Guardando una stella cadente

Durante il percorso di orientamento verso la scuola superiore, nella classe 3E (IC Leonardo da Vinci di Reggio Emilia) abbiamo letto un brano di Alessandro D’Avenia in cui lui riferisce di una sua ora di supplenza in una quinta superiore. Il prof chiede agli studenti di immaginare una stella cadente e di farsi “rapire” da un desiderio. E raccoglie le loro risposte scritte. Abbiamo ripetuto l’esperimento, e queste sono alcune frasi tratte dai testi scritti da studentesse e studenti, che questa volta lasceremo anonime:

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“E’ sera, quasi notte, sono sul mio terrazzo che affaccia sul mare, c’è una leggera brezza che mi fa venire la pelle d’oca. La luna è piena e il cielo pieno di stelle. Mentre guardo il cielo vedo chiaramente una stella che sembra una stella cadende, ma in realtà è il mio sogno… no no, non sto sognando, dentro questa stella vedo me stessa e tutto ciò che ora voglio essere in futuro. Vedo me con un camice azzurro, luci fredde che illuminano un corpo aperto, ordino allo specializzando di chiudere ed esco dalla sala operatoria. Vado dalla famiglia e li rassicuro che il trapianto è andato per il meglio e che la loro bambina è stata forte […] Vedo gli occhi lucidi della madre e un sorriso stampato sul volto del padre… Oh sì, quanto vorrei vedere quelle espressioni sui loro volti!”.

“E’ iniziata la seconda ora di scuola con il docente di letteratura, stiamo parlando di futuro e io, a pensarci bene, non ho una precisa idea. Sto provando a realizzare il mio sogno di diventare un calciatore professionista, ma questo sogno non sembra andare molto d’accordo con la scuola”.

“Mi immagino un futuro in cui lavoro insieme a delle persone, in poche parole voglio fare un lavoro di squadra. […] A volte però mi capita di non vedere sempre un cielo stellato, ma anche uno nebbioso, secondo me questo problema ce l’hanno un po’ tutti. Perché qualche volta si rimane indecisi sulle scelte che riguardano il futuro”.

“Voglio fare l’attrice/la cantante, avere un posto al mondo, vedere un film o una canzone e dire: questa è la mia fatica, la fatica che ho fatto con anni e anni di scuola, con l’aiuto di tante persone. Voglio essere un riferimento per tutti quelli che desiderano essere ciò che sono io, un riferimento per i miei cari, essere l’appoggio della mia famiglia”.

“Un altro mio problema è l’inglese. Io lo amo troppo ma non riesco a usarlo in pubblico. A casa o al parco tutti mi dicono <sei bravissima>, ma quando arrivo a scuola tutto si perde, sale il panico e la paura di sbagliare mi porta ad essere lo zimbello della classe, <guardatela, non sa parlare inglese>. E’ sempre stato così, ma mi sono detta tra me e me: è questo ciò di cui ho paura? L’opinione degli altri? E’ questo il motivo che mi porterà a rinunciare a tutto? No! […] Io voglio essere il mio sogno”.

“Desidero comprare una moto molto malandata per renderla la moto dei miei sogni, lo vorrei fare con mio figlio, così avrà un bel ricordo di suo padre”.

“Non ho le idee chiarissime sul mio orientamento, ma studierò sicuramente qualcosa legato alle lingue. Oltre ad essere portato per l’argomento, penso che la comunicazione tra umani di diverse culture sia fondamentale. Voglio viaggiare molto e magari fare la guida turistica, in modo da conoscere le bellezze di questo mondo e farle anche conoscere agli altri. Ma sono tutte ipotesi, perché in realtà non so cosa farò”.

“Ho tante passioni, come ascoltare la musica, scalare le montagne, fare sport. Poche di queste passioni, a dire il vero nessuna, la vedo inserita in un progetto per il futuro. Forse è meglio cominciare da quello che mi piace della scuola […] Io non so come sarà il mondo, la società, fra dieci anni ma, indipendentemente da tutto ciò, voglio vivere in modo sostenibile e, se possibile, fare uno dei primi passi per essere più avanti rispetto alla maggiorparte della società […] Tutto questo sembra talmente lontano e non so se è realmente lontano o se in realtà è piuttosto vicino. Fatto sta che possono ancora cambiare moltissime cose e tutto può andare diversamente dai piani originali”.

“Per me la stella che orienta di più sono le difficoltà e gli ostacoli, perché attraverso quelli si diventa sempre di più una persona migliore. Noi pensiamo che le difficoltà e gli ostacoli siano nemici per il nostro cervello, ma in realtà ti rendono più forte, ti trasformano in una persona migliore. Però questi miei rapimenti non li ho chiari nella mia mente, a volte quando penso a questi obiettivi mi immagino il vuoto. Non è sempre facile sapere qualcosa del me del futuro”.

