Mi chiamano così: Matrigna

Tra marzo e aprile 2019, nella nostra classe – la 1F della Leonardo da Vinci a.s. 2018/2019 – abbiamo studiato la fiaba. Ne abbiamo ascoltate alcune, poi divisi in gruppi abbiamo voluto cambiare, cioè ogni gruppo sceglieva una fiaba e la raccontava dalla parte dell’antagonista (ovvero il cattivo della fiaba). Il mio gruppo ha scelto Biancaneve e i sette nani. Successivamente, a casa, ho scritto tutto il racconto narrato dal punto di vista dell’antagonista, che in qualche modo cerca di essere la “buona” della fiaba.

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Buongiorno a tutti, io sono la matrigna di Biancaneve, di certo non mi definisco così, ma più una che voleva far ricordare a Biancaneve che è la diciottenne più popolare del villaggio. Quella ragazza così cocciuta riuscì a rovinare tutto, se solo non avessi sposato suo padre (un uomo fedele, al contrario di lei), ora mi ritroverei a sorseggiare un cocktail in Brasile, ma non andò così.

Ora vi comicio a raccontare tutto quello che era successo. Vivevo a Franckvill, un paesino vicino a Francoforte in Germania. Ero molto felice nella mia casetta e sorseggiavo il tè delle cinque, quando vidi un valletto che appendeva volantini sparsi per il paesino. Essendo incuriosita andai a vedere quel volantino, sul quale c’era scritto: <Re di Francoforte cerca moglie>, allora decisi di andare dal re per diventare sua sposa.

Quando mi trasferì a Francoforte affittai un appartamento per una settimana, perchè se il re non mi avesse accettata sarei tornata a Franckvill. Mercoledì mattina, alle otto, iniziai a prepararmi per arrivare puntuale all’appuntamento. Arrivai dal re alle nove in punto e iniziammo a parlare delle nostre vite quotidiane. A quel punto saltò fuori che il re aveva una figlia, la cui madre era morta mentre partoriva. La figlia del re avrebbe compiuto i suoi diciott’anni, così andai da lei. Quando la vidi per la prima volta, mi sembrava una ragazza tanto buona, era molto carina e le porsi i miei saluti, ma lei non ricambiò il piacere e mi rispose: – Cosa vuoi, vecchia?!
Allora io le chiesi come mai mi avesse risposto in quel modo, e lei aggiunse: – Non sono affari tuoi, ora vattene.

Dopodiché me ne andai, pensando che forse mi rispondeva così per il motivo che non aveva superato la perdita della madre. Pertanto, decisi di organizzarle la festa per i suoi diciott’anni migliore che si fosse mai vista.  Poi, chiesi a mio marito che cosa ne pensava di tutto ciò (ormai ci eravamo sposati e Biancaneve non era molto felice di questo. Riesco a dedurlo perchè quando finì il matrimonio, la beccai bere alcolici). Chiesi a mio marito se potevo mandare Biancaneve da dei miei amici, per la precisione sette, e che l’avrebbe portata il mio fedele cacciatore, così da poter organizzarle una festa, e lui accettò. Proseguendo, andai a dire a Biancaneve che doveva andare a stare da alcuni miei amici per qualche giorno, però lei replicò: – Ci scommettevo che mi avresti mandata al manicomio, grazie!

Così preparò i bagagli, se ne andò e io a quel punto pensai che fosse diventata matta. Chiamai i valletti per fare gli inviti, altri per scegliere i vestiti, altri ancora per il cibo, i dolci… Alla fine ho pure chiamato il pasticciere migliore del paesino. Si misero tutti a lavoro, in particolare i valletti, perché dovevano darsi più cose da fare. I valletti erano quelli che si preoccupavano dei dolci (insieme ai pasticceri). Precisamente servivano cinquecento muffin, duecentocinquanta pasticcini (tra cui alla fragola, al cioccolato, al kiwi, alla vaniglia…), venti crostate e settanta torte di vario tipo.

Intanto, Biancaneve stava andando nella foresta assieme al cacciatore, che aveva un fucile per sparare ai nemici, ma quando Neve (Biancaneve) vide il fucile pensò che il cacciatore volesse spararle, perciò scappò e corse nel fitto della foresta. Mentre correva, iniziò ad avere delle allucinazioni, ovvero che la “matrigna” era prorio lì che le diceva che se fosse tornata al castello sarebbe morta. Neve pensò che fosse vero, così corse ancora più veloce ed arrivò in una casetta dove trovò un cartello su cui c’era scritto: <I sette nani torneranno più tardi, stanno lavorando nelle miniere>. Biancaneve pensò che i cosidetti sette nani fossero molto ricchi, così si disse a bassa voce: – Se faccio finta di essere dispersa, mi accoglieranno e così potrò godermi il loro denaro inseme a loro.

