Noi, kids / 1

Il 17,18,19 settembre 2021 si è tenuto a Reggio Emilia il festival Internazionale Kids, una serie di incontri per ragionare e capire con gli esperti della rivista. Ringraziamo gli organizzatori e le alunne e gli alunni della nostra scuola che vi hanno partecipato: Agata A., Agata S., Alessandro, Alì, Alice G., Alice S., Andrea, Arianna, Asia, Beatrice, Bianca, Camilla, Chiara, Clara, Daniele, Diego, Diletta, Elisa, Elyas, Emma A., Emma C., Emma G., Francesco, Gabriele, Giorgia, Giovanni, Ginevra, Giulia B., Giulia H., Giulia I., Giulio, Gregorio, Greta, Iris, Jordi, Karim, Margherita, Laura B., Laura P., Lavinia, Letizia, Lorenzo B., Lorenzo D., Lorenzo P., Ludovico, Malak, Martina M., Martina P., Massimo, Maya, Niccolò, Pietro, Raien, Rayan, Samuele, Sara C., Sara H., Sebastiano, Selina, Serena, Shu Ting, Stefano, Susanna, Tommaso, Viola, Vittorio, Youssef. E ringraziamo anche i genitori e le/i docenti accompagnatori: Adriana, Alberto, Anna, Chiara, Elena, Lorenza, Marco, Raffaela.

Nei giorni successivi, tornati a scuola, abbiamo raccolto alcune loro considerazioni sulle attività a cui hanno partecipato. Leggetele tutte, se vi siete persi il festival sarà un po’ come esserci stati, e di sicuro vi verrà voglia di andarci l’anno prossimo.

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Questo è il commento di Letizia (2E): “Durante il weekend ho visto molti corsi, ma quello di cui parlerò è quello di Jonathan Bazzi sulla comunità LGBTQ. Durante la prima parte, Jonathan parlava di come da piccolo si sia sempre sentito ‘diverso’. Preferiva il rosa al blu. Se poteva scegliere tra un gioco per maschi oppure uno da femmina, sceglieva il secondo. Raccontava che la nonna, il pomeriggio, gli metteva lo smalto, però doveva toglierlo subito perché era considerata una cosa riservata solo alle femmine, oppure di quando andava con la nonna a casa delle vecchiette, che lo facevano giocare alla strega con le spezie.
Ogni tanto Jonathan si fermava e chiedeva al pubblico se avessero delle domande, per non risultare noioso. Durante la seconda parte ha parlato della sua adolescenza, dicendo che in quel periodo si sentiva diverso perché i suoi compagni maschi facevano cose da maschio, le femmine cose da femmina, e lui era in un limbo, non sapeva chi era, cos’era. Alcuni ragazzi lo prendevano in giro, così per un periodo faceva ciò che era considerato esclusivamente per ragazzi, si vestiva come gli altri. Solo dopo capì che era meglio essere se stessi, che ognuno è libero di essere ciò che vuole, chiuse le sue paure e i pregiudizi in un cassetto che è ancora chiuso è che non verrà mai più aperto. Quando Jonathan ha finito il suo discorso ha chiesto se qualcuno volesse dire qualcosa, e praticamente tutti avevano qualcosa da dire.
Sinceramente, è stato uno dei weekend più belli della mia vita, mi sono divertita tantissimo. Anche dopo l’incontro di Jonathan non ti potevi annoiare, potevi andare a fare il corso dei poster aperto a tutti, a vedere dei filmati, oppure andare allo shop per prendere un libro o una maglietta. Secondo me il corso era ben organizzato, era tutto vicino, così se dopo un corso ne avevi subito un altro non perdevi l’inizio”.

Le fa eco Alice S. (2E): “A parlare di questo argomento erano uno scrittore di nome Johnatan Bazzi e un giornalista del festival. All’inizio lo scrittore ci ha parlato della sua infanzia e delle medie, che secondo lui sono il periodo più difficile, perché inizi a capire chi sei. Una delle cose più belle era che non era solo il giornalista a fare le domande, ma anche il pubblico poteva intervenire e dire un fatto che gli era accaduto o fare una domanda. È stato molto interessante e coinvolgente”.

Elyas (della 3E) ci scrive: “Il rapper Amir Issaa è venuto all’Internazionale Kids per spiegarci le basi del rap e la sua storia. Ha raccontato che scoprì il rap grazie a un suo amico, che gli diede una cassetta con dentro tanti generi musicali, e una delle canzoni era dei Public Enemy, un gruppo composto da Flavor Flav e Chuck D. Da lì Amir si innamorò del rap. Ha anche spiegato che la sua famiglia – quando era un ragazzino – era povera, e per registrare musica non aveva molti strumenti, quindi scriveva delle rime in un quadernino per sfogarsi.
Ci ha anche incoraggiato dicendoci che adesso con gli strumenti che abbiamo possiamo fare musica senza problemi, per esempio registrando le canzoni col telefono o col computer. Amir ha detto anche che non c’è bisogno di copiare il linguaggio dei rapper americani ma è meglio essere originali e autentici, e che a volte puoi inventarti anche parole tue! Da questo incontro ho capito che il rap è un grande strumento, che non deve essere usato solo per vantarsi, ma anche per sfogarsi ed esprimersi.

Ecco la testimonianza di Bianca (1E): “‘Abbiamo tutti bisogno del femminismo’ è stata una conferenza di Giulia Blasi molto interessante. Si è parlato di società patriarcale e di tutti gli stereotipi sulle donne. Il momento che mi è piaciuto di più è stato quando la giornalista ha chiesto alle ragazze a chi di loro fosse stato detto di sedersi composta come una brava bambina, e quasi tutte hanno alzato la mano. Quando ha fatto la stessa domanda ai ragazzi, invece, nessuno ha alzato la mano. Questo mi ha fatto capire che le differenze di genere ci sono ancora!”.

Raien (2E), ha seguito l’incontro con Espérance Hakuzwimana Ripanti sul movimento “Black lives matter”: “Alla inaugurazione è seguita una storia di schiavitù nera, facendoci toccare e tenere dei libri che ne parlavano. È stato molto commovente per la cattiveria subita dai neri, si è parlato di poliziotti che hanno ucciso delle persone, che hanno inprigionato e discriminato. Penso che sia stato molto interessante per me e per i miei compagni. C’è stato molto coraggio da parte della persona che ne ha parlato”.

Su questo incontro, Viola (della 3E) aggiunge: “Alcuni ragazzi della scuola hanno partecipato ad una conferenza organizzata dalla celebre rivista INTERNAZIONALE KIDS, tenuta dalla scrittrice e attivista Espérance Hakuzwimana Ripanti, ai chiostri di S. Pietro. Lei ci ha spiegato la sua storia e la sua esperienza come donna e ragazza di colore: ci ha fatto riferimenti a persone che l’hanno ispirata con le loro azioni di ribellione, per far valere i loro diritti, come Rosa Parks. Ci ha raccontato degli episodi tratti da libri a lei molto cari, che le hanno insegnato che a volte le cose non sono come ce le aspettiamo. E poi ci ha parlato della nascita del movimento Black Lives Matter – partito dopo la morte di George Floyd – e del suo successo in tutto il mondo. Ci ha insegnato che di fronte alle ingiustizie si può dire di no senza paura e che bisogna difendere i propri diritti con tutte le nostre forze, solo così si possono raggiungere i nostri obiettivi.

Anche Camilla (2D) ha assistito a quell’appuntamento: “Una scrittrice ci ha raccontato cos’è il razzismo e ci ha illustrato e raccontato alcuni avvenimenti. Ci ha raccontato la storia di Rosa Parks e di quanto fosse ingiusta la vita un po’ di anni fa negli Stati Uniti, di quanto fosse pericoloso solo compiere il tragitto da casa a scuola. ‘Potevi essere ucciso in ogni momento’, ha spiegato. Ci ha confessato che per lei solo il pensiero era straziante, ma ci ha anche detto che non dobbiamo dimenticare, per fare in modo che non si possa ripetere una situazione così orribile! Io penso che sia stato molto interessante, perché non era una lezione ma un racconto. E lo scopo era non farci annoiare, ma far capire in modi interattivi il significato di ciò che è successo in passato, e secondo me ci sono riusciti pienamente”.

Ed Emma C. (2E) lo commenta così: “Credo di non essere mai stata più concentrata e trasportata in qualcosa in vita mia. Quello che è stato detto mi ha fatto riflettere su due cose: su come ognuno di noi possa fare la differenza, e di quanto sia difficile e pieno di ostacoli il mondo intorno a noi. In quel momento non stavo pensando a nient’altro, solamente alle parole e frasi che sentivo. Credo che questo corso mi abbia aiutata molto a capire quello che passano molte persone e mi sono resa conto di quanto io sia fortunata (almeno per ora). Sono sicura che quella sia stata l’ora più educativa della mia vita”.

Via B. Gigli, Reggio Emilia, settembre 2021.

Francesco (classe 2F) è stato al laboratorio sul fumetto dal titolo “Un momento imbarazzante”: “Siamo entrati in una sala, abbiamo preso posto e ci hanno dato un foglio dove potevamo creare un momento imbarazzante in tema fumetto. La signora ci ha fatto vedere tanti momenti imbarazzanti e ce ne ha detti altri a voce. Nel frattempo, un’altra signora disegnava sull’ipad e noi potevamo disegnare il nostro. Ho fatto anch’io il mio: alle elementari un alunno dice una parolaccia e il suo compagno gli dice: ‘Ora lo dico alla maestra!!’. E lui risponde: ‘Nooo!! Ti prego, non dirlo alla maestra!’. L’altro allora alza la mano: ‘Maestra, maestra, posso andare in bagno?’. La maestra gli risponde di sì e così il momento d’imbarazzo del suo compagno è passato”.

Il maestro giapponese Yoshi Terao, calligrafo, ha condotto il laboratorio “Impariamo i kanji”, su cui ci informa Giulia H. (2D): “Prima, i giapponesi comunicano solo parlando, dopo cominciano a trascrivere usando la calligrafia kanji, che proviene dalla Cina, quindi i cinesi la conoscono, ma la pronunciano diversamente. I cinesi poi hanno semplificato la calligrafia. Il Giappone e la Cina festeggiano ogni anno, il quindicesimo giorno dell’ottavo mese lunare (quest’anno il 20 di settembre), una giornata chiamata 中秋节 (Zhōng Qiū Jié, festa di metà autunno). Quando c’è la luna piena, tutti mangiano un dolce che in inglese si chiama ‘Mooncake’. Le culture giapponese e cinese sono un po’ simili anche dal punto di vista dei vestiti antichi: 和服 (Hé Fú, kimono) e 汉服 (Hàn Fú, i vestiti tradizionali cinesi)”.

Stefano (della 2E) ci riferisce dell’attività “Poster Power”: “Io sono stato all’apertura iniziale, il primo giorno, e alla sessione di domenica, l’ultimo giorno. Vorrei parlarvi dell’importanza dei poster, una sessione che può sembrare secondaria, ma è molto importante nello spirito del festival. Questa era una sessione continua (che si è svolta sempre ma a orari diversi) per permettere ai ragazzi che avevano ascoltato i convegni di fare i loro poster di protesta. Quindi un momento per capire cosa ci stava a cuore. I ragazzi potevano andare al primo piano dei chiostri, dove potevano trovare dei fogli di carta con immagini o delle brevi frasi con cuoi potevi fare il tuo poster. Questa attivita mi è piaciuta molto, perché: primo, l’ho fatta col mio amico Raien; secondo, hanno raccolto migliaia di poster che erano l’impegno dei ragazzi”.

Un’altra ragazza di nome Giulia (della stessa classe, la 2E) ha partecipato al talk dal titolo “Domande incrociate”, con il giornalista e scrittore Claudio Rossi Marcelli, che su Internazionale Kids cura la rubrica “Daddy”. Ci dice: “Ho partecipato a questo laboratorio a domande incrociate per ascoltare i problemi degli altri, per confrontarli  con i miei, e magari anche per aiutare gli altri a risolverli. Ci sono stati molti ragazzi di età differenti, ognuno parlava di qualcosa di diverso, ed era bello secondo me vedere tutti che si aiutavano a vicenda come un piccola comunità. Questo laboratorio si è svolto ai chiostri di san Pietro, vicino alla nostra scuola. Esperienza molto bella, intrigante”. Poi vuole lanciare un messaggio:Ricordati che, se hai un problema, parlane con qualcuno, NON SEI SOLO!!”.

