Je ne veux pas mourir

Je ne veux pas mourir, di Massimo Loi e Gianluca Mangiasciutti (ITALIA, 2017), 7′.

Nella prima parte del film sembra che lo spettatore sia uno dei passeggeri della barca e che quindi “veda” tutto ciò in prima persona, ma non può fare niente perché è una vittima come tutti gli altri.

Ci ho messo un po’ a capire questo film, perché non capivo come mai nella seconda parte fossero tutti bendati, come se non volessero vedere ciò che stava accadendo. Poi ho confrontato il video con la realtà e mi sono resa conto che questa cosa avviene tutti i giorni. Ovviamente, quella del filmato è una metafora che io ho tradotto in “sappiamo ma non vogliamo reagire”. Mi spiego meglio, nel video quello che si vede è uno spettacolo, ma nella vita reale gli spettatori siamo noi e chi sta sul palco a recitare è gente che soffre, che soffre davvero. Gente che, se noi volessimo, potremmo aiutare, ma non lo facciamo.

La bimba rappresenta, per come l’ho interpretata io, la speranza e l’aiuto che cerca chi vive quella situazione e che noi possiamo dare anche solo come fa vedere lei: con un abbraccio, che rappresenterebbe l’accoglienza. Quindi in pratica la bambina significa il gesto relativamente piccolo che potremmo fare per aiutare queste persone.

CHIARA, 2022

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In copertina e nell’articolo: due fotogrammi del cortometraggio “Je ne veux pas mourir” (puoi vedere il trailer su Youtube).

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