Tre fiabe e mezzo molto moderne

Ho ritrovato questi files nella cartella della classe 1D (IC Da Vinci di Reggio Emilia, a.s. 2014/2015) ma non sono riuscito a risalire agli studenti o studentesse che li hanno scritti. Però potrebbero essere lettori del blog, e le loro fiabe moderne meritano di essere lette. Ecco, abbiamo due buoni motivi per pubblicarle. Ma – accidenti! – l’ultima fiaba, sebbene fosse promettente, non fu mai terminata. Vuoi provarci tu?

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Stazione Centrale, Reggio Emilia, luglio 2020.

LA MATITA DELL’OPERAIA

C’era una volta una regina che si trasferì in Cina perché la sua città venne distrutta da una grossa alluvione.

Un giorno, mentre passeggiava per la città, si scontrò con una ragazza e subito la valigetta che aveva in mano cadde e si aprì. La regina, quando vide i fogli pieni di progetti di case e di disegni della ragazza, le chiese: “Ma tu sei un’operaia?”. La ragazza rispose: “Sì, sono un’operaia”. La regina allora disse: “Perfetto, finalmente qualcuno che mi possa aiutare”. E la ragazza: “Sì, cosa le serve?”. La regina disse: “Vediamoci domani nel mio piccolo appartamento e così lo scoprirai”.

Il giorno dopo, l’operaia andò a casa della regina. Discussero un po’ della casa che l’operaia doveva costruire, ma quando la ragazza provò a fare uno schizzo della casa nuova si accorse che la matita, pur avendo la punta, non disegnava sul foglio. Quando provò a scuoterla un po’ si accorse che disegnava nell’aria e che quello che disegnava diventava realtà. La regina passò davanti al campo di lavoro , e vide che l’operaia, invece di costruire la casa normalmente – con i mattoni – la stava disegnando nell’aria.

La regina, quando si accorse di questa cosa, cacciò via l’operaia. Dopo qualche ora che l’operaia se ne fu andata, vide che la casa diventò realtà, allora si pentì di aver cacciato l’operaia e la richiamò dicendole di ritornare perché le mancavano gli arredamenti; ma l’operaia le rispose di no e che la regina si sarebbe dovuta arrangiare.

Così la regina, non avendo soldi, rimase senza arredamenti.

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Stazione Centrale, Reggio Emilia, luglio 2020.

DUE AMICI E UNA TIGRE

C’era una volta un gruppo di persone che, spaventate dalla guerra, decisero di scappare. Così presero il primo aereo libero e fuggirono. Però ci fu un problema: un caccia lanciò un missile contro l’aereo, che precipitò su un’isola deserta.

Gli unici sopravvissuti erano un mendicante e un ricco mercante. I due non si rivolsero la parola fin da subito. Il mercante incominciò a costruire un’abitazione, mentre il povero si avventurò nella foresta circostante in cerca di cibo. Dentro alla foresta sentì uno strano rumore, si girò e vide un enorme scarabeo verde e nero. Subito fece un passo indietro quasi per scappare, ma poi sentì una voce profonda e si fermò: era lo scarabeo. A quel punto, sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene e, bloccato dalla paura, non si mosse di un centimetro. Allora l’insetto continuò: – Io so come far scappare te e il tuo amico da quest’isola, e se ci riuscirai potrete tornare a casa vostra, dove ormai la guerra è terminata.

Il mendicante era tutt’orecchi, non vedeva l’ora di riabbracciare le sue due figlie. – Dovrai salire su quel precipizio e buttarti giù, poi dovrai fare a nuoto due volte il giro dell’isola. A quel punto uscirai dall’acqua e lì, vicino alla capanna del mercante, dovrai lottare con un animale selvaggio.

Il mendicante, stupito dalle parole dell’insetto, si incamminò verso il precipizio, pensieroso. Arrivato, si lanciò e cominciò a nuotare fino alla spiaggia e lì vide una tigre. Subito si spaventò, ma dopo pensò alle sue figlie e con la voglia di rivederle si avvicinò all’animale con un grande bastone in mano. Con il cuore in gola, si avvicinò alla tigre e la colpì più volte fino a che la tigre gli si buttò contro e gli morse la gamba. Il mercante, vedendo la scena, prese un sasso e lo tirò in testa alla tigre, che cadde per terra morta. A quel punto arrivò lo scarabeo, che fece apparire una barca. Il mercante aiutò l’amico a salire e, insieme allo scarabeo, navigarono fino a casa.

