I topi…

Abbiamo trovato il racconto “I topi”, di Dino Buzzati, nella sezione dedicata al genere horror di una antologia. Il racconto parla di un uomo che va a trovare ogni tanto i suoi amici, la famiglia Corio, fino a quando il problema dei topi in casa non li sovrasta completamente, al punto che la famiglia interrompe i contatti con tutti, presa in ostaggio dai topi.

L’uomo, alla fine del racconto, si chiede cosa sia mai successo ai Corio, che nemmeno rispondono più al campanello. Lo leggemmo (la domanda che ci guidava era “cosa ci fa paura?”) e svolgemmo gli esercizi di analisi del testo. Poi qualche studente si cimentò anche negli esercizi di scrittura.

C’era dunque un finale aperto che meritava di essere esplorato. Caterina e Annaluce (della 3E a.s. 2016/2017 alla Leonardo da Vinci di Reggio Emilia) ci provarono a chiuderlo, ma proprio non ci riuscirono…

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Finale aperto

Non potevo e non riuscivo a lasciare quella povera famiglia vivere così, ad essere schiava di quelle orribili bestiacce nere che giravano per i corridoi cercando di impossessarsi della casa. Decisi così di riunire la famiglia intorno a quel tavolo in cui anni fa giocavamo tranquillamente a carte, non prendendo in considerazione i rumori sospetti nelle stanze accanto. Giovanni non era d’accordo di parlarne; il vero motivo era che aveva paura, paura di fare inferocire quei ratti tanto da essere sbranato da essi: lui e la sua famiglia. Elena oramai non riusciva più a sopportare tutto quello stress ed era felice di risolvere il problema anche se spaventata dalle conseguenze, come Giorgio.

Dissi loro che un tempo lavoravo da sterminatore e che quindi possedevo l’occorrente e il personale per liberarci delle bestie. Dopo avere radunato la “pattuglia” consegnai maschere antigas a tutti e, con le bombole di veleno in spalla, eravamo pronti per combattere, pronti per aprire la fogna e liberare quegli esseri spregevoli dalla loro tana. Dopo aver sbarrato tutte le porte e dopo esserci liberati di tutti gli oggetti ingombranti della cantina, aprimmo le porte dell’inferno. Migliaia di occhi rossi erano puntati su di noi e non cessavano di esserlo fino a quando essi vennero nella nostra direzione e li avvolgemmo in una nube di gas. I ratti si dimenavano e correvano da tutte le parti emettendo grida di dolore. I nostri occhi erano chiusi, non riuscivamo a vedere quella scena raccapricciante fino a che… Nessun rumore. La stanza era completamente silenziosa. “Che ce ne fossimo liberati?”, “Saranno tutti morti?”.

Queste domande invadevano le nostre menti. Aprimmo gli occhi e finalmente era così, l’inferno aveva lasciato spazio al paradiso. Tutto sembrava perfetto, la mia vacanza in casa Corio andava per il meglio e ci eravamo tolti un gran peso. Era una delle tante sere ed io ero nella mia camera quando la porta si aprì lasciando passare uno spiraglio di luce accompagnato da un’ombra… Un topo.

Caterina

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Esercizio tre

Non ce la facevo più! Volevo sapere la verità, cosa era successo ai miei cari amici. Preparai una borsa con poche cose ma essenziali e la mattina partii per la villa…

Arrivato non notai nulla di diverso rispetto agli altri anni, solo qualche segno di abbandono. Ad un certo punto sentii dei suoni come quello che avevo udito quella famosa sera in cui giocavamo a carte. Ad un tratto da dietro un cespuglio spuntarono tre enormi animali che senza pensarci due volte iniziarono ad inseguirmi.

Rientrai subito in auto ma quegli esseri iniziarono a graffiare gli sportelli da tutti i lati e uno salì sul tettuccio, accesi l’auto e innestai la retromarcia e l’essere sul tettuccio cadde sul cofano della macchina, era lì, davanti a me, era un topo di dimensioni mai viste.

Pigiai a tavoletta l’acceleratore, e quel topo volò via.

Non potevo ancora credere a quello che avevo visto, ma non mi arresi. Dopo un po’ che le tre bestiacce se ne furono andate, mi ricordai che sul retro della casa c’era un ingresso secondario e decisi di provare…

Era chiusa, ma notai che una finestra li vicino aveva il vetro rotto, e stando attento che non ci fosse nessuno, entrai, cercai di fare meno rumore possibile in caso ci fossero stati altri di quegli animali. Andai verso la cucina e lì vidi Elena che preparava da mangiare, andai verso di lei ma prima di entrare in cucina mi fermai, perché notai che c’erano un bel po’ di topi che attendevano impazientemente il mangiare della povera Elena, mi allontanai per non farmi vedere e mi recai verso il piano di sopra.

Mentre percorrevo il lungo corridoio, vidi con la coda dell’occhio Giorgio che veniva maltrattato da quelle creature. Quando se ne furono andate, lasciando Giorgio incosciente, mi fiondai dentro la stanza a soccorrerlo e, quando riprese coscienza, sconvolto mi abbracciò e mi disse che me ne dovevo andare via al più presto, perché se no avrebbero preso anche me, ma io rifiutai e cercai di convincerlo a rivoltarsi contro quelle creature, mi disse che Giovanni ci aveva provato, ma i topi lo avevano sconfitto e lo tenevano prigioniero nella cantina della casa.