Intanto il cacciatore, che aveva sentito tutto, venne a riferirmi l’accaduto e io gli risposi: – Magari quando vedrà la festa cambierà idea. – e a quel punto pensai che sarebbe andato tutto bene, quindi continuai a preparare la festa.

I sette nani, quando tornarono dalle miniere, videro questa bella fanciulla che dormiva nel letto di Brontolo, e lui come al solito brontolò. Allora la svegliarono e lei disse: – Ciao cari esserini, scusatemi per il disturbo, ma mi ha mandato la mia “matrigna”. Come vi chiamate? – Loro risposero: Brontolo, Dotto, Cucciolo, Mammolo, Eolo, Pisolo e Gongolo. Nel frattempo lei disse: – Che nomi carini che avete! -, e così andarono a mangiare perchè erano tutti affamati.

La mattina seguente, dopo aver fatto colazione, i sette nani dissero a Neve di non aprire a nessuno perchè loro dovevano andare a lavorare. Lei disse: – Tranquilli miei cari amichetti, non aprirò a nessuno. – Dopo qualche ora che i nanetti se ne erano andati arrivò qualcuno a bussare alla porta, e quel qualcuno ero io. Mi ero travestita da vecchietta per vedere come stava Neve, che aprendo la porta disse: – Chi sei? –  Io risposi: –  Sono una povera anziana che vorrebbe porgere una mela rossa ad una bella fanciulla come te. – Neve rispose: – Grazie! – Così prese la mela, ne assaggiò un pezzettino e cadde a terra. Io pensai che fosse svenuta perchè la tormentava il rimorso di aver aperto la porta, proprio come avevo escogitato io.

Di seguito tornai al castello e iniziai a preparare il mio regalo. Avevo intenzione di regalarle uno specchio che avevo ricevuto da mia nonna quando ero piccola. Questo specchio, quando pronunciavi le parole <Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?>, diceva il mio nome, ma una volta impostato sul nome di Biancaneve sarebbe stato suo. Una volta, mentre pronunciavo le parole magiche, Neve era nascosta dietro di me e mi aveva sentito, chissà cosa aveva pensato, ma continuiamo a parlare di lei.

A casa dei nani, era sdraiata sul pavimento. Quando i nani la trovarono cercarono di svegliarla, ma non riuscendoci la portarono in mezzo al bosco e la sdraiarono su un lettino fatto di fiori. Biancaneve aveva escogitato tutto perché mentre i nani sarebbero andati a prendere altri fiori sarebbe passato un principe, e fu proprio così.
Passò un principe con gli occhi azzurri, alto e con i capelli neri (voi penserete che il classico principe azzurro non ha i capelli neri, ma lui sì, e fidatevi se vi dico che era davvero il principe azzurro). Comunque, quando il principe baciò Neve, lei per divertirsi fece finta di non risvegliarsi, così il principe la baciò ancora una volta. Neve per sbirciare aprì un occhio e lo richiuse subito ma il principe la vide, così fece finta di andarsene nascondendosi dietro un albero e quando Neve si alzò per vedere dove era finito il principe, lui le apparve alle spalle, le chiese come si chiamasse e lei rispose: – Biancaneve. – e senza farselo ripetere due volte lui la portò al suo castello e si sposarono. Strano, non trovate?

Quando i nani non trovarono più Neve non ne fecero un dramma, anzi erano felici perché avevano capito che era antipatica e da quel giorno non si fecero più vedere, ma non stiamo parlando neanche di nani, quindi andiamo avanti. Dopo qualche mese, Biancaneve si sentì in colpa per non aver detto nulla al padre, così tornò a Francoforte e raccontò la sua falsa versione di quello che era successo, ovvero: che io avevo mandato il cacciatore per ucciderla, che io ero nelle sue allucinazioni, che io  volevo mandarla al manicomio, che io mi ero travestita da vecchia (questo era vero, ma l’ho fatto solo per sapere come stava) e che io volevo essere la più bella del reame e che me lo facevo dire da uno specchio.

Già mio marito era arrabbiato con me perchè Neve era sparita, e ora chissà cosa mi dirà quando quella ragazzina insolente avrà finito di raccontargli tutto? – pensavo.

Il giorno dopo mio marito mi lasciò e mi bandì da Francoforte, da quel giorno odiai quella ragazzina viziata. Se solo non avessi avuto una figliaccia così! Comunque non sono triste. Girando per Berlino, andai in un bar dove incontrai tanti personaggi delle fiabe che tutti pensavano fossero cattivi.
UN GIORNO CI VENDICHEREMO DI NEVE E DI TUTTI QUANTI. AHAHAH!!!!

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CARLOTTA (2019)

 

Tutte le immagini di questo articolo sono opere dell’artista tedesco Franz Jüttner (1865–1925), dal libro “Schneewittchen”, Scholz’ Künstler-Bilderbücher, Mainz 1910 (da: Wikipedia Commons)

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