Piccoli gialli # 2

Quest’anno la classe 2E (IC Leonardo da Vinci, Reggio Emilia, a.s. 2021/2022) sta studiando il genere giallo e, dopo aver letto tanto, si è cimentata nella scrittura di piccoli testi. Nella consegna del prof, eseguibile anche in piccolo gruppo, si precisava che per mostrare al lettore lo stile della scrittura, e lo stile dell’investigatore e della sua inchiesta, era sufficiente anche solo un capitolo della storia. Ecco la seconda puntata dei nostri primi piccoli gialli.

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Scuola “Leonardo da Vinci”, Reggio Emilia, gennaio 2021.

Quattro delitti per due

Il signor Semloh era seduto sulla sua poltrona color beige, che si era guadagnata come premio per il salvataggio della signora Sains. Infatti, oltre a fare il detective aiutava le signore anziane.

Dopo un po’ nello studio entrò Mirko, il suo collega di lavoro, alto, spiritoso ma anche astuto. Mirko dava un tocco di colore al cupo ufficio. Dopo essere entrato, diede una terribile notizia a Semloh, gli disse che quattro imprenditori erano morti nelle loro abitazioni. Semloh, incuriosito, prese la pipa, come faceva quando pensava a qualcosa, e disse: – Ci sono il 99,9% di possibilità che questi casi siano collegati, ma c’è più di un assassino, però per ora non è competenza nostra. – e chiuse il discorso.

Il giorno dopo in studio arrivò una chiamata da un numero privato. La chiamata diceva:

– Il primo cadde in un sonno profondo e morì in un nanosecondo, il secondo cadde con una pietra e diventò una scena tetra, il terzo finì la sua passeggiata verso l’alto con una volata, la quarta morì avvelenata con la cicuta.

E la chiamata finì.

SARA MONTASIR e LETIZIA, 2022

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Cerreto Laghi (Reggio Emilia), gennaio 2022.

Un caso per l’ispettore Walter

L’ispettore Walter se ne stava beatamente seduto sulla sedia del suo ufficio, contando ogni minuto che restava alla sua pensione, tre giorni dopo. Dopo quarant’anni di servizio si meritava il riposo.

All’improvviso arrivò una telefonata dalla centrale. Parlò una voce maschile ma molto sottile: “Aiuto, mia moglie è stata uccisa”.

Walter e tutta la centrale si precipitarono sul posto, una villa in montagna. Entrarono dal portone e furono accolti da un uomo sulla trentina, alto, biondo e con gli occhi marroni. Portava un gilet verde su una giacca gialla, scarpe all’ultima moda bianche e capelli rasati. Si presentò: “Sono Jonathan Brown, l’ex marito della povera Maria Brown”.

L’ispettore Walter, ancora scioccato per la notizia, poiché ultimamente mancavano crimini a Salt Lake City, chiese: “Quando ha trovato il cadavere?”.

“Stamattina. Di solito ci svegliamo molto presto, circa alle sette, ma oggi alle nove ancora non era uscita dalla sua stanza. Sono andato a controllare. All’inizio non sembrava morta – singhiozzò – ma controllando meglio era chiaro…”.

L’ispettore intervenne: “Allora si tratta di un’arma chimica, tra poco eseguiremo l’autopsia, ora andiamo a controllare la stanza”.

La stanza, al contrario della casa che era molto moderna, era molto antica, con mobili in legno rovinati e la porta stile inizio ‘900. Al centro c’era il letto, con il cadavere coperto da un lenzuolo.

“Posso vederla?”, chiese azzardando l’ispettore.

“Faccia pure”.

Era una donna sulla quarantina, con capelli castani e occhi azzurri. Portava la camicia da notte.

“Che lavoro facevate?”.

“Siamo imprenditori in un’azienda di shampoo e creme”.

Mentre stavano chiacchierando, entrò il medico legale a dare un’occhiata. “Ispettore, in attesa dei risultati dell’autopsia, posso dirle che sembra essere stata uccisa da cianuro, sotto forma di gas”.

“Come sospettavo, grazie Gary”.

L’ispettore riprese l’interrogatorio: “Avete figli?”.

“Sì, abbiamo un figlio – rispose il signor Brown – ma l’abbiamo dato in un orfanotrofio. Eravamo troppo giovani”.

“Suo figlio è appena entