Ciak si gira!… per le strade di Torino

Il 13 maggio 2019, le classi 2D e 2E della Leonardo da Vinci di Reggio Emilia (a.s. 2018/2019) si sono recate a Torino in occasione della gita scolastica di fine anno. Gli insegnanti accompagnatori erano: Lucia Matera, Marco Cecalupo, Patrizia Bottazzi e Mattia Ferri. Questo è il resoconto (anche fotografico) della visita scritto da noi della 2D:

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In viaggio

Stazione dell’Alta Velocità, Reggio Emilia

Il ritrovo era alle 7.15, alla stazione Alta Velocità di Reggio Emilia. La stazione è di recente costruzione, e lo dimostra la sua architettura. Per spostarci da Reggio fino a Torino, abbiamo utilizzato il treno Freccia Rossa.

Stazione dell’Alta Velocità, Reggio Emilia

Il viaggio è durato circa due ore e un quarto. Si può dire che in questa gita abbiamo aiutato l’ambiente, perché utilizzare il treno ci ha permesso di inquinare meno, rispetto ai pullman. Anche gli alunni di altre classi della scuola hanno utilizzato il treno (per andare a Roma o a Firenze), soprattutto perché è più economico. Infatti il costo di andata e ritorno è di circa € 30.

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Il Museo Nazionale del Cinema

Arrivati a Torino, alla stazione Porta Nuova, ci siamo diretti al Museo Nazionale del Cinema, situato nella Mole Antonelliana. È una struttura del XVII secolo, progettata da Alessandro Antonelli; seguendo il progetto originale, in teoria doveva essere alta 47 m, ma ora è alta 167 m. All’inizio la Mole era destinata ad essere una sinagoga (un tempio ebraico), poi è passata in mano al Comune ed oggi è diventata un museo dello Stato. Si trova nel centro della città di Torino, un tempo chiamata Augusta Taurina, antica città romana. Come tutte le città romane, Torino aveva quattro porte e due strade principali che si incrociano (il cardo e il decumano). La struttura urbanistica romana è ancora visibile, anche se delle mura e delle porte è rimasto ben poco.

La visita guidata all’interno del museo: dall’idea al film

Al museo, durante una visita guidata, ci hanno spiegato le varie fasi di ideazione e costruzione di un film. Sono le seguenti:

> ideazione: al film bisogna prima pensarci mentalmente, poi cercare di sviluppare la storia in modo scritto. A volte l’idea viene da un racconto o da un romanzo, altre volte è originale.

> sceneggiatura: è la scrittura del film; quando si scrive su carta il film, bisogna riportare ogni minimo dettaglio di ogni scena: l’arredamento del luogo, le eventuali entrate di personaggi, le battute che devono pronunciare i protagonisti, i movimenti sulla scena delle comparse, le inquadrature, la situazione della luce e del suono.

> produzione: inizia quando si cercano gli attori attraverso il casting e tutto il materiale utile a creare il film.

> realizzazione: il regista gira le scene, badando a rispettare la sceneggiatura, ma intervenendo con la sua originalità; non è importante che le scene siano girate in ordine cronologico, ma si tende a risparmiare (per esempio, in un luogo si girano tutte le scene che nel corso del film si svolgeranno in quel luogo); inoltre, il regista può costruire o modificare le scene digitalmente, con effetti speciali, dato che non c’è sempre la possibilità di andare in qualsiasi luogo per girare. Uno tra i primi fu il green screen, dietro gli attori si inserisce un panno verde, che verrà poi eliminato per essere sostituito con immagini di sfondo, girate in un altro momento. 

> montaggio: le scene vengono montate una dietro l’altra per creare un’anteprima del film. Il montatore le assembla seguendo la scaletta della sceneggiatura e le indicazioni del regista, preoccupandosi di sincronizzare le immagini con i suoni (le battute, i rumori e le musiche della colonna sonora). Quasi sempre le voci sono riprodotte da doppiatori e sovrapposte alle immagini in fase di montaggio.

> post-produzione: la casa cinematografica si occupa di presentare il film al pubblico, di creare dei trailers, di far partecipare attori e regista ad eventi e festival, ecc.

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Un po’ di storia del cinema

Durante la visita al museo, abbiamo seguito anche la storia del cinema. Prima dei film veri e propri esistevano i microfilm, che spesso riprendevano la vita quotidiana o servivano a far divertire la gente che li guardava; i più famosi sono quelli dei fratelli francesi Auguste e Louis Lumière, della fine dell’800. Le pellicole cinematografiche erano lunghi nastri di carta fotografica, sensibile alla luce, e dunque i film erano composti da scatti fotografici uno dietro l’altro, detti fotogrammi. Quando si vedevano in rapida successione (uno ogni 1/25 di secondo), ricreavano l’illusione del movimento.

