Chi va, chi resta

Notizia dell’ultima ora: Ore 6:16 del mattino. Treno deragliato a 10 minuti da Bristol manda la città in panico. 70 morti accertati, nessun sopravvissuto.Prima pagina del Bristol Times, 1 gennaio 1984.

31 Dicembre 1983, Bristol.

Il walkman si interruppe di colpo emanando un leggero scricchiolio.

Alzai le palpebre lasciando che la luce lieve della lampadina si facesse strada all’interno della mia retina, distendendosi e diventando un tutt’uno con il mio occhio.

Ripresi conoscenza e mi sistemai sopra la poltrona, raggiungendo una posizione più confortevole e stirando lentamente le gambe.

Era arrivato il momento.

La parte destra della cassetta era finalmente terminata, si vedeva che era stata ascoltata molte volte a causa degli angoli sporchi e della leggera scheggia bianca sulla scritta scarlatta. Nonostante fosse uscito quest’estate avevo ascoltato Synchronicity dei Police una quantità di volte eccessiva secondo mia madre e gli zii.

Non mi sarebbero mancate le loro prediche.

Avevo intenzione di partire, se non si fosse capito.

Ora che mia madre non c’era più, i miei zii non sarebbero riusciti a colmare il vuoto che mi aveva lasciato la sua partenza.

Avevo bisogno di aria nuova e mondi nuovi, ma sapevo che non sarei riuscita a scoprirli da sola, soprattutto dopo un evento devastante come la perdita di qualcuno. 

Eleonor era una ragazza di Boston trasferitasi in Inghilterra per problemi paterni, ci avevo parlato qualche volta giù al bar e il suo accento americano mi divertiva.

Era più bassa di me, pallida e con occhi grandi di un colore tra il celeste e il grigio.

Suo padre era venuto a mancare ad ottobre a causa di un incidente automobilistico avvenuto lungo la Statale 53. Brutta storia, tutt’ora credo stia seguendo qualche percorso con uno specialista.

Mi alzai lentamente dalla poltrona, alzai la puntina rovinata del giradischi e la riposi all’inizio, in modo che i miei zii potessero svegliarsi a suon di Billy Joel.

Presi la borsa di tela stracolma di roba e diedi un’ultima occhiata alle suppellettili del soggiorno.

Mi erano sempre sembrati così vecchi quei mobili, ma forse erano semplicemente troppo familiari. 

Percorso l’androne mi ritrovai davanti alla porta del condominio, la aprii cercando di non emettere alcun suono ed uscii silenziosamente.

La porta si chiuse alle mie spalle, portandosi con sé tutti i ricordi che avevo di quella casa.

Alzai il capo, Bristol era strepitosa di notte.

Insieme a Bristol su quelle strade erano presenti tutti i miei ricordi, tutte le mie paure e tutte le mie lamentele. 

Quella città era diventata una parte di me, e sapevo lo sarebbe rimasta per sempre.

Presi il walkman e indossai le cuffie facendo ripartire la cassetta, il primo pezzo di Synchronicity era Synchronicity I, un brano che ti gasava davvero.

Gents club, Bristol, Inghilterra, 2011 (foto di Neil Moralee, Flickr)

Iniziai a camminare mentre le luci neon dei locali mi attraversavano e si posavano delicatamente sulla mia pelle.

Molti negozi erano ancora aperti. Aveva un che di americano Bristol la sera.

Era proprio quello il momento migliore per visitare Bristol, non perché sembrasse americana, il perché non esiste. Semplicemente era bella la sera.

Mi sarei dovuta incontrare con Eleonor al Seven Bar di fianco alla casa di una ricca famiglia di origini colombiane, gli Acosta.

Dopo pochi minuti arrivai, abbassai le cuffie e lasciai che i miei ciuffi biondi mi cadessero sul viso.

– Ehi Rox. – la figura di una ragazza minuta mi venne incontro.

– Non pensavo avessero cambiato la gestione. – dissi squadrando un cameriere piuttosto giovane e dai capelli mori.

– Ah, quello è un novellino, questo posto è ancora dei Brown. – 

– E Oliver? –

– Se n’è andato dopo il diploma circa due anni fa, il barista non era il suo lavoro. –

– Oh. –

– Sì, oh. –

Iniziammo a camminare lungo il marciapiede, non sapevo se ci saremmo mai fermate a parlarci direttamente su dove volessimo andare, ma forse ciò non era il nostro obiettivo.

Volevamo solamente camminare.

  – Prenderemo strade diverse dopo che ce le saremo trovate, vero? – 

  – Pensi già al dopo? – 

– No, cioè era una domanda. – 

Mi fermai un attimo e lasciai che Eleonor mi sorpassasse di qualche metro.

– Non ho intenzione di diplomarmi. – 

– Nemmeno io, perchè me lo dici? – 

La guardai incredula.

– Come non ti diplomi? Non sei la secondogenita dei Jones? – 

– Lo sono, le delusioni esistono in tutte le famiglie, anche quelle benestanti sai? – 

– Non intendevo quello, ero solo stupita. – 

Aggrottò le sopracciglia e continuò a camminare.