Agata (classe 3A) ha messo un titolo al suo contributo: “Salvare le api per salvare l’uomo”. Ci scrive: “Sabato 18 settembre, presso i Chiostri di San Pietro, nell’ambito del festival Internazionale Kids, ho assistito a una conferenza tenuta da Gianumberto Accinelli. Entomologo e scrittore di numerosi libri sugli insetti, ha affrontato un interessantissimo tema che è quello legato all’importanza delle api nel nostro ecosistema. ‘Con gli occhi di un’ape’ – questo il titolo dell’incontro – poiché le api selezionano i fiori in base al loro colore, confondono il nero con il rosso, non distinguono il giallo, il rosso-arancio e il verde-giallastro, e confondono anche il rosso porpora con il violetto. Le api sono molto fedeli perchè quando scelgono un fiore, da cui trarre il polline, creano un legame esclusivo col fiore stesso posandosisempre su di esso. Quello dell’ape è un ruolo vitale per tutto l’ecosistema perchè è responsabile di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali. Se potessimo essere anche noi api ci renderemmo conto di come stiamo morendo in silenzio a causa dei pesticidi usati nell’agricoltura, che sono la principale causa della nostra morte con esiti catastrofici”.

Anche Karim (della classe 2D) ci parla di api: “Le api sono importanti per la biodiversità e per le diverse specie di piante e fiori. Ogni ape va su un fiore e raccoglie il polline. Andando verso l’alveare, fa cadere il polline sui fiori che trova lungo il percorso. Le api sono in via d’estinzione perché vengono utilizzati concimi chimici per far crescere più velocemnete le piante. A me ha colpito quando l’entomologo ha cominciato a farci delle domande imbarazzanti, come quella sull’animale ‘scarabeo stercorario'”.

Samuele (2E) ha seguito l’incontro sulla storia della musica pop: “Tutto è iniziato con una fila interminabile, ma per fortuna siamo riusciti a trovare posto. Quando ci siamo seduti, io e mio fratello, abbiamo visto entrare due ragazzi, la Rappresentante Di Lista (sono andati perfino a Sanremo!!!). Hanno iniziato a parlare con il presentatore della musica pop, dai tempi dei Beatles, di Michel Jackson e Madonna fino a oggi, con Billie Eilish. La conversazione fra i tre è stata interrotta spesso e volentieri da pause musicali, diciamo delle “dimostrazioni”, e da domande e risposte con il pubblico. Per esempio, una bambina ha chiesto: ‘Ma voi li conoscete gli AC/DC?’. Questo corso mi ha fatto capire che molti bambini anche piccoli conoscevano canzoni ‘d’epoca’, quando io credevo che fossi solo io. Questo mi ha reso molto felice, perché mi fa piacere sapere che ragazzi e bambini non ascoltano solo la musica di ‘sti rapper. È stato molto piacevole, sì, una bella esperienza”.

E Sebastiano (anch’egli della 2E) aggiunge: “Ci sono state molte scelte, ma io ho scelto la musica. Si parlava di musica pop, come è cambiata negli anni, parlando degli artisti contemporanei e non. Iniziativa molto divertente, con due ospiti molto famosi: La Rappresentante Di Lista. Spero che nei prossimi anni non sarà bloccato causa covid, perché lo rifarei”.

Sara C. (classe 2B) ha partecipato al laboratorio di scienze “Cosa c’è nella mia testa”: “Il signore che ha fatto il laboratorio era un giornalista (Andrea Vico), che ci ha spiegato come funziona il nostro cervello e ci ha detto che all’inizio è difficile fare alcuni “esercizi per la mente”. Per esempio abbiamo provato un esercizio in cui non bisognava dire il nome di un colore, ma il nome del colore con cui era scritta la parola. Quando si è capito il meccanismo, diventa facile. Ci ha parlato anche  delle fake news e che è importante verificare un’informazione prima di condividerla o crederci. Mi é piaciuto molto questo laboratorio perché mi ha fatto capire che tutte le cose,  anche quelle all’inizio più complicate per il nostro cervello, possono essere fatte: basta un po’ di allenamento e di buona volontà”. Ha poi aggiunto: “La sala in cui eravamo era bellissima!!!”.