Per fare un film è necessario un produttore, che investa un capitale per sostenere le spese del film. Le guide ci hanno parlato di una casa di produzione in Italia, a Napoli, che si chiamava Titanus. Il cinema di Hollywood rappresenta il mercato di produzione principale a livello globale, ma il paese in cui si girano più film oggi è l’India (Bollywood è la fusione di Bombay [oggi Mumbai] e Hollywood), che però ha un mercato principalmente locale. 

Abbiamo visto alcuni documenti storici, come la sceneggiatura del film Psycho, di Alfred Hitchcock, o le locandine che ritraevano le star del cinema, attrici e attori amati dal pubblico rimasti nella memoria di tutti, come James Stewart e Grace Kelly (La finestra sul cortile) o l’italiano Vittorio Gassman (Brancaleone), di cui abbiamo visto i film a scuola.

E abbiamo seguito anche l’evoluzione tecnologica, visto che erano esposte delle macchine da ripresa e i primi proiettori per le sale cinematografiche.

A proposito di effetti speciali, il primo ad averci provato è stato George Méliès, registra francese dei primi decenni del XX secolo. E anche noi abbiamo potuto provare alcuni dei suoi trucchi, che oggi hanno un effetto comico.

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A spasso nel museo

Dopo aver appreso tutte queste informazioni, insegnanti e guide ci hanno lasciato del tempo libero, e la classe si è divisa in piccoli gruppi in giro negli altri ambienti del museo. Alcuni stavano seduti sulle comode poltroncine (dotate di casse acustiche stereo) davanti ai grandi schermi della sala centrale, altri andavano a visitare le varie salette presenti lì intorno, ciascuna dedicata ad un genere: fantascienza, western, horror, ecc.

Altri, meno stanchi e più coraggiosi, hanno percorso fino in cima la lunga passerella a spirale interna alla Mole, dove c’era una esposizione dedicata al rapporto tra cartoni e cinema (cioè film che derivano da fumetti), ammirando disegni e sequenze degli eroi Marvel, di Asterix, di Catwoman e Spiderman, dei manga come Akira e di tanti altri.

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Ancora a spasso, in città

Parco del Valentino, Torino.

La visita alla città di Torino è continuata al Parco del Valentino, dove abbiamo consumato il pranzo a sacco e giocato e riposato sui prati, e per strade e piazze del centro storico, tra cui Piazza san Carlo (con la famosa statua equestre di Emanuele Filiberto), Via Roma con i suoi ampi portici e Piazza Castello (su cui si affaccia Palazzo Madama).

Torino è una città monumentale, poiché è stata per secoli la capitale del Regno di Savoia e la prima capitale del Regno d’Italia nel XIX secolo (con il Museo Egizio e la Venaria Reale), ma è anche una citta operaia (con gli stabilimenti della Fiat, il più importante dei quali, il Lingotto, è oggi uno spazio espositivo completamente ristrutturato) e una città multiculturale (con il famoso mercato di Porta Palazzo).

Palazzo Madama, Torino

Ma non abbiamo avuto tempo per visitare l’intera città, perché il treno del ritorno ci aspettava alla stazione di Porta Nuova. Dopo un breve cambio alla stazione di Milano Centrale, siamo infine tornati a Reggio verso le nove di sera.

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I commenti dei partecipanti

Tornati a scuola, dopo aver ripercorso mentalmente le tappe della nostra visita, il prof ci ha posto tre brevi domande. Ecco in sintesi le nostre risposte:

Questa visita ci ha arricchito? In che modo?

Alcuni alunni erano già stati al Museo del Cinema con le loro famiglie, ma hanno voluto sottolineare le differenze incontrate nella visita con la classe:

Filippo: “Al museo ho capito più cose, perché quando c’ero andato senza guida non avevo capito bene il green screen o il lavoro del regista. Però con i miei compagni e la guida ho capito più cose di quelle che ti faceva vedere il museo”.

Diego: “In tutte le gite si impara qualcosa, soprattutto in una gita come questa, in una città così importante. Io, visto che c’ero già andato, sapevo già cosa vedere nel museo, ma non sapevo tutte le cose che ha detto la guida”.

