SAVE OR SAVE (S.O.S. avventura!)

Il laboratorio di scrittura a più mani “SOS avventura!” è stato uno dei momenti finali del modulo di italiano sul genere avventura, svolto con le classi 2D e 2E della Leonardo da Vinci di Reggio Emilia (a.s. 2018/2019). Ecco i nostri racconti, aspettiamo i vostri commenti.

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Dal diario del reporter Sam Slamboski

E’ il 4 luglio del 2001, ci è stata affidata una missione. Nella foresta Amazzonica, in Brasile, è stato ritrovato un potente microbo proveniente da una pianta ancora non del tutto conosciuta. I dati del microbo sono ancora insufficenti, non sappiamo a che cosa andremo incontro. Insieme a me ci sono il biologo Antonio Vittici, lo zoologo Bassir Bandaogo, la botanica Cecilia Mecenero.

5 luglio 2001 – Siamo da poco atterrati alla base, che è molto fornita, c’è cibo, acqua, materiali scientifici richiesti per esaminare il microbo e qualche potente sonnifero, se qualche animale dovesse attaccarci. La base è collegata a Manaus, una città al centro della foresta Amazzonica, con una popolazione di due milioni di abitanti, che sarebbero in pericolo.

Appena siamo arrivati, i miei colleghi si sono buttati nel laboratorio a parlare di affari scientifici, ad analizzare… cose di cui io non capivo molto, allora ho iniziato a fare qualche ricerca su Internet, ero curioso di conoscere il paesaggio e magari sarebbe anche stato un vantaggio, vista la nostra situazione.

Ma cambiando discorso vi parlerò un po’ di me e dei miei colleghi. Io sono nuovo tra loro, e non li conosco molto bene, ma di primo impatto Antonio sembra un tipo simpatico, forse troppo intelligente, porta gli occhiali e ha gli occhi di un verde azzurro molto particolare; Bassir , invece, è un tipo un po’ viziato, ma simpatico, ha gli occhi neri e anche i capelli, è scuro di pelle; infine c’è Cecilia, lei è quella che sistema la situazione tra Antonio e Bassir, ha gli occhi che vanno dal marrone al verdino, è un po’ pignola – se dobbiamo dirla tutta – ma se la cava.

Qualche ora dopo bussano alla porta, Bassir apre, sono i due brasiliani che hanno scoperto dell’esistenza del microbo. Due settimane fa ci è arrivata una loro telefonata, ci hanno avvertiti di aver visto delle piante appassire nel giro di pochi secondi e, di conseguenza, sgretolarsi. Inoltre ci hanno dato una notizia non fra le migliori: “Il microbo si sta espandendo, sta iniziando ad infettare le persone!”. Uno dei due ragazzi mostra il polso, è una cosa terrificante, le sue vene stanno diventando blu e viola. Cecilia propone di prelevare un campione del sangue del ragazzo per analizzarlo, e così si fece.

7 luglio 2001 – Due giorni dopo, il team si avvia a casa dei due ragazzi, la notizia che devono riferire loro non è buona, si collocano intorno ai due e Antonio si fa avanti: “Il microbo è letale, a tuo fratello rimangono due settimane di vita, ci dispiace tanto!”. Il ragazzo scoppia in lacrime, ma piano piano riesce a rimettersi, Bassir lo rassicura dicendogli: “Tuo fratello sopravviverà, entro due settimane troveremo una cura!”

I tre scienziati tornano al laboratorio, continuano ad analizzare alla ricerca di una soluzione, ma niente. Devono trovarla loro, da soli. Cecilia propone: “Dobbiamo andare noi nella foresta!”. Bassir disapprova subito, mentre Antonio è d’accordo. I due allora iniziano a litigare: “Dai Bassir, dobbiamo andarci!”. “No, prima dobbiamo analizzare tutto!”, e Antonio contrabbatte: “Ma è la cosa migliore da fare…!”, allora Cecilia sbotta: “La volete trovare una cura, sì o no?!”. Bassir, rassegnato: “Si ok… partiamo!”. Ci prepariamo a partire provvedendoci di materiali scientifici, cibo e acqua. Le condizioni meteo non sono favorevoli, piove e c’è un vento da “portare via le case”.

8 luglio 2001 – Ad un certo punto, durante il viaggio, l’autista ha perso il controllo, portandoci in un posto da noi sconosciuto, fuori rotta! La maggior parte del materiale scientifico è danneggiato e alcuni strumenti lo sono irreparabilmente. La macchina finalmente si ferma, bloccata da rampicanti, e quando tutto si calma, ci accorgiamo che l’autista è morto, contagiato dal virus. Scendiamo dall’auto cercando di recuperare i materiali rimanenti, il cibo c’è e le scorte ci sono. Non sappiamo dove ci troviamo e a nostra disposizione, per proteggerci, abbiamo solo: due fucili, due pistole, un accendino, e pochi altri materiali. Tra i materiali scientifici, è rimasto poco non danneggiato, abbiamo un microscopio e qualche provetta per analizzare. Con ciò che troviamo intorno ci costruiamo un riparo, giusto qualcosa per la notte. Proviamo ad addormentarci, anche se i rumori inquietanti della foresta non ci fanno chiudere occhio.

10 luglio 2001 – Al nostro risveglio, la fame inizia a salire, Bassir guarda sul suo orologio la data, sono passati due giorni! Per sfamarci mangiamo un po’ di biscotti e qualche galletta. Dopo esserci preparati ci mettiamo in cammino, alla ricerca del microbo.

13 luglio 2001 – Camminiamo per tre giorni e due notti. Durante il nostro cammino siamo sorpresi da un animale, è una scimmia, e in pochi secondi si butta su Cecilia cercando di farle male, Antonio prende in mano il fucile con il sonnifero, con cui colpsce la scimmia al collo. Qualche oretta dopo, Cecilia si riprende, Bassir si avvicina alla scimmia e con i guanti le afferra il polso, anche lei è stata infettata. Antonio allora preleva un po’ del sangue dell’animale e dopo averlo testato i tre si raggruppano e spuntano alcune ipotesi. Cecilia dice: “E se questo microbo avesse un effetto diverso sugli animali? Gli animali li rende aggressivi, mentre gli uomini li porta verso la morte poche settimane dopo essere stati infettati”. I tre studiano e prendono in considerazione l’idea che le piante possano essere la cura.

17 luglio 2001 – Oggi abbiamo testato una sostanza contenuta in una pianta sulla scimmia e qualche ora dopo il virus si stava riducendo. Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo trovato la cura. Al ragazzo rimangono tre giorni di vita, allora non dormiamo la notte e camminiamo tre giorni su tre, riuscendo a ritrovare prima l’auto, poi finalmente la città.

19 luglio 2001 – Siamo appena stati dal ragazzo, era in pessime condizioni, ma dopo avergli somministrato quella che secondo noi era la cura, il virus finalmente si stava ritraendo! La cura ha funzionato, ma… IL MICROBO NON E’ ANCORA STATO DISTRUTTO!

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19 LUGLIO 2040- Il microbo non venne mai trovato, ma non infettò più nessuno, era troppo debole!

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ANTONIO, BASSIR, CECILIA, 2019

 

 

 

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