto si è rovinato molto, sia perché Leonardo usò una tecnica di colorazione nuova ma poco efficace, sia perché per molti secoli è stato lasciato esposto alle intemperie e ai bombardamenti della guerra. Oggi la temperatura e l’umidità della sala sono tenute costantemente sotto controllo.

Nella stessa stanza sono temporaneamente esposti appunti e schizzi di Leonardo da Vinci, realizzati per preparare l’opera.

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SANTA MARIA DELLE GRAZIE

E’ una chiesa dei frati domenicani voluta da Ludovico il Moro, che voleva fosse il mausoleo suo e di sua moglie, però poco dopo venne catturato e ucciso dai francesi. Sua moglie, invece, fu seppellita lì.

E’ stata edificata alla fine del ‘400. La forma della facciata è a campana e nel mezzo c’è un rosone (vedi foto). Dietro alla chiesa c’è una tribuna ideata da Bramante, un architetto molto famoso di quell’epoca. E’ stata classificata come patrimonio dell’umanità dall’Unesco, insieme all’affresco dell’Ultima Cena di Leonardo.

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PIAZZA CADORNA

In questa piazza (su cui si affaccia la stazione ferroviaria di Milano Nord) è stata posta nel 2000 la scultura “Ago, filo e nodo”, opera di Claes Oldenburg, un’artista svedese, e di sua moglie, Coosje van Brugge, olandese.

Secondo gli autori, il filo di colore rosso, verde e giallo rappresenta le tre linee metropolitane di Milano all’epoca, ma l’opera è anche un omaggio alla città che è stata un centro internazionale dell’industria tessile fin dal medioevo ed è tuttora una capitale mondiale della moda.

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PARCO SEMPIONE

Il Parco Sempione è il parco più grande e famoso del centro di Milano. Si estende per circa 386 mila metri quadrati ed è uno dei luoghi più frequentati di Milano. E’ situato alle spalle del Castello Sforzesco, antica residenza della famiglia Sforza, ed è un punto di ritrovo per persone di tutte le età. Al suo interno si possono trovare: un campo sportivo, l’acquario civico, il Museo della Triennale, il Museo Cascina Nascosta, alcuni bar, chioschi e ristoranti, una discoteca, un negozio di souvenir, un teatro e zone ricreative per bambini e animali. Essendo un luogo molto frequentato, però, era inevitabile che iniziassero a circolare delle leggende metropolitane. Attualmente ce ne sono decine, ma quella della “dama velata” è la più famosa. La leggenda della dama velata, fantasma di qualche principessa o nobildonna della quale non si conosce l’identità, cominciò a diventare popolare già verso la fine dell’Ottocento, quando fu realizzato il parco. Le numerose testimonianze concordanti costrinsero le autorità a intervenire.

Si narra che, nelle notti di nebbia nel Parco Sempione, si aggiri in solitudine un fantasma: indossa un ampio abito nero e ha un velo sul volto. La dama sceglie la sua vittima e la porta in una tetra villa, passando per viottoli segreti che tutti i testimoni narrano di aver mai visto prima. Nella reggia, i due danzano per molte ore e trascorrono insieme una notte d’amore. Infine il fantasma alza il velo mostrando il suo viso: un teschio con le orbite vuote. Il malcapitato scappa inorridito ma rimarrà per sempre ossessionato da quella “donna”. La leggenda è avvolta nel mistero. E voi cosa ne pensate? Sarà vero, o sarà soltanto una storiella inventata per divertimento?