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Stazione Centrale, Reggio Emilia, luglio 2020.

IL SINDACO E LA MATITA MAGICA

C’era una volta, in una città della Cina, Pechinopoli, un sindaco amato da tutti i suoi cittadini. In questa città non esistevano evidenziatori, bianchetti, e tanto altro, esistevano solo delle penne. Queste erano state inventate dal sindaco e distribuite tutti gli anni in tutta la città.

Il proprietario della fabbrica che produceva penne morì e i lavoratori, sfaticati, chiesero al sindaco di progettare qualcosa di utile, ma anche facile da costruire. Il sindaco decise: la matita, così quando fu pronta la volle provare. Mentre tornava a casa, il suo usciere gli chiese di poterla provare per un giorno, il sindaco rifiutò. Così l’usciere arrabbiato lo scaraventò a terra, e poi scappò via. La matita cadde in un tombino dove c’era un topo, che portò la matita in una casa piena di pentoloni magici e pozioni in cui viveva l’usciere, di nome Randeboldo. Egli fece cadere distrattamente la matita dentro un pentolone, dopo qualche minuto la matita iniziò a fluttuare in aria. Il mago stupito cercò di acchiapparla, quando ci riuscì vide che sopra c’era scritto: DOTTOR SINDACO ERNEBESTIALO.

Il mago si vestì da usciere e portò al sindaco la matita. Il sindaco lo ringraziò e ordinò alla fabbrica la costruzione delle matite. Il mago aveva pensato di portarla indietro per ricevere in cambio un premio, ma non ricevette nulla.

Mentre il sindaco stava firmando dei contratti con la nuova matita, le lettere della sua firma si staccarono dal foglio e iniziarono a fluttuare. Il sindaco stupito provò a disegnare una macchinina. Finito il disegno, anche questo iniziò a fluttuare, poi diventò una vera automobile. Super felice, il sindaco decise di andare dai bambini poveri a far loro dei regali. Disegnava per loro degli oggetti che diventavano realtà.

E dunque tutti diventarono felici, tranne Randeboldo, l’usciere mago. Lui non voleva la felicità nel mondo, ma la tristezza. Così decise di creare uno strumento per cancellare le cose disegnate dalla matita. Costruì una “MITRAGLIAGOMMA”, una mitragliatrice che sparava gomme esplosive. Di notte, andò in tutta la città e sparò le gomme per cancellare i disegni e le cose.

Il giorno dopo i disegni erano spariti, e anche le cose, naturalmente, e tutti i bambini poveri decisero di far protesta a Ernebestialo. Il sindaco, mortificato, ridisegnò. Mentre stava camminando verso casa, inciampò in un resto della bomba di gomma. Capì come si fossero cancellati i disegni, prese un residuo di gomma e andò dagli investigatori, perché voleva scoprire chi aveva cancellato i disegni. I risultati parlavano chiaro; era stato l’usciere, che venne messo in galera, mentre tutte le altre persone ritrovarono la felicità e vissero felici e contenti.

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Stazione Centrale, Reggio Emilia, luglio 2020.

IL SOGNO DI UNA RAGAZZA

Un giorno, una diva del cinema partì con il suo aereo privato per un’isola, per girare un film. Una ragazza, sapendo del viaggio, ne approfittò e si nascose dentro l’aereo perché voleva diventare un’attrice.

La diva, mentre girava il film, sentì un rumore dietro a un cespuglio, andò a vedere e vide una ragazza che le chiese: “Posso diventare una attrice come lei?”. “Certo che no!”, rispose la diva.

“Però… potresti farmi… sai fare la truccatrice?”, chiese la diva.

La ragazza rispose: “No, non sono brava a truccare…”.

“La parrucchiera?”.

“No…”.

“La costumista?”

La ragazza ci pensò: “La potrò vestire malissimo come una strega”, e poi disse: “Sì certo, sono bravissima in questo!”.

“Okay, da ora in poi sarai la mia costumista!”.

Pochi giorni dopo, la ragazza dovette vestire la diva con delle foglie, allora andò a cercarle. Ad un certo punto la ragazza trovò un insetto parlante dorato che le disse: “Se hai un sogno, lo devi realizzare senza farti ostacolare…

Stazione Centrale, Reggio Emilia, luglio 2020.

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In copertina e nell’articolo: aerosol art alla Stazione Centrale di Reggio Emilia, in memoria del writer newyorkese Phase 2, inventore del Bubble Style, morto nel 2019.

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