– Credo di trovarmi un lavoro come tassidermista. –  non riuscii a trattenere una risata.

– Tu? – 

– Non pensi sia bello dare a queste creature una seconda vita? – 

– Non come fenomeni da baraccone. – 

– E chi l’ha mai detto. – 

– Hai capito cosa intendo. – 

– No, non l’ho capito. – 

Sapevo sarebbe stata una notte lunghissima in cui avremmo dovuto decidere le nostre sorti, ma mi sentivo troppo giovane per farlo adesso.

Bristol by night, Inghilterra, 2014 (foto di Alan Piper, Flickr)

Il nero del cielo oscurava Bristol ma non la sua bellezza raffinata, quella era impossibile da coprire.

– Non mi interessa il mio futuro lavoro, mi basterà sposare un uomo quasi ricco o vendere panini nella periferia di New York. –  dissi io improvvisamente.

La ragazza si voltò ridendo.

– E daresti via così la tua vita? – 

– Ti sembro una a cui importi? – 

– Sai, essere realisti è un bene ma credo tu stia esagerando. – 

Misi le mani gelide all’interno delle tasche scucite del bomber.

– A volte il tuo destino viene scritto appena nasci, non ci puoi fare molto. – 

– Non la pensavi così prima della sua morte. – 

– Cosa ne vuoi sapere di cosa ne penso io? – 

– Non ne so nulla, era solo una constatazione. – 

– Tu hai sempre voluto imbalsamare gli animali anche prima della morte di tuo padre? – 

– Non proprio. – 

– Vedi? Le nostre strade non le sceglieremo noi in ogni caso. – 

– Se non le sceglieremo noi allora chi lo farà? – 

  – I nostri morti, e lo hanno già fatto. Non vedi? – 

Mi guardò con inespressività, ma sapevo volesse dimostrarmi qualcosa.

Avevamo entrambe paura di cosa sarebbe successo dopo quella notte, forse perché semplicemente non sarebbe successo nulla. 

Vagando in questo nulla non sarei mai riuscita a salire in superficie, ma presto mi accorsi che non ci sarei riuscita neanche se fossi stata già in superficie, perché ero io stessa il nulla.

Cattedrale di Bristol, Inghilterra, 2011 (foto di Neil Moralee, Flickr)

Le ore passarono, l’alba si faceva sentire.

Eravamo sedute su una panchina, faceva freddo. Il vento leggero mi scompigliava i capelli e il tessuto della sciarpa mi solleticava la pelle.

Sentivo in quel momento più che mai un grande bisogno di cambiamento, me ne dovevo andare, subito.

– Devo andare. – 

– Hai deciso? Prima avevi nominato New York. – 

– Infatti. – 

– Non ti metterai a vendere panini, vero? – 

– Sai, solo oggi ho realizzato di quanto sia bella Bristol. – 

– E te ne vai in America? – 

– Ho bisogno di cambiare, Eleonor. – 

– Cosa ci vai a fare a New York? – 

– Voglio fotografare. Ho bisogno di nuovi soggetti. – 

Mi guardò sorridendo. Sembrò approvare la mia decisione.

– C’è un treno stamattina alle 6:00, credo di prendere quello. – 

– Un treno diretto a New York? – 

– Fa scalo all’aeroporto, mi sembrava ovvio. – 

– Alloggerai da qualcuno? – 

– Una mia amica è felice di ospitarmi per un po’, dopo si vedrà il da farsi. – 

– Hai ancora 3 ore per decidere definitivamente. – 

– Ho già deciso. – 

I minuti passarono, il freddo sembrava inghiottirmi a ogni mio respiro.

Ricordai mia madre per un’ultima volta, e insieme ad Eleonor mi diressi alla stazione.

Una volta arrivate ci appoggiammo al corrimano delle scale, aspettando l’arrivo del treno.

– Secondo te come andrà a finire tutto questo? – 

– Cosa sarebbe “questo”? – 

– Il gioco contorto della vita. – 

Risi facendo scivolare le dita dal corrimano.

– Vuoi sapere la mia versione? – 

– Sì. – 

– Secondo me,… – 

Si sentì il fischio del treno avvicinarsi. 

Il walkman emise un leggero scricchiolio.

– Semplicemente c’è chi va, e chi resta. –

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ALICE, 2023

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piccolo spunto di riflessione sul brano:

La protagonista è una metafora di tutti noi in un momento difficile e delicato. Cerchiamo di scappare e lasciare indietro il passato, in questo caso la morte della madre, ma andarsene non è la soluzione perché ciò che ci ha ferito è all’interno di noi.

La morte della protagonista ne è la spiegazione: stiamo scappando da qualcosa, ma siamo stati noi a causare la nostra morte.

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In copertina: Bristol by Night, Inghilterra 2007 (foto di Caroline, Flickr); tutte le foto dell’articolo: CC BY-NC-ND 2.0.

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