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CASTELLO SFORZESCO

Il castello si trova lungo la cinta muraria di Milano, nella parte nord-occidentale, costruito sul modello di un castrum romano e diventato poi la residenza dei Visconti. Fu ristrutturato da Francesco Sforza nel 1456, poi restaurato da Luca Vetrani negli ultimi anni dell’Ottocento (nelle forme di oggi). Esso ha una pianta quadrata, il suo lato è di circa 200m. Ci sono torri angolari tonde verso la città e torri angolari quadrate verso la campagna, che interrompono la cortina. La cortina collega le mura cittadine all’interno. Per la difesa del castello non c’è la torre maestra, ma la “Rocchetta”. Nell’angolo settentrionale sono situati gli alloggi del Duca e invece nella piazza d’armi c’erano gli alloggi dei soldati.
Si tratta dunque del tipico posizionamento e della tipica struttura del castello signorile per controllare/soggiogare la città. Le murature sono spesse e basse, per resistere meglio ai colpi di artiglieria; il fossato asciutto serviva come trappola per i nemici; verso la campagna c’è una galleria “di controscarpa” per sparare ai nemici anche di spalle; ma le porte sono un punto debole del castello e sono difese da opere avanzate aperte alla gola (al retro), dette “Rivellini”.
Lo stemma del castello (che vediamo sopra al Rivellino) è quello di Franceco Sforza, marito dell’ultima discendente dei Visconti. Egli non era nobile, ma riuscì ad avere un tale potere che usò lo stemma del suo suocero.
Oggi il castello è sede di importanti musei d’arte.

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SALE DELL’ARTE ANTICA E MEDIEVALE

Il museo espone più di 2000 pezzi, di età sforzesca ed età spagnola, che risalgono tra il tardo medioevo e la fine del ‘600. Tra i materiali più interessanti, sono presenti:

> Armeria: armi da fuoco e per lo più bianche; è stato interessante notare le varie innovazioni, la sempre maggiore leggerezza per trasportarle, o per risparmiare materiali, l’elmo che protegge tutta la testa ma anche la faccia.

> Il Monumento Sepolcrale di Bernabò Visconti: una scultura in cui è rappresentato lui a cavallo che comunica attraverso una specifica simbologia fisica, che viene anche rappresentata ai lati della sua tomba, in cui probabilmente si racconta la sua vita. La tomba è inoltre sorretta da varie colonne ornate da capitelli.

> Delle sculture di animali fantastici, personalità religiose (papi o vescovi) e politiche (conti, duchi, re) e pezzi architettonici di capitelli o altro.

> Tavole provenienti da iscrizioni pubbliche o da lapidi e tombe, scritte in latino medievale.

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SALA DEI DODICI ARAZZI

In questa sala ci sono dodici arazzi (realizzati nel XVI secolo) che rappresentano i mesi dell’anno. Su ogni arazzo sono rappresentati frutti e verdure di quel mese. Abbiamo notato che in tutti gli arazzi vi è un sole che cambia colore ed espressione. Quando il sole è colorato di rosso fuoco, vuol dire che c’è tanto caldo e se il rosso tende al bianco, vuol dire che c’è più freddo. In ogni arazzo, inoltre, è rappresentato un segno zodiacale.

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MUSEO DEGLI STRUMENTI MUSICALI

Al museo degli strumenti musicali, accompagnati dalla nostra docente di musica, abbiamo visto vari strumenti interessanti e curiosi. Eccone alcuni:

Il “Fortepiano”, un antenato del Pianoforte che ha le stesse caratteristiche ma con la particolarità che va da un tono basso a uno più acuto; altra novità per quell’epoca, la possibilità di pesare il tasto, i tasti erano neri e bianchi, con la pressione del dito, e aveva volume e timbro diverso da quello di Erno.

La “tritarra” (nella foto), formata da due mandolini napoletani e una chitarra quindi con tre manici.

La “Spinetta”, che a appartiene alla famiglia degli strumenti a tastiera con corde pizzicate di dimensioni contenute, facile da trasportare. Di forma poligonale (detto anche piede di montone) ha una sola corda per nota e il suono risulta delicato alla percezione. Veniva impiegato nella funzione di basso continuo, cioè accompagnamento della voce o di piccoli strumenti a fiato e ad arco nella funzione di solisti o di ensembles.

Il “Virginale” è uno strumento musicale a corde pizzicate, ha un suono dolce e delicato. Il Virginale doppio, denominato Moeder Met Het Kind, è uno strumento più grande, ne contiene uno più piccolo e asportabile e ha le corde più corte, suona un’ ottava sopra. Poteva essere usato da uno o due esecutori, sovrapponendo le tastiere. La tastiera principale azionava contemporaneamente i saltarelli di entrambe.

