Chichibio e la gru

La classe 2E sta studiando il Decameron di Giovanni Boccaccio, una raccolta di cento novelle scritta nel XIV secolo, che rappresenta uno dei punti di partenza della letteratura in lingua italiana. Una tra le più note è la storia di “Chichibio e la gru”, che Mario ha reinterpretato col linguaggio del fumetto:

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Currado Gianfiglia sì come ciascuna di voi e udito e veduto puote avere, sempre della nostra città è stato nobile cittadino, liberale e magnifico, e vita cavalleresca tenendo, continuamente in cani e in uccelli s’è dilettato, le sue opere maggiori al presente lasciando stare. Il quale con un suo falcone avendo un dì presso a Peretola una gru ammazata,…

…trovandola grassa e giovane, quella mandò ad un suo buon cuoco, il quale era chiamato Chichibio, ed era viniziano, e sì gli mandò dicendo che a cena l’arrostisse e governassela bene.

Chichibio, il quale come nuovo bergolo era così pareva, acconcia la gru, la mise a fuoco e con sollicitudine a cuocerla cominciò.

La quale essendo già presso che cotta grandissimo odor venendone,…

…avvenne che una feminetta della contrada, la qual Brunetta era chiamata e di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina;…

…e sentendo l’odor della gru e veggendola, pregò caramente Chichibio che ne le desse una coscia. Chichibio le rispose cantando e disse: – Voi non l’avrì da mi, donna Brunetta, voi non l’avrì da mi.

Di che donna Brunetta essendo un poco turbata, gli disse: – In fè di Dio, se tu non la mi dai, tu non avrai mai da me cosa che ti piaccia – …

…e in brieve le parole furon molte. Alla fine Chichibio, per non crucciar la sua donna, spiccata l’una delle cosce alla gru, gliele diede.

Essendo poi davanti a Currado e ad alcun suo forestiere messa la gru senza coscia,…

…Currado maravigliandosene, fece chiamare Chichibio e domandollo che fosse divenuta l’altra coscia della gru…

…Currado allora turbato disse: – Come diavol non hanno che una coscia e una gamba? Non vid’io mai più gru che questa? Chichibio seguitò: – Egli è, messer, com’io vi dico; e quando vi piaccia, io il vi farò veder né vivi.

Finite adunque per quella sera le parole, la mattina seguente come il giorno apparve, Currado, a cui non era per lo dormire l’ira cessata, tutto ancor gonfiato si levò e comandò che i cavalli gli fosser menati; e fatto montar Chichibio sopra un ronzino, verso una fiumana, alla riva della quale sempre soleva in sul far del dì vedersi delle gru, nel menò dicendo: – Tosto vedremo chi avrà iersera mentito, o tu o io.

Ma già vicini al fiume pervenuti, gli venner prima che ad alcun vedute sopra la riva di quello ben dodici gru, le quali tutte in un piè dimoravano, si come quando dormono soglion fare. Per che egli prestamente mostratele a Currado, disse: – Assai bene potete, messer, vedere che iersera vi dissi il vero, che le gru non hanno se non una coscia e un piè, se voi riguardate a quelle che colà stanno.

Currado vedendole disse: – Aspettati, che io ti mosterrò che elle n’hanno due -; e fattosi alquanto più a quelle vicino gridò: – Ho ho – ; per lo qual grido le gru, mandato l’altro piè giù, tutte dopo alquanti passi cominciarono a fuggire. Laonde Currado rivolto a Chichibio disse: – Che ti par, ghiottone? Parti ch’elle n’abbian due? Chichibio quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse, rispose: – Messer sì, ma voi non gridaste – ho ho – a quella di iersera; ché se così gridato aveste, ella avrebbe così l’altra coscia e l’altro piè fuor mandata, come hanno fatto queste.

A Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa e riso, e disse: – Chichibio, tu hai ragione, ben lo dovea fare. Così adunque con la sua pronta e sollazzevol risposta Chichibio cessò la mala ventura e paceficossi col suo signore.

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