Rodrigo: “Perché magari qualcuno (io personalmente non ho scoperto nulla di nuovo perché mio padre è un ‘film maker’) ha imparato aspetti della storia del cinema o della produzione di un film che prima non conosceva”.

Si guarda anche ai progetti futuri:

Sara: “Ci ha arricchito dal punto di vista del cinema. Personalmente ho scoperto nuove tecniche, nuovi autori, nuovi tipi di sceneggiature e nuove macchine. Questa visita al Museo Nazionale del Cinema ci sarà molto utile quando dovremo girare il cortometraggio”.

Bianca: “Andare al museo del cinema ci è servito a capire come si fa un film e com’è nato il cinema. Secondo me è stato utile perché, visto che l’anno prossimo forse faremo un ‘film’ in classe, saremo già un po’ più preparati”.

Lucrezia e Sofia: “E’ servita a imparare le varie fasi di ideazione e progettazione di un film e ad apprezzare altre tipologie di film”.

Per tanti altri, era la prima volta in quel museo o in quella città:

Barbara: “Ho imparato molte cose sul cinema che prima non sapevo. Poi ho visto una città che non avevo mai visto prima. Ho visto tutto il lavoro che c’è dietro un film, e adesso quando guardo un film rifletto sul lavoro dei registi e degli attori”.

Francesco: “Secondo me questa gita ci ha arricchito sulla storia del cinema. A qualcuno può sembrare strano, però avendo una buona guida e una buona attenzione, ti puoi divertire, e poi è sempre bello imparare cose nuove”.

Favour: “Una visita ad una città ci può arricchire. Vediamo i monumenti, le chiese, i palazzi, le piazze (che contengono statue), gli oggetti, i dipinti. Per esempio il museo del cinema mi ha fatto scoprire delle cose che io non sapevo”.

Davide: “Abbiamo capito di più qual è la storia del cinema e della sinagoga che contiene il museo. E come si fanno gli effetti speciali, come il green screen”.

Alessio: “Mi ha arricchito molto il museo, era molto grande, soprattutto nel piano dove c’erano le poltrone; ai lati c’era l’audio e potevi sentire i pezzi dei film. E poi c’erano diversi piani, in cui potevi vedere diversi tipi di film”.

Giorgia: “Secondo me questa visita ci è servita sia a capire come si gira un film, sia culturalmente, perché ci ha fatto capire come da una breve scena è nato il film. Il film prima era muto, gli attori erano persone comuni, non specializzati. Secondo me la gita è un giorno di scuola. E’ vero che non sei seduto su una sedia a sostenere un’interrogazione o a fare i compiti, ma impari lo stesso perché per andare in una città devi essere comunque preparato”.

Piazza san Carlo, Torino

Natasha: “Perché apre a nuove esperienze che cambiano in base alla città, come andare in un museo, visitare luoghi aperti come le piazze che raccontano molto, o osservare una statua, che si può analizzare”.

Alcuni studenti non fanno grandi distinzioni tra gli aspetti didattici e quelli relazionali:

Kine: “La gita è un giorno di scuola in cui lo studente deve mostrare certe competenze. Magari essere sicuri di sè in certe cose, perché così è più facile crederci, perché hai anche delle prove”.

Lorena: “Perché scopriamo e vediamo cose nuove o diverse da come ce le aspettavamo. Quest’anno abbiamo visitato il museo del cinema, molto interessante, con molti segreti e trucchi su come fare un film o un semplice video. Abbiamo visto anche come venivano fatti i film in origine, che erano dei brevi filmati in bianco e nero. Secondo me la gita è anche un modo per conoserci meglio, relazionare e fare amicizia. La gita è comunque un giorno di lavoro, in cui bisogna mostrare le proprie competenze ed autogestirsi”.

Piazza Castello, Torino

Come vi è sembrata la città di Torino?

Edoardo: “La gita con il treno può essere molto vantaggiosa, ma anche scomoda per gli oggetti pesanti, infatti era consigliato portare cose leggere. Torino è molto organizzata ma è un po’ sporca”.

Stazione di Porta Nuova, Torino

Giorgia: “Andare in una città metropolitana come Torino è rischioso ma allo stesso tempo bello, perché riesci a vedere città molto fornite di mezzi e di servizi rispetto alla nostra città, che è così piccola. Qui ci sono metropolitane e treni che arrivano direttamente in centro città, quindi c’è la comodità di usare i mezzi pubblici, e anche il piacere di sfruttarli.