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PIETA’ RONDANINI (DI MICHELANGELO)

La Pietà Rondanini è una scultura in marmo, scolpita da Michelangelo Buonarroti. Oggi è conservata in una sala dedicata del Castello Sforzesco, affacciata sul Cortile delle Armi. E’ alta 195cm ed è l’ultima opera realizzata dall’autore, le fonti riportano che egli continuò a lavorarci fino a pochi giorni prima della sua morte.

In un’altra sala del Castello è esposta anche una riproduzione/interpretazione della Pietà, realizzata in tempi recenti da Barri X Ball, scultore californiano, interamente in onice bianco.

La Pietà rappresenta la Madonna che regge Cristo deposto dalla croce. La parte bassa della Pietà Rondanini è scolpita in stile rinascimentale, mentre la parte alta è realizzata in stile gotico medievale. Inoltre è noto che Michelangelo preferì scolpirla iniziando dal basso verso l’alto, al contrario delle usanze del suo tempo. Al primo impatto può sembrare un’opera incompiuta, ma racchiude una simbologia e significati profondi che vanno capiti e studiati. Michelangelo sapeva trovare un’anima dentro le sue opere, e questa ne è un esempio.

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DUOMO

La costruzione di questa chiesa cattolica, tra le più importanti al mondo, è iniziata nel 1386 ed è andata avanti per più di 500 anni. Il Duomo di Milano, in stile tardo gotico, è stato voluto dai Visconti, signori di Milano prima degli Sforza, e dal vescovo Antonio da Saluzzo. Il Duomo è stato costruito su un terreno sacro, infatti prima c’era al suo posto un Tempio di Minerva. Il marmo bianco utilizzato per la costruzione richiede una costante pulitura delle pareti esterne, soprattutto a causa dello smog. Si può quindi dire che è sempre in manutenzione. La chiesa ha 145 guglie e la più alta di esse ospita la famosa Madonnina, rivestita di una lamina d’oro. Una curiosità: durante la seconda guerra mondiale, la statua fu coperta di stracci per evitare che fosse visibile dagli aerei e quindi bombardata.

All’interno della chiesa ci sono cinque navate e un grande altare, e si possono ammirare le enormi vetrate sulla facciata e sui lati. La stessa statua di Maria (la Madonnina) è presente anche all’interno, in scala reale (4m).

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LA RINASCENTE

Dall’alto della terrazza panoramica del centro commerciale si ammira una parte della piazza e soprattutto il Duomo, con le sue guglie e le statue. La vista è incantevole, stupefacente e inaspettata. Dall’alto si possono apprezzare le enormi dimensioni del Duomo. Non è certo un luogo adatto a chi soffre di vertigini, perché ci si affaccia su una balconata aperta. Abbiamo avuto la fortuna di godere della vista al tramonto. All’ultimo piano si trovano un bar e una pasticceria davvero costose.

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PALAZZO REALE

La lunga storia del Palazzo Reale inizia nel medioevo. Poi in età moderna è stato la sede di tutti i governi che si sono succeduti a Milano: i Visconti, gli Sforza, i francesi, gli spagnoli, gli austriaci, Napoleone, di nuovo gli Asburgo e infine i Savoia, che dopo la prima guerra mondiale lo cedettero al Comune. Questo imponente edificio si trova accanto al Duomo, ed ora è utilizzato per mostre ed esposizioni. Attualmente (fino al 17 febbraio 2019) c’è una mostra intitolata “Picasso Metamorfosi”, dedicata al famoso pittore spagnolo, ma noi non l’abbiamo visitata.