Anche gli alunni e le alunne della classe 1C – ospiti al festival nella mattinata del sabato – ci hanno scritto: “La partecipazione al Festival Internazionale Kids è stata un’esperienza emozionante che ci ha permesso di liberare i nostri pensieri e la nostra creatività. L’attività di realizzazione dei poster è stata divertente e coinvolgente; gli esperti erano sempre disponibili e pronti ad aiutarci. Abbiamo visto dei cortometraggi molto interessanti ed educativi in un ambiente spazioso, accogliente e suggestivo”.

Infine raccogliamo l’intervento di Agata A. (della classe 3E), che fa un reportage della situazione dell’Afghanistan – oggetto di una conferenza al festival – intitolandolo “Afghanistan: sempre in guerra”. E scrive: “Sono una ragazza dell’istituto secondario Leonardo da Vinci e scriverò di una conferenza sull’Afghanistan. Durante la giornata di sabato 18 settembre, io e altri e altre della mia classe abbiamo partecipato ad alcune conferenze su dei macro temi della vita quotidiana, o su avvenimenti recenti, fatte dalla rivista INTERNAZIONALE KIDS; io ho partecipato a quella sull’Afghanistan e in questo articolo ve ne parlerò. L’Afghanistan è un paese molto ricco, ma impoverito da guerre, mafia, e un governo instabile; per capire bene dobbiamo cominciare dall’inizio: afghanistan in lingua pashtun significa ‘paese dei cavalieri’ e afghani vuol dire per l’appunto ‘cavalieri’, invece talebani significa ‘studenti, studiosi’. Loro stessi si definiscono studiosi perché pensano di essere gli unici a interpretare correttamente il CORANO, ma i loro ideali non sono mai stati un grande beneficio per il popolo afghano, infatti ultimamente la gente scappa. C’è un’immagine che è diventata molto popolare: ritrae una bambina che è scesa dall’aereo in Europa e saltella felice, dunque, la gente per natura non abbandona la propria casa, le proprie cose e la propria famiglia, e quindi non è naturale che addirittura un bambino sia felice di aver lasciato il suo paese. Questo fenomeno di emigrazione è dovuto soprattutto alle regole imposte dai talebani, come ad esempio il burqa per le donne, oppure il divieto di studiare esteso persino ai maschi (l’ignoranza della massa fa avere più potere). Ad esempio il burqa: i talebani dicono che è l’abito tradizionale, ma in realtà sui social è in atto una protesta, le donne fanno vedere i loro veri abiti tradizionali che sono colorati e non troppo coprenti.
Tornando al discorso iniziale, l’Afghanistan grazie alle montagne, al terreno fertile, allo zafferano, ai lapislazzuli e anche alla via della seta e alla sua posizione strategica, nel tempo è stato molto ambito da tutti i più grandi imperatori, infatti in molti hanno provato a conquistarlo ma nessuno ci è mai riuscito. Purtroppo anche le cose più belle hanno un lato negativo, ad esempio in Afghanistan ci sono distese di enormi di fiori bellissimi, i papaveri, da cui però si estrae una droga molto forte che fa diventare l’Afghanistan la ‘meta vacanze’ preferita dei trafficanti di droga. Se non fosse per tutti questi problemi, anche le città come Kabul sarebbero una meta turistica molto apprezzata; ci rendiamo conto di tutti questi problemi perchè, perfino in un oggettotradizionale come i tappeti, è stata inserita la guerra (bombardieri, carri armati ecc…), perchè ormai fa parte del quotidiano.
Concludo questo articolo dicendo che, per nostra fortuna, ci sono ancora tante persone che combattono, come Malala, nota ragazza pakistana che a soli dodici anni ha aperto il suo blog per far sapere al mondo intero come è veramente vivere con i talebani; e speriamo ci sia sempre qualcuno che continui a lottare perchè se no, rischiamo di perdere per sempre posti bellissimi come questo. Io penso che anche se un posto è bellissimo, ma viene usato in modo negativo, perde tutto il suo splendore”.

Non ci resta che darci appuntamento per l’anno prossimo, confidando nel fatto che il secondo Festival sarà certamente un evento ricco di sorprese e coinvolgente come lo è stato quest’anno.

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La foto di copertina e le altre che corredano l’articolo sono state scattate da Marco, Sara C. e Shu Ting, tra il 17 e il 19 settembre 2021 ai chiostri di San Pietro, Reggio Emilia, in occasione del 1° festival di Internazionale Kids.

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