L’investigatore Marlowe / 2

Continua la pubblicazione delle trame “gialle” scritte nel mese di marzo 2022 dalla classe 2D (IC Leonardo da Vinci di Reggio Emilia). Il testo da cui siamo partiti è un brano di Raymond Chandler (tratto dal primo romanzo hard boiled “Il grande sonno”, del 1939) in cui l’investigatore Philip Marlowe, dopo un burrascoso inseguimento, giunge davanti alla casa da cui ha visto scappare qualcuno nell’auto che stava seguendo. L’esercizio proposto dalla nostra antologia richiedeva di rendere coerente non solo la trama della narrazione, ma anche il personaggio di Marlowe e lo stile dello scrittore. Allora, secondo voi queste storie sono o no “alla Chandler”?

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Un modello Packard del 1939.

Bussai ma non aprì nessuno, e così dopo un minuto esatto sfondai la porta ed entrai. Trovai Geiger morto sulla sua poltrona, con tre bicchieri di vino, ma la bottiglia non la trovai.

E così uscii, ritornai in macchina, solo la Packard era ancora lì. Tutto tornava, Geiger era stato ucciso da un uomo che aveva catturato la donna della Packard e che adesso scappava.

Avviai la mia auto e accelerai moltissimo. Accesi le luci e all’improvviso mi ritrovai a 120 km all’ora, a 7000 giri del motore. Vedevo in lontananza due fari rossi di una macchina, ma non sapevo se fosse l’uomo. Bevvi un altro po’ di whisky. A una rotonda, la macchina ritornò indietro ripercorrendo la strada che portava al villino di Geiger. La seguii e arrivai. La macchina era parcheggiata. Bussai alla porta della casa di Geiger nell’oscurità estrema. Mi accorsi che la porta era aperta. Sulla poltrona non c’era più il cadavere di Geiger ed era sparito un bicchiere. Ma il cadavere era in casa, ne ero sicuro. Aprii la cantina e lì ritrovai sia Geiger che la donna, entrambi morti.

ZENO, 2022.

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Mi avvicinai, sorpassando un corridoio poco luminoso, stretto e per nulla areato. Infatti la polvere che galleggiava nell’aria dava fastidio alle narici, i muri erano di un rosso cupo, rovinato, che ricordava qualcosa di vecchio. Le mattonelle del pavimento erano nere, un nero tendente più al marrone scuro. Quindi, arrivato all’ultima porta cigolante quasi socchiusa, girai la maniglia verso l’esterno e spinsi. Quando aprii gli occhi un po’ appannati dalla polvere, notai subito il tanfo di muffa agli angoli delle pareti giallo senape scendere goccioloni, fino ad arrivare quasi al pavimento in parquet scuro. La stanza era spoglia e maleodorante. Sicuramente non era posto per ospitare amici a cena, almeno per me non sembrava affatto ospitale. Pur avendo questi aggettivi non molto lusinghieri, la stanza trasmetteva la presenza di mistero. Quindi decisi di entrare, sentendo la suola della mia scarpa fare attrito con minuscoli e numerosi granuli polverosi e quant’altro. Non c’era nulla.

Superai i cinquanta centimetri divisori di parete per poi trovarmi faccia a faccia con un’altra stanza. Questa però era piacevole alla vista, anche se pure essa sporcata dal pulviscolo. Entrai, era una camera matrimoniale con un letto a baldacchino con tendone bianco e lenzuola grigio chiaro. Era tutto così luminoso, a differenza della sala iniziale, buia e arredata da una sola libreria e due poltrone antiche e rovinate. La camera era adorna di diversi quadri, uno dei quali mi incuriosì molto. Nel quadro c’era raffigurata una donna povera che faceva delle faccende domestiche e, anche se non si vedeva, si sentiva la pesantezza dei ricordi bisbigliati all’orecchio. Scattai delle foto anche al bagno e alla cucina e uscì da quella prigione di ricordi impolverati, non risalendo a molto.

SERENA, 2022.

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Aprii la porta che scricchiolò, l’odore acre del sangue si sentiva forte fin dall’entrata, non lasciandomi più molti dubbi su quello che avrei trovato entrando. Mi guardai intorno, l’ingresso era molto curato e in ordine, con una lampada al soffitto che illuminava con una luce calda e accogliente, ma non mi feci ingannare e avanzai verso la zona posteriore della casa, da dove ero certo che fossero partiti i colpi di pistola.

Entrai in un ampio soggiorno. Da dietro un divano di noce e velluto verde scuro si espandeva una pozza di sangue. Come immaginavo, la stanza era dominata da un’enorme libreria lignea intarsiata che ricopriva un’intera parete alla mia sinistra. A fianco della libreria si ergeva un’imponente finestra a tutto sesto con vista mare, alla mia destra un camino antico in marmo rosso con la legna ormai diventata cenere. Anche questa stanza era molto curata in ordine, però la mia attenzione fu catturata da un dettaglio stonato: una splendida scrivania era ribaltata in prossimità del divano, quindi poco lontano dalla pozza di sangue. Feci qualche passo per scorgere il cadavere: era accasciato su un fianco in modo disordinato. Mi avvicinai e riconobbi subito la faccia paffuta con i baffi alla Charlie Chan. Non era quello che mi aspettavo, la persona che ritenevo colpevole ora giaceva in una pozza di sangue. Guardai la ferita ed era inequivocabile: era stato un unico sparo all’addome. “E gli altri due spari?”.

Dovevo trovare gli altri due proiettili, così li cercai per tutta la stanza e ne trovai uno conficcato nella collezione dei polizieschi di Agatha Christie, precisamente nella spina del libro “Poirot sul Nilo”. Mancava un altro proiettile, così continuai a cercare e alla fine lo trovai sprofondato nell’imbottitura del divano. Mi inginocchiai per estrarre il proiettile quando vidi un luccichio sotto il divano. “La pistola! L’ho trovata sotto il divano proprio come nel libro a cui hanno sparato… è un indizio?”. Esaminai la pistola, poteva contenere al massimo tre proiettili. Il fatto che per uccidere Geiger l’assassino avesse sparato due colpi a vuoto mi fece pensare che ci fosse stata una colluttazione tra i due. “Ma dov’è la signora Carmen? È forse lei l’assassina? Ma se lei è l’assassina, come si può spiegare la seconda auto che è partita a tutta velocità dopo gli spari?”.

Dovevo indagare sulla signora Carmen. Sarei partito dalla sua auto parcheggiata ancora davanti all’abitazione. Cercai invano degli indizi, sconsolato guardai la carta di circolazione e sempre nello stesso cassetto trovai la patente. “Questa non è la donna che ho visto entrare in casa”.

MARIA VITTORIA “BILLY”, 2022.

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Leggi i due racconti pubblicati nella prima parte.

La cover del libro “The big Sleep” è tratta dal sito behance.net; in copertina: screenshot dal trailer del film “The Big Sleep” (regia di Howard Hawks, 1946), con Humphrey Bogart, tratto dal romanzo omonimo di Raymond Chandler.

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