“In futuro mi vedrei in tanti modi: estetista, perché mi piace l’estetica; psicologa, perché mi piace dare consigli alle persone; e stilista. Per fare tutto ciò bisogna studiare, ma se ti piace studiare una materia non ti stancherai mai, e dedicheresti tutto il tempo per essa”.

“Non ho mai avuto un sogno preciso, ma mi ricordo che da piccola giocavo a fare l’insegnante di italiano, giocavo per ore e ore, senza mai stancarmi, anche se ora mi è passata un po’ la voglia. Fino all’arrivo delle medie, non mi è mai piaciuto tanto andare a scuola, non per lo studio, ma proprio per l’ambiente e le persone che ho trovato. Questa è stata la causa della mia riservatezza e della mia poca fiducia verso le persone che non conosco bene. Non ho chiaro il mio futuro, ma alla scuola superiore mi piacerebbe studiare molte materie letterarie, mi ispira molto la filosofia, come pensavano e ragionavano le persone che sono venute prima di me. In futuro voglio immaginarmi una persona che aiuta sempre il prossimo, disponibile con tutti, e che non fa differenze tra le persone”.

“Tra qualche anno probabilmente starei viaggiando in paesi esteri oppure nel peggiore dei casi starei dietro a una cattedra a insegnare le lingue alle persone, ma preferirei di gran lunga la prima. Però in realtà non so quello che voglio fare, non ne ho la minima idea, non ho nessuna idea di quale lavoro fare, non ho un interesse per un lavoro specifico”.

“Nella mia testa penso nel futuro a me davanti a un computer, credo di essere in un ufficio, ma cosa si fa con un computer? Potrei creare un nuovo gioco […] I miei genitori mi consigliano di fare un istituto tecnico informatico, nella mia testa si apre una seconda strada dove io riparo computer, telefoni, e “curo” un computer da un virus”.

“Io non ho davvero idea di ciò che voglio fare nella mia vita. Mi piacerebbe fare il liceo delle scienze umane con opzione economico sociale, studiare principalmente materie umanistiche e mi incuriosiscono molto diritto ed economia, anche perché penso che nella vita siano molto utili. Sono abbastanza sicura di questa scelta, ma vorrei finire il percorso di orientamento per conoscermi meglio, perché per ora non penso di conoscermi molto bene”.

“Come seconda scelta penso all’artistico, ci andrei per il lavoro dei miei sogni (fumettista) ma ho paura di sbagliare e perdere degli anni di scuola e la fiducia che ripongono in me altre persone. Ho paura di deluderle e di perderle, quindi sono molto titubante, e così perdo di vista i miei obiettivi. Voglio un lavoro, così da non stare sotto l’ala dei miei genitori”.

“Non so perché, ma vivere in America o in Inghilterra mi ha sempre affascinato, forse è perché voglio fare nuove esperienze. In questo futuro mi vedo da solo ma non si sa mai, magari trovo una compagna e metto su famiglia, chi lo sa! La vita è piena di sorprese”.

“Sono una ragazza con molte difficoltà e a volte pure complicata, le persone non riescono a capire i miei problemi. A volte desidero tanto che in futuro la mia vita sia meno complicata, anche con le mie faccende personali”.

“Il futuro mi mette in ansia, perché una scelta sbagliata può capovolgerlo completamente. L’unica cosa che è rimasta uguale al futuro che voleva la me dei cinque anni è l’università […] Sono sempre stata timida, ma il lavoro che per ora è più adatto a me è l’insegnante. Mi ricordo ancora quando alle elementari l’ho deciso. La mia maestra stava facendo una lezione di storia, e io ero affascinata da come trasmetteva alla classe. Decisi che sarei diventata una prof di storia. Poi nel tempo cambiai idea, il mestiere rimase lo stesso, ma cambiava la materia.”

“Da grande mi vedo una farmacista, […] per poter interagire con le persone e capirle. Vorrei che i miei colleghi fossero gentili, non solo con me ma con i clienti. Non mi interessano molto i soldi, ma vorrei uno stipendio alto per poter abitare in una casa o in un condominio bello, con una gatta di nome Lilly. Mi andrebbe pure bene con una coinquilina”.

“Per quanto riguarda la famiglia, spero di averla ma a tempo debito. Però, dopo tutto questo, io non vedo ancora precisamente la stella polare, è come se ci fosse ancora una nuvola che la copre, ma spero che nel tempo questa nuvola venga spazzata via dal vento”.

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In copertina: un disegno anonimo (a.s. 2022/2023); nell’articolo: foto del progetto di orientamento, gli ex studenti della Leonardo parlano con gli alunni di terza media e i genitori dialogano con Stefano Ascari (Progetto Icaro I care), novembre 2022.

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