Una giornata a Nonantola

Nel mese di febbraio 2023, tutte le classi prime dell’IC Leonardo da Vinci (Reggio Emilia) si sono recate in visita all‘Abbazia di Nonantola (Modena), accompagnate dai propri insegnanti. La classe 1C ce ne fornisce un dettagliato resoconto. Ogni gruppo della classe, coordinato dalla prof di Lettere Maria Grazia Zappellini, si è occupato di un aspetto della visita:

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La facciata dell’Abbazia

La facciata attuale dell’Abbazia di Nonantola è il risultato dei restauri effettuati a inizio novecento. Dai diversi colori si riconosce la facciata in parte originale ed in parte rifatta. La struttura si presenta “a salienti” (cioè formata da diversi tetti a spiovente posti a differenti altezze), ma in altra epoca era “a capanna” (con solo due tetti a spiovente).

Nella facciata si nota il protiro (un piccolo portico sul portale d’ingresso) che poggia su due leoni stilofori (alla base di due colonne) situati uno sopra un cubo e l’altro sopra ad una sfera, a significare le due nature di Cristo: quella umana e quella Divina. Intorno al portale si possono notare formelle scolpite che rappresentano a sinistra la nascita di Gesù, a destra la nascita della Chiesa. Queste formelle erano come libri di pietra per le persone di quell’epoca, che erano analfabete. Sopra al portone d’entrata c’è la lunetta: una formella semicircolare che mostra Dio in trono, affiancato da due angeli e quattro evangelisti.

ANDREA, JACOPO, CHIARA, RIMES

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L’interno dell’Abbazia

L’architettura è di stile romanico ed è per questo che presenta una grande semplicità e il soffitto è molto alto e rivestito da travi di legno. L’abbazia ha la tipica struttura a navate, con quella centrale più grande rispetto alle due laterali, separate da due file di pilastri. La luce proviene dalle finestre situate a est sulle tre absidi dove sorge il sole. Entrando, l’elemento che salta più all’occhio è il presbiterio, lo spazio in fondo alla navata in cui c’è un altare, sopra al quale vi sono le sette lampade che rappresentano i santi presenti nell’abbazia.

Siamo scesi nella cripta, adornata da 64 colonne: 64 è un multiplo di otto, che è il numero della perfezione. Le colonne hanno i capitelli, parti alte decorate con motivi vegetali e una si distingue perché vi è raffigurato un animale. Inoltre nella cripta sono custodite le reliquie di sei santi nonantolani: Anselmo, fondatore e primo abate del monastero; Adriano III; due martiri e due vergini, mentre nell’altare maggiore sono conservate in una teca di vetro le ossa di San Silvestro. Un tempo la cripta era stata chiusa perché l’acqua sgocciolava dal soffitto; ora è stata restaurata e resa accessibile.

Dopo aver visitato la cripta, siamo risaliti nella navata di destra, dove è presente la statua in terracotta di San Bernando, raffigurato in piedi e vestito con i parametri sacri e le insegne episcopali: mitra (un copricapo) e pastorale (un bastone). Infine la nostra guida ci ha mostrato uno schermo digitale che illustra il cambiamento delle varie opere e monumenti dell’Abbazia nel corso degli anni.

LUCA, MICHELE, MANUEL, OBI, MARIECLARIE

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Il museo

A ridosso dell’abbazia di Nonantola si trova il museo. Una volta entrati al suo interno, abbiamo visto una sala con tante opere, tra cui una in particolare che rappresentava i componenti principali dell’abbazia, tra cui San Benedetto da Norcia di fianco a sua sorella Scolastica, Sant’Anselmo e i due papi più importanti di questa abbazia, cioè San Silvestro I e sant’Adriano III. L’opera è un polittico (un’opera composta da diversi pannelli affiancati) di Michele di Matteo Lambertini e risale al XV secolo.

Subito dopo abbiamo visitato la sala delle pergamene. Qui la nostra guida ci ha spiegato che la pergamena era ricavata dalla pelle di capra, che veniva scuoiata, lavorata, tirata e tagliata e per questo risultava molto differente dal papiro, che al contrario era di origine vegetale. Nella sala vi sono custoditi dei documenti preziosi: in uno c’è la firma di Matilde di Canossa e in un altro la firma di Carlo Magno. L’abbazia conserva dei documenti così importanti perchè ci passava davanti una via fondamentale: la Via Romea Nonantolana [chiamata così dal XX secolo], sulla quale transitavano ogni giorno moltissimi pellegrini e persone importanti in viaggio tra il Nord e il Sud d’Italia.

Successivamente siamo andati nella sala dei codici miniati. Al tempo erano stati scritti oltre 259 codici, ma solo tre sono conservati all’interno del museo poiché alcuni sono stati distrutti dai barbari, altri portati nei musei di Roma o di Modena e altri ancora portati in Francia da Napoleone. I tre codici sono:

> L’Evangelistario di Matilde di Canossa: scritto in minuscola carolina (nota), contenente splendidi capilettera e dieci miniature raffiguranti gli atti fondamentali dell’anno liturgico.

> L’Acta sanctorum: il secondo codice contenente le vicende dei Santi venerati nell’abbazia.

> Il Graduale (o Cantatorio): il terzo codice è musicale e contiene una rara testimonianza della particolare tipologia di notazione neumatica (in cui ad ogni segno corrisponde una nota musicale) elaborata in questo monastero.

Tutti e tre i codici hanno copertine preziose o in cuoio, o in argento, avorio e pietre preziose.

Nella sala dei codici miniati abbiamo ascoltato la musica di quei tempi: Il “Canto Gregoriano”. Si tratta di un canto liturgico solitamente interpretato da un coro di voci maschili, da un solista chiamato “cantore” o spesso dallo stesso celebrante con partecipazione di tutta l’assemblea liturgica ed è finalizzato a sostenere il testo liturgico in latino.

LAMEES, GABRIELE, MONICA, ANNA

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Il laboratorio “Amanuense per un giorno”

Durante il periodo medievale i monaci erano tra i pochi in grado di leggere e scrivere. Tra i monaci c’erano anche i monaci amanuensi, che ricopiavano i libri antichi perché non andassero perduti.
Durante la visita all’abbazia benedettina di Nonantola abbiamo partecipato al laboratorio “Amanuense per un giorno”, in cui abbiamo ricalcato e colorato delle capolettere come facevano i monaci amanuensi.

Nel Medioevo i monaci ricavavano i colori dai minerali, pietre preziose e dalle conchiglie, frantumandoli. Noi invece abbiamo utilizzato polveri di colori diversi mischiati all’albume, utilizzando delle conchiglie. I colori a disposizione erano oro, rosso, blu e verde.

Più che monaci amanuensi siamo diventati monaci miniatori, infatti la guida ci ha detto che i ruoli erano divisi tra varie persone: il monaco pergamenaio che preparava le pergamene, il monaco amanuense che scriveva con inchiostro nero ricavato da fuliggine o vegetali, il monaco rubricatore che usava il colore rosso per i titoli, il monaco miniatore che faceva le miniature e il monaco rilegatore che rilegava i libri.

PIETRO, TOBIA, RIKI, MELINDA, GENNARO

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In copertina e nell’articolo: alcune lettere capitali delle classi 1B, 1C, 1D; alunni e alunne della 1C al laboratorio “Amanuense per un giorno” all’Abbazia di Nonantola (Modena), febbraio 2023; le altre foto sono tratte dal sito web dell’Abbazia di Nonantola.

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