Processo a Moby Dick

La sapete la storia del capitano Achab e di Moby Dick? Nel blog potete leggerla in PDF. Noi, per farla breve, andiamo direttamente all’ultima scena: il capitano, nel tentativo disperato di catturare la balena, precipita negli abissi, la sua nave affonda e muoiono tutti, tranne il marinaio Ismaele. Ma in 2E (IC Leonardo da Vinci, Reggio Emilia, a.s. 2021/2022) non è finita così. Abbiamo discusso sull’ossessione del capitano, sulla balena che non è esattamente ciò che si dovrebbe definire un antagonista, benché per il capitano sia l’incarnazione stessa del Male. Insomma, quello di Herman Melville è certamente un romanzo d’avventura, ma non ne rispetta tutti i canoni. E allora? Cosa accadde dopo la tragedia?

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Due giorni dopo la scomparsa di Achab, il suo corpo fu ritrovato imbrigliato al corpo di Moby Dick. In flagranza di reato, si direbbe, e così iniziò il processo alla balena.

Alle sei in punto l’imputato Moby Dick entrò in aula con i suoi avvocati, quelli della 2E, seguito da Pinocchio, il testimone di Achab. Pinocchio fu chiamato a testimoniare su cosa avesse visto: “Mentre io ero dentro la balena parlavo con Achab lì fuori, non ha mai detto di voler uccidere Moby Dick”. Ma a questo punto il suo naso si allungò. “Posso spiegare”, disse Pinocchio. Giurò che non stava mentendo, e il giudice, già stanco, lo lasciò continuare: “Achab è un brav’uomo, e quella balena era già la seconda volta che cercava di ammazzarlo, e purtroppo ci è riuscita”.

Ci fu poi la deposizione resa da Moby Dick: “Salve a tutti, non mi chiamo in realtà Moby Dick, questo nome l’ho sentito per la prima volta quando mi hanno catturato. Sono qui per raccontarvi la mia storia. Un giorno, vagando nei mari, vidi una grande, anzi grandissima, ombra nera. Pensavo fosse un branco di squali, ma poi mi accorsi che era un legno e mi rallegrai. Tutto ciò durò pochi secondi, perché a un certo punto vidi tanti legni, appuntiti, venirmi addosso. E uno strano oggetto sparava delle lance. Pochi altri secondi e fui pieno di lance conficcate nella mia pelle. Le corde all’estremità delle lance mi legarono. Non sapevo cosa fare, quindi iniziai ad andare sott’acqua trascinando con me il vascello”. E aggiunse alzando la voce: “Sono una balena intelligente. Non ho fatto apposta a uccidere Achab. Se spalanco la bocca è solo per pranzare con del buon plancton. Le balene non hanno la tentazione di mangiare carne umana, non gli può nemmeno venire in mente!”.

Gli avvocati della 2E affermarono che il loro cliente era innocente, perché involontariamente si era legato ad Achab sprofondando negli abissi. Pinocchio urlò: “Obiezione!”, ma il giudice la respinse. La 2E confermò anche che vicino alla scialuppa c’era plancton, cibo per la balena, la quale aveva agito quindi per legittima difesa. Asserirono inoltre che Moby Dick non mangiava carne umana, ne era la prova l’esistenza in vita di Pinocchio.

“Obiezione!”, questi gridò ancora, “Io sono di legno, ecco perché non mi mangiò!”. L’obiezione fu accolta, ma ormai, sentenziò il giudice, il teste non era attendibile.

L’accusa ribatté che aveva fatto delle ricerche in quella zona, scoprendo che lì non c’era plancton, quel giorno. E pertanto la balena avrebbe dovuto essere incarcerata, quantomeno per omicidio colposo e per aver mentito alle autorità. Si propose anche la misura del collare elettronico, che fu ritenuta dal giudice poco fattibile.

Il colpo di scena fu la deposizione di Ismaele, che intanto era tornato a New York e lavorara al porto. Ricordava perfettamente che il primo ufficiale del Pequod, Starbuck, aveva ammonito il capitano qualche giorno prima della tragedia, dicendogli: “Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu che insensato cerchi lei”. Affermò poi senza esitazione di aver sentito pronunciare dal capitano in punto di morte queste testuali parole: “In nome dell’odio che provo, sputo su di te il mio ultimo respiro“.

Il giudice ne concluse che il capitano aveva agito per risentimento. La sua ossessione era diventata Moby Dick, colpevole a suo avviso di avergli rovinato la vita. Era stato imprudente e la balena bianca aveva solo avuto l’intenzione di sfuggirgli, quando affondò il Pequod. La 2E vinse la causa e Moby Dick fu di nuovo libero di scorrazzare per il mare oceanico.

RAYAN, RAIEN e MARCO, 2021

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In copertina: murale al Centro Culturale Metelkova Mesto, Ljubljana (Slovenia) 2017.

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