Europe in a frame. La parola al regista

Sabato 17 dicembre 2022 si è svolta presso il Laboratorio dei Chiostri di San Pietro la premiazione finale del progetto Europe in a Frame, nella quale sono stati proiettati i quindici cortometraggi realizzati da studentesse e studenti di cinque classi della nostra scuola (IC Leonardo da Vinci). A margine dell’evento, abbiamo fatto qualche domanda al regista Alessandro Scillitani che ha condotto i laboratori – insieme a Laura, Emanuele, Valentina, Daniela e Stefano – e ha curato le fasi più tecniche di produzione:

Come è stato lavorare alla realizzazione di quindici cortometraggi contemporaneamente?

È stato intenso, faticoso, però spesso le cose migliori vengono quando si lavora in modo costante e continuo a un progetto. Da un certo punto di vista sarebbe stato molto meglio avere più tempo per pensare e costruire i racconti, però avere poco tempo si è trasformato in un vantaggio. C’era la necessità di concentrare l’attenzione. Questo capita a tutti, non solo agli studenti, i quali a volte pensano “aspetto per studiare, tanto l’interrogazione ce l’ho fra un mese” e magari ci si riduce all’ultimo momento. La stessa cosa può succedere quando bisogna preparare un film: quando la data di consegna è lontana pensi: “posso farlo dopo!” e poi ci si riduce sempre e comunque all’ultimo momento. Qui il tempo era davvero poco, e si è dovuto lavorare su storie brevi e concetti essenziali.

Che emozione hai provato a lavorare con i ragazzi della Leonardo da Vinci?

È stato molto arricchente. È stato un lavoro di squadra molto molto forte, perché gli studenti erano tanti e la difficoltà certamente era quella di cercare di tirare fuori delle storie in poco tempo, che mettessero in luce determinati argomenti di grande rilievo e lo facessero in un certo modo. Ho detto da subito ai ragazzi che desideravo racconti non retorici. Tutti hanno lavorato con grande serietà, portando storie brevi ma non banali, provocazioni, piccole gemme di sintesi, a volte veri e propri pugni nello stomaco. E credo che siamo riusciti insieme a fare qualcosa di veramente bello. Io sono davvero molto soddisfatto di questo lavoro che abbiamo fatto insieme.

Qual è la differenza, dal tuo punto di vista, tra lavorare con attori professionisti e lavorare con attori dilettanti, come noi studenti, che recitano per la prima volta?

Penso che ci sia una grossa difficoltà in Italia dal punto di vista recitativo, che purtroppo ci si porta avanti da tempo. Una volta Orson Welles [un celebre regista e autore teatrale statunitense, ndr.] ha detto: “L’Italia conta oltre cinquanta milioni di attori. I peggiori stanno sul palcoscenico”. Ma, al di là della citazione, è vero che una difficoltà grande è quella di riuscire a fare in modo che l’attore sia credibile e non si veda che sta recitando. Questo elemento si ottiene lavorando molto sull’essenzialità.

Ecco, credo che i ragazzi abbiano dato delle ottime prove, proprio perché si sono messi in gioco con poche battute, e con serietà. E devo dire che c’è stata una partecipazione in questo senso molto forte, che fa sì che effettivamente a questo punto non si veda una grande differenza tra l’attore professionista e l’attore non professionista. Sicuramente l’aspetto più difficile è dire bene le battute, essere credibili.

Io spesso faccio documentari, proprio perché trovo che lì sia più semplice, perché una persona è se stessa. Nel momento in cui si deve interpretare un ruolo, ecco che la difficoltà c’è tutta, perché c’è tutto un lavoro di tecnica che poi non si deve vedere, quindi è estremamente complesso riuscire a essere credibili. Io credo che in questo caso la scommessa sia stata vinta, cioè molte ragazze e ragazzi sono stati capaci di mettersi in gioco e, pur non essendo professionisti, di lavorare con grande serietà e capacità.

A proposito, la premiazione della giuria ha dato il seguente esito. Miglior cortometraggio: Il sogno di Zhi Chen (classe 2F); migliori attrici protagoniste: Chiara Boiardi (Scambio di classe, classe 3D) e Maya Kopec (Una vita senza senso, classe 3D); miglior attore protagonista: Vittorio Federzoni (Non sono adatto a imparare, classe 2C); migliore sceneggiatura: Temporary (classe 3E); miglior soggetto: Blackout (classe 3C); giuria popolare online: Non sono adatto a imparare (classe 2C); menzione speciale “diritti umani”: Baraye (classe 2C).

E se non hai già visto i corti, puoi ancora farlo!

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MARTINA, VITTORIO, prof CECALUPO, 2022

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In copertina e nell’articolo: alcuni istanti dei laboratori con le classi 2F, 3D, 3E e la proiezione dei cortometraggi ai Chiostri di San Pietro (foto di Marco, novembre-dicembre 2022).

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