Torino è bella perché ogni piazza racconta una storia diversa del passato. Ci sono molte statue di uomini a cavallo, che rappresentano un segno simbolico, perché è stata la capitale di un regno”.

Anche altri insistono sul sistema dei trasporti:

Diego: “Nella città di Torino ci sono più mezzi pubblici che a Reggio Emilia. Ci sono la metropolitana e il tram, quindi ci si può muovere più velocemente e si inquina meno”.

Aida: “Ci sono molti mezzi di trasporto pubblico, e rispetto a Reggio c’erano poche macchine”.

Sul piano umano, una gita è “didattica”? Cosa insegna?

Stazione di Milano Centrale

Sara: “E’ sicuramente un’attività didattica, perché abbiamo la possibilità di conoscerci meglio e di compiere atti che a scuola non potremmo fare. E’ un’occasione per scoprire comportamenti dei compagni che non avresti mai pensato fossero così”.

Barbara: “Secondo me serve per farci imparare cose nuove divertendoci; far vedere monumenti e collegare le cose visitate alle cose studiate”.

Alessio: “Si, è didattica perché puoi conoscere meglio altri compagni di classe e socializzare di più, e poi puoi conoscere meglio la città e vedere come si comporta la gente”.

Rodrigo: “Secondo me, si. Perché camminando e andando in giro magari chiacchieri con un compagno con cui non hai il tempo per parlare e scopri di fare attività in comune”.

Via Roma, Torino

Giorgia: “E’ stata costruttiva perché sì, abbiamo imparato cose nuove e ci siamo arricchiti dal punto di vista culturale, ma soprattutto dal punto di vista sociale, perché stando una giornata tutti insieme abbiamo tirato fuori tutta la nostra personalità sia rispetto ai nostri compagni sia rispetto ai nostri professori. In questa gita ci siamo conosciuti meglio perché ci siamo rivelati noi stessi. Abbiamo fatto giochi insieme, ci siamo scambiati le opinioni, le emozioni, tutto. A me questa gita è piaciuta molto”.

Tanti alunni sottolineano i vantaggi di andare in gita con un’altra classe, e in particolare con la 2E, la classe che con la 2D gestisce il bookcrossing:

Parco del Valentino, Torino.

Diego: “Andare con un’altra classe è più bello, perché ti diverti di più e più siamo meglio è”.

Filippo: “Ho capito che si possono conoscere ragazzi di altre classi meglio rispetto all’intervallo, che dura solo pochi minuti. Alla gita c’è una giornata intera per conoscere meglio i ragazzi e le ragazze”.

Aida: “Si, anche per conoscere nuovi luoghi e nuove culture. Si vivono delle esperienze nuove, si sviluppano molti rapporti con i prof e con i propri compagni. Poi è meglio se ci si va anche con altre classi. Per alcuni prof la gita è un giorno di scuola, ma è anche un giorno di ‘pazzia’, nel senso buono”.

Francesco: “A me la gita è piaciuta perché è stata una miscela tra studio e rapporti personali, ma soprattutto quello che mi è piaciuto di più è stato il fatto che le classi si sono mischiate, cioè che persone di due classi diverse si sono conosciute meglio”.

Edoardo: “La gita è stata molto didattica anche per il futuro, perché [i prof] ci hanno lasciati per una mezz’ora autonomi, ed è stata molto interattiva con i compagni di 2E”.

Davide: “C’è molto più ‘casino’ con un’altra classe che da soli. E cambia molto visitare la città con gli altri, perché ti senti in compagnia sempre di più”.

Lucrezia e Sofia: “Ci è servito a interagire di più con i prof e a capire alcuni aspetti di tutte e due le classi, e così conoscerci di più”.

Piazza san Carlo, Torino

Kine: “Sinceramente prima della gita pensavo che non sarebbe stato bello stare con due classi, ma alla fine mi è piaciuto. E poi se fossimo stati dispari e qualcuno fosse rimasto da solo, poteva stare con quello dell’altra classe. A me le gite piacciono molto, parliamo di scuola o di progetti, ma nei tempi morti possiamo parlare di altro anche con i prof”.

Natasha: “Si, perché puoi stare con chi vuoi, quindi puoi conoscerlo meglio, o stare con qualcuno di un’altra classe che negli altri giorni non riesci ad incontrare”.

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SARA, LUCREZIA, SOFIA, PROF. CECALUPO, 2019

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Le foto di questo articolo e le altre nella galleria sono state scattate a Torino il 13 maggio 2019 da Ying, Rulin, Cecilia, Barbara, Lucrezia.

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