La fuga durante la quarantena

Ecco il secondo racconto d’avventura scritto da un gruppo di alunne e alunni della classe 2E (IC Leonardo da Vinci, Reggio Emilia, a.s. 2021/2022). Anche questo, come il precedente, è ambientato in una fabbrica abbandonata, uno dei luoghi consigliati dalla traccia del laboratorio di scrittura. La traccia consigliava anche di stare attenti a non sconfinare troppo in altri generi, e loro ci sono andati molto molto vicino… Buona lettura!

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Isabella, Luigino, Melissa e Gianpiero erano un gruppo di ragazzi di dodici anni, amici di vecchia data, che si erano conosciuti all’asilo. Luigino aveva i capelli castani e gli occhi castano scuro, era orfano di padre e per questo ha avuto un’infanzia molto difficile. Melissa aveva i capelli biondi e gli occhi verdi, era molto alta e molto timida, ma quando voleva ottenere qualcosa cercava in ogni modo di ottenerla. Gianpiero aveva i capelli rossi e gli occhi neri ed era il classico tipo strano che c’è nei film americani. Infine Isabella, mora con gli occhi azzurri, era abbastanza bassa ma diciamo che aveva un caratterino molto forte.

Non si vedevano da un po’ a causa della quarantena per il Covid-19, ed essendo sempre stati molto uniti era un vero inferno, comunque si sentivano ogni giorno. Stanco di stare chiuso in casa a fare videolezioni senza mai vedere i suoi amici, se non attraverso uno schermo, un giorno a Gianpiero venne la brillante idea di scappare di casa. I ragazzi ovviamente accettarono.

Così, a distanza di qualche giorno dall’idea, finalmente pianificarono la fuga. C’erano solo tre grandi problemi: il cibo, l’acqua e la polizia, che sapevano che un giorno si sarebbe messa a cercarli.

Ma torniamo un attimo indietro e parliamo di come uscirono di casa senza farsi scoprire: misero la sveglia a mezzanotte e uscirono silenziosamente di casa dalla scala antincendio, fatta di metallo arrugginito, tutta bagnata, scivolosa e sporca. Nessuno dei genitori se ne accorse, per fortuna dei ragazzi.

Si incontrarono davanti a casa di Luigino, in un quartiere malfamato, insomma non era il posto ideale per andare in giro soli di notte. Dopo ore e ore di camminata, arrivarono finalmente in un luogo isolato e silenzioso: una vecchia fabbrica inutilizzata. Le pareti, di un grigio molto leggero, erano rovinate dallo sporco e dalla muffa. Precedentemente si erano suddivisi gli incarichi: Luigino doveva portare una torcia ma non fu così. Essendosi ritrovati senza luce, Gianpiero, arrabbiatissimo, camminò molto lentamente verso Luigino e gli urlò in faccia: “Avevi solo una cosa da fare ma non hai saputo fare neanche quella. Sei inutile, un citrullo!”. Luigino rispose avvicinandosi ancora di più a Gianpiero: “Non azzardarti mai più a dirmi che sono inutile e che sono un rincitrullito, hai capito bene?”.

Così scoppiò una rissa che durò dieci minuti. Intanto le ragazze chiacchieravano, senza interessarsi minimamente di tutto quello che stava succedendo tra i loro amici.

Finalmente, dopo un po’, si calmarono ed entrarono nella fabbrica: era vuota, c’erano solo dei vecchi macchinari inutilizzati da decenni, ragnatele in ogni angolo della struttura e addirittura ogni tanto si poteva ammirare un piccione morto in tutto il suo splendore. Visto che erano stanchi morti, si addormentarono subito nei loro sacchi a pelo.

Nel bel mezzo della notte, Melissa e Isabella si svegliarono e cominciarono a chiacchierare (come sempre). Melissa chiese: “Tu come la vedi questa storia della fuga?”, e Isabella rispose: “Sono molto preoccupata, secondo me non abbiamo fatto la scelta migliore, perché se rimaniamo in queste condizioni qualcosa ci accadrà, me lo sento”, e continuarono a parlare di cose filosofiche tutta la notte.

Il mattino seguente gli amici perlustrarono la fabbrica e a un certo punto trovarono la scarpa di una persona. Incuriositi, presero la scarpa e cercarono altri oggetti, ma trovarono solo un ammasso di fogli di vecchi giornali. Gianpiero cercando meglio esclamò: “Un cadavere!!! Ca…”, “Zitto! Stai zitto!”, lo interruppe Isabella. Intervenne Melissa, con una certa nonchalance: “Beh, è carino, però cambierei il colore delle scarpe”. Gli amici la fissarono per un po’, per poi capire che era meglio uscire dalla fabbrica.

Quindi, impietriti dalla paura, scapparono fuori dalla fabbrica e rimasero fuori al freddo per una buona mezz’ora. Dopo un po’ presero coraggio e decisero di rientrare, ma scoprirono che il cadavere era sparito. Presi ancor più dal panico, urlarono e cominciarono a correre per la fabbrica per poi accorgersi che… avevano sbagliato stanza.

Luigino, con le lacrime che scesero lentamente dai suoi occhi castano scuro, disse: “Forse è stata una pessima idea venire qui, a quest’ora potevamo essere a casa nostra al caldo”. Melissa rispose: “Bene, ma ora cosa ne facciamo del cadavere? Insomma chi è? Come è morto? Da dove viene?… ”, Isabella la interruppe: “Sì sì ok, va bene, abbiamo capito, basta”.

Gli amici rifletterono un po’ per poi decidere di scappare da quell’incubo. Nel frattempo pioveva a dirotto. Bagnati fradici si incamminarono verso casa ma la polizia li fermò in mezzo alla strada urlando: “”Ehi voi, non dovreste essere a casa a quest’ora? Forse non avete ancora capito che qui fuori c’è una pandemia?!?”.

I ragazzi esitarono a rispondere e infine decisero di non rispondere proprio. A quel punto vennero portati in caserma e dopo qualche minuto arrivarono i genitori a prenderli.

Arrabbiatissimi con i loro figli, iniziarono tutti a litigare. I ragazzi cercarono di spiegare con calma ai genitori come stavano realmente i fatti, con le lacrime che si confondevano con l’acqua della pioggia ancora lì, sulle loro guance. I genitori ovviamente non credettero neanche a una parola e così i ragazzi decisero di portare i loro genitori e la polizia sul luogo dell’accaduto. I genitori, un po’ confusi, accettarono. Una volta arrivati, con loro grande sorpresa il cadavere non c’era più. E no, questa volta non avevano sbagliato stanza.

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EMMA, JIA HAO, SARA M., STEFANO, 2021

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