Christian e la mela magica

Questo è un audiolibro scritto per Christian, un alunno della 1E (a.s. 2011/2012) della scuola Leonardo da Vinci di Reggio Emilia. Con l’aiuto dei docenti e di Davide, l’educatore, gli studenti idearono e scrissero la trama, poi registrarono le loro voci che raccontavano la fiaba, e infine aggiunsero i loro disegni, i suoni, i rumori e le musiche. Realizzammo un cd audio/video, ma purtroppo non siamo in grado di mettervelo a disposizione nel blog. Non si possono trasmettere in forma digitale nemmeno le forti emozioni che provammo in questo percorso, credetemi…

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(musica medievale di accompagnamento a sfumare)

NARR: In un villaggio intorno all’anno mille, nel regno di Cristiania, da anni oppresso e controllato dai barbari invasori, Christian II, figlio del Re Guglielmo il Pallido, famoso per la sua carnagione, venne scacciato dal castello perché non abbastanza coraggioso e forte da liberare il regno.

RE- Vattene figlio mio! Tu non sei degno di questo trono. E gli oppressori comandano i nostri territori senza nessun valoroso guerriero che si opponga ed io ormai son vecchio e solo… vattene, scappa da questo castello”.

NARR: Christian II, umiliato, in sella al suo cavallo scappò piangendo, dirigendosi verso la foresta abbandonata.

Dopo molte ore di galoppo (rumore di zoccoli veloci) il giovane principe si fermò esausto per riposare sotto una grande quercia dai rami mossi dal vento (soffio del vento) e lì si addormentò.

Nel sonno profondo gli apparve un vecchio incappucciato.

SAGGIO: “Non ti abbattere ragazzo, raccogli il tuo orgoglio e cammina verso la grande montagna, là dove il torrente incontra la roccia troverai un melo selvatico. I suoi frutti ti indicheranno il cammino. Ma adesso svegliati, svegliati ragazzo!”.

NARR: Christian si svegliò e subito si ricordò del vecchio e delle sue parole, così si mise alla ricerca della pianta di mele.

Arrivato al ruscello (rumore di acqua che scorre) ai piedi della montagna, vide la pianta, ne colse il frutto (schiocco) e se lo mangiò (morso mela).

Immediatamente cadde a terra, privo di forze. Quando si svegliò era stordito, strisciò fino al torrente (rumore di acqua che scorre) e lì vi immerse il capo per rinfrescarsi.

Quando riemerse, specchiandosi nell’acqua, si accorse che il suo volto era ringiovanito.

A quel punto capì il senso delle parole del vecchio, prese il suo destriero e cominciò a cavalcare in direzione del suo villaggio.

Mentre cavalcava tra sé e sé continuava a ripetersi…

CHRI: “Ce la farò, riconquisterò il mio onore e la fiducia di mio padre e del mio popolo”.

NARR: Arrivato nei pressi del castello sentì subito rumore di battaglia (spade, scoppi, urla).

Girando nel villaggio, cercando di nascondere il volto per non farsi riconoscere, incontrò Matilde, la figlia del fabbro.

Ella da bambina era stata compagna di giochi del giovane principe:

CHRI: “Matilde, sei tu!?”.

MATILDE: “Si sono io, ma tu chi sei? Fatti riconoscere”.

CHRI: “Sono io, Christian! Non riconosci la mia voce?!

MATILDE: “Ah Christian! Amico mio! Con il castello sotto assedio ti credevo morto”.

CHRI: “Seguimi, ti devo raccontare una storia alla quale le tue orecchie non crederanno… Vengo dal futuro, e nel futuro sono stato bandito dal castello ed ora attraverso un incantesimo sono tornato nel passato, per riconquistare il mio onore e liberare questa terra”.

MATILDE: “Ma come?! Non posso crederci. Come hai fatto? Spiegami”.

CHRISTIAN: “Non è il momento per le spiegazioni! Abbi fiducia, mi serve un’armatura, e solo tuo padre il fabbro può fabbricarmene una che sia all’altezza della mia impresa”.

MATILDE: “Va bene, farò ciò che chiedi, torna domani all’alba in questo punto, e fai molta attenzione a non farti scoprire”.

NARR: All’alba del giorno dopo (verso del gallo), Christian prudentemente andò al punto d’accordo.

MATILDE: “Ecco l’armatura (rumore di ferro battuto), è quanto di meglio si possa trovare. Vai e libera questo regno”.

NARR: Christian aveva volontà ma era comunque solo, così ai margini della foresta abbandonata (cinguettio degli uccelli) incontrò una truppa di cavalieri fuggiti dall’oppressore, e ne prese il comando:

CHRISTIAN: “Miei compatrioti, unitevi a me, e insieme riconquisteremo la libertà, difenderemo il castello dagli oppressori e torneremo da vincitori!”.

COMPATRIOTI: “Siiiii!, siamo con te!”.

NARR: Christian e i suoi cavalieri arrivarono al villaggio (passi, zoccoli). Dopo lunghi giorni di guerra, liberarono il castello dall’assedio dei barbari.

Tra urla e grida di gioia (urla e grida di gioia), Christian II fu portato in trionfo dalla sua gente, abbraccio e baciò la bella Matilde.

Improvvisamente l’armatura incominciò a pesare come un macigno, la testa incominciò a girargli e cadde a terra privo di sensi.

Nel sonno, il vecchio saggio gli riapparve:

VECCHIO SAGGIO: “Bravo figliolo! Hai scritto il tuo destino, ora svegliati e va’ dalla tua gente”.

NARR: Christian si risvegliò e cavalcando il suo nobile destriero (zoccoli al galoppo) ritornò al castello e lì, come mai gli era capitato, la gente lo accolse e il padre e la bella Matilde gli vennero incontro a braccia aperte.

E così, per molti anni, nel regno di Cristiania regnarono pace e prosperità.

(musica finale di trionfo)

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