Tutta l’estate in un giorno

Ray Bradbury, Tutta l’estate in un giorno (All Summer in a Day), 1954.

Margot ha nove anni e abita sul pianeta Venere, dove piove ininterrottamente da sette anni. A differenza di molti altri bambini della sua scuola, che ci abitano da tutta la vita, lei si ricorda del Sole. Quando arriva il giorno in cui secondo gli scienziati dovrebbe smettere di piovere, Margot litiga con un altro bambino, che la rinchiude in un armadio. Solo dopo che ricomincia a piovere i bambini si rendono conto che hanno fatto perdere a Margot i raggi di Sole che non vedeva da cinque anni.

Di fantascientifico in questo racconto c’è che è possibilie vivere su Venere come sulla Terra, all’aria aperta senza alcun tipo di protezione. Inoltre su Venere non piove mai, figurarsi per sette anni. Questo però è soprattutto dovuto al fatto che il racconto è stato scritto nel 1954, quando le informazioni su Venere erano scarse, e quindi è stato totalmente inventato, mentre oggi i racconti fantascientifici devono essere “realistici”.

Lo scopo di questa storia è narrare, attraverso un racconto fantascientifico, la situazione di razzismo negli Stati Uniti di allora. Margot, che fa parte di una minoranza, viene trattata male dalla maggioranza. Negli Stati Uniti gli immigrati (come Margot nella storia) sono maltrattati dai più forti, la maggioranza.

A me il racconto è piaciuto nonostante il finale triste perché ha una trama semplice e un linguaggio anch’esso semplice. E’ scritto in terza persona, ma è raccontato dal punto di vista di Margot.

SARA ELISABETH “VAN DER BREGGEN”, 2022.

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In copertina: un’immagine tratta dal sito Pxhere.com (CO Public Domain).

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