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MUSEO DEL 900

E’ una esposizione di opere d’arte del XX secolo ospitata all’interno del Palazzo dell’Arengario, che si affaccia sulla piazza del Duomo. Non abbiamo avuto il tempo necessario per visitarla, ma lungo la scala a chiocciola che porta all’ingresso del Museo c’è un primo grande dipinto, l’unico sul quale ci siamo soffermati. E’ “Il quarto stato” (olio su tela, 293x545cm), realizzato da Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. E’ stato posto all’inizio perché è un simbolo dell’età contemporanea. Esso testimonia la partecipazione degli artisti alle ribellioni e rivendicazioni sociali, che in quegli anni erano molto diffuse. Nella tela, Giuseppe Pellizza rappresenta un gruppo molto esteso (e molto unito) di operai che avanza verso la luce. Gli operai sembrano molto determinati e sono caratterizzati da umanità. La tela è favolosa anche per i colori, che esaltano la luminosità del gruppo che emerge dall’ombra. Si capisce subito che non sono nobili dall’abbigliamento, e alcuni di loro non indossano nemmeno le scarpe. In primo piano, oltre ai due uomini, è rappresentata anche una donna che ha in braccio un bambino. E’ la personificazione dei “proletari”, i lavoratori che possiedono solo la loro prole. E dimostra che le donne e i bambini erano trattati nello stesso modo degli uomini e dunque avevano gli stessi diritti. L’opera rappresenta lo sciopero che fanno gli operai. A sinistra c’è un operaio che ha le braccia aperte e distese, questo significa che sono stanchi di lavorare senza diritti.

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PINACOTECA DI BRERA

La Pinacoteca di Brera è una galleria nazionale d’arte antica e moderna. La struttura è collocata in un quartiere di Milano chiamato Brera, che deriva da “braida” cioè “terreno incolto, fuori dalla città”; al suo interno possiamo anche trovare l’Accademia delle Belle Arti. Venne fondata nel 1776 da Maria Teresa d’Austria.

Delle tante opere collezionate, la maggior parte è entrata in Pinacoteca al tempo di Napoleone Bonaparte, prelevata da chiese e monasteri. Nel cortile interno, fu collocata da Antonio Canova una statua in marmo che rappresenta Napoleone come dio Marte pacificatore, con in una mano la vittoria alata e nell’altra lo scettro del comando.

Vi presentiamo ora alcune delle opere più importanti che abbiamo ammirato:

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Predica di San Marco ad Alessandria d’Egitto”, di Giovanni e Gentile Bellini.

L’opera è un dipinto olio su tela, un telero, ovvero una tela di vaste proporzioni applicata direttamente ad una parete, per dare l’impressione di un affresco. E’ uno dei più grandi che esistono, di ben ventisei metri quadrati. Gentile Bellini iniziò l’opera, e ne realizzò una buona parte; quando morì, nel suo testamento ne affidò il completamento al fratello Giovanni, che modificò alcuni particolari. Il dipinto raffigura San Marco che predica ad Alessandria d’Egitto. Nella piazza si notano gli ottomani che indossano un turbante, donne coperte da un velo bianco e dei veneziani nel loro abito tradizionale. Sullo sfondo una moschea-basilica, che è l’unione tra San Marco a Venezia e Santa Sofia a Costantinopoli, infatti i due autori non sono mai stati ad Alessandria, così hanno ideato una città immaginaria dall’unione di città conosciute. Si nota la presenza di un cammello, un dromedario e anche di una giraffa, frutto d’immaginazione perché gli autori non ne avevano mai vista una. Dante Alighieri (con la corona di alloro) è tra i veneziani, visto che Ravenna, dove il poeta è sepolto, era stata conquistata da Venezia.

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La “Pietà” di Giovanni Bellini

L’autore realizza l’opera ispirato da Mantegna, a cui era legato da vincoli culturali e da parentela. L’opera è stata realizzata su una tavola di legno, infatti si possono notare imperfezioni e avvallamenti.

Raffigura Cristo morente, con Giovanni alla sua destra e Maria dall’altra parte, che lo sorregge con la guancia in segno di affetto materno. Giovanni invece lo tocca con la mano: fatto inconsueto all’epoca, perché di solito nell’iconografia gli apostoli non avevano contatti fisici con Gesù. Sulle mani di Cristo sono molto evidenti le stimmate e nel busto le ferite.

Il dipinto è molto realistico, dalle vene di Gesù alle espressioni dei personaggi, infatti l’autore voleva suscitare dei sentimenti in chi lo ammirava. Inoltre, il pittore firma l’opera: gli artisti iniziano ad avere consapevolezza del loro talento.

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Lo “Sposalizio della Vergine”, di Raffaello.

Per quest’opera egli si ispirò ad una tavola di Perugino, suo maestro, ma la sua rappresentazione è più coinvolgente e realistica.