Era ormai lì da giorni e non mangiava e non beveva. Io, cercando di trattenere le lacrime, insistetti sul fatto che dovevamo andarcene, però portando con noi tutti, alla fine riuscii a convincerlo ma… sentimmo dal corridoio tante zampe che correvano e venivano nella nostra direzione.

Giorgio mi costrinse ad entrare dentro l’armadio che avevamo di fianco, un armadio molto antico che era da sempre in quella casa. Dentro vidi che la parete interna era solo un pannello di legno appoggiato.

Fuori dall’armadio si sentiva Giorgio che veniva picchiato, io volevo uscire dall’armadio ma ero impotente in quel momento e non potevo fare nulla per aiutarlo. Quando le acque si furono calmate, uscii dall’armadio a soccorrere Giorgio. Era pieno di sangue e di tagli, anche se non erano ferite molto profonde, con un panno trovato nella stanza lo pulii e con l’acqua che mi ero portato lavai le sue ferite.

Dopodiché ripensai al pannello di legno, lo spostai e scoprii che c’era una piccola stanza oltre a quel muro. Dentro era piena di articoli di giornale, gabbiette e medicinali e così capii subito più o meno cosa stava accadendo. Anni prima quella casa era appartenente ad un famoso scienziato che studiava come far diventare invisibile l’uomo, ma venne poi denunciato per avere usato cavie umane e gli fecero chiudere tutto. Lui si rifugiò in questa casa in campagna, ma dopo un po’ scomparve e la casa fu messa in vendita e la famiglia Corio la comprò.

Quel posto era spaventoso: foto ovunque di topi che avevano cambiato aspetto dopo gli esperimenti e gabbiette con dei poveri topolini ormai morti, volevo uscire il prima possibile da quella stanza. Prima però presi una pagina di giornale che c’era sulla scrivania e uscii fuori di corsa. Appena fuori, Giorgio aveva ripreso i sensi e mi disse impaurito che i topi avevano sentito il mio odore e mi stavano cercando, io gli spiegai cosa avevo visto nella stanza e lui rimase sconvolto.

Gli mostrai l’articolo di giornale e mi disse che lui non ne sapeva nulla. Dopo preparammo un piano: dovevamo attirare tutti i topi in un punto mentre una persona sarebbe andata a prendere Giovanni, però prima dovevamo anche andare a prendere Elena. Giorgio, durante un momento di distrazione dei topi, le diede un bigliettino con su scritto il piano. Decidemmo di attirare tutti i topi in soffitta, però l’unico modo per attirarli era che qualcuno facesse da esca, anche se avevamo pochissime probabilità di farcela.

Giorgio decise che doveva essere lui l’esca. Io mal volentieri accettai perché sennò non mi avrebbe mai aiutato e gli diedi la mia giacca. Dopo un’ora esatta avremmo svolto il nostro piano, quando i topi si fossero riuniti per mangiare.

Era ora, Giorgio entrò in cucina e quando gli animali si accorsero di lui iniziarono ad inseguirlo, Giorgio corse fino alla soffitta e quando tutti i topi furono entrati dentro, chiudemmo la porta, mentre Giorgio usciva dalla finestra sul tetto e dopo sarebbe entrato dal balcone. Io andai di corsa in cantina e soccorsi Giovanni ormai in fin di vita, tornai all’ingresso dove c’erano Elena e Giorgio. Era finita! Avevamo vinto! Era quello che credevo…

Sentimmo degli strani suoni tutto attorno a noi e dalle pareti iniziarono a sbucare quegli esseri, anche se più piccoli. Iniziarono ad attaccarci. Corremmo verso la porta ma era chiusa a chiave. Stavamo per andare alla uscita sul retro, ma i topi avevano sfondato la porta della soffitta e ci avevano accerchiato e poi ehmm…

“Signor Chad Braxton, ci hanno confermato che le impronte trovate sui cadaveri di Giovanni Cario, Elena Cario e Giorgio Cario sono le sue e scommetto che è stato sempre lei a far scomparire i vecchi Cario” mi disse l’uomo con un sorrisino soddisfatto sulla faccia. Dove l’avevo già visto?… “Tutte quelle storie sui topi che attaccano… Lei sa che le credo più di chiunque altro, finalmente le mie creaturine potranno vivere in santa pace e un giorno attaccheranno gli umani, ma intanto lei passerà per omicida e malato di mente. La saluto, arrivederci”. Guardai nella tasca e presi l’articolo di giornale. Era lui…

Annaluce

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Qui puoi leggere per intero il racconto di Dino Buzzati, pubblicato per la prima volta nella raccolta “La boutique del mistero: 31 storie di magia quotidiana”, del 1968:

www.parliamoitaliano.altervista.org/i-topi-dino-buzzati/

L’immagine in copertina è un frame del video (AVVERTENZA: solo per stomaci forti!) pubblicato su Vimeo dal titolo “Horrorific rat infestation”; altre immagini con licenza Creative Commons sono tratte dal web.

 

 

 

 

 

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