In primo piano, lo sposalizio di Maria e Giuseppe, e tra di loro un sacerdote che tenendo le mani di entrambi celebra la funzione. Dal lato di Maria c’è un gruppo di donne, da quello di Giuseppe un gruppo di uomini; tra essi ce n’è uno che spezza con la gamba un bastone, perché secondo la tradizione venne dato ad ognuno dei pretendenti di Maria un ramo secco, in attesa di un segno divino; l’unico che fiorì fu quello di Giuseppe.

La piazza lastricata, la gradinata e il tempio sono disegnati secondo le leggi della prospettiva geometrica.

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Il bacio” di Francesco Hayez, del 1859.

Inizialmente doveva rappresentare il bacio tra Romeo e Giulietta ma, dato che all’epoca era disonorevole rappresentare un bacio, fu reinterpretato come l’unione di due nazioni, l’Italia e la Francia, in virtù della somiglianza dei colori degli abiti dei personaggi con quelli delle rispettive bandiere. Ne sono state dipinte tre versioni. La seconda si differenzia dalla prima in quanto la fanciulla indossa un abito bianco: in quel periodo Italia e Francia non avevano buone relazioni diplomatiche, perciò è presente solo la bandiera italiana. La terza invece si discosta dall’originale per il drappo bianco steso sui gradini e il verde accesso del manto dell’uomo: hanno di nuovo buoni rapporti.

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Il “Cristo Morto” è uno dei più celebri quadri di Andrea Mantegna. Fu realizzato con tempera su tela, con utilizzo della prospettiva geometrica. Infatti l’opera è celeberrima grazie al fatto che Cristo disteso ha la particolarità di “seguire” lo spettatore se quest’ultimo ne fissa i piedi. A sinistra si trovano le figure dolenti della Vergine Maria che si asciuga le lacrime con un fazzoletto e di S. Giovanni che piange e tiene le mani giunte. Sulle mani e i piedi di Cristo si possono vedere i fori dei chiodi della crocifissione.

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La “Pala Montefeltro” è un dipinto a tempera e olio su tavola, di Piero della Francesca.

E’ raffigurata Maria in preghiera che sorregge Gesù sulle ginocchia. Il bambino porta al collo un ciondolo di corallo che ricorda il rosso del sangue, simbolo di vita e di morte, ma anche della funzione salvifica legata alla resurrezione di Cristo. La posizione addormentata, dunque, prefigura la futura morte. A sinistra, S. Giovanni indica uno spazio vuoto in cui avrebbe dovuto esserci la moglie del duca Federico da Montefeltro (in ginocchio a destra). In alto, un uovo di struzzo sembra fluttuare sulla testa della Vergine, simbolo della nascita.

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GALLERIA VITTORIO EMANUELE II

Congiunge Piazza Duomo e Piazza della Scala. E’ il più antico “centro commerciale” d’Italia e uno tra i primi al mondo, l’inizio della sua costruzione risale infatti al 1865. Sotto la cupola di ferro e vetro sono presenti le tre capitali italiane: Torino, Firenze e Roma. Sul toro, che rappresenta Torino, esiste una leggenda: si dice che mettere il tacco della scarpa sui…, e girarsi su sé stessi, porti fortuna. Ancora oggi, nella galleria sono presenti negozi storici e famosi marchi internazionali.

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PIAZZA DELLA SCALA

Su questa piazza si affacciano due luoghi molto importanti per la città di Milano: il Teatro alla Scala e il Palazzo Marino, sede del Comune. Abbiamo attraversato la piazza senza visitare gli edifici all’interno, ma… tutto torna, e al centro della piazza abbiamo visto un monumento dedicato proprio a Leonardo da Vinci (“Al rinnovatore delle Arti e delle Scienze”, c’è scritto sul basamento della statua), e così abbiamo intrapreso la via del ritorno verso la nostra scuola.

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Hanno scritto l’articolo e scattato le foto alunne/i delle classi 2C, 2D e 2E:

ANNA, ANTONIO, CECILIA, ELISABETTA, ETTORE, GIADA, GIORGIA, HUI, LEO, LORENZO, LUCREZIA, NICOLE, YING, 2018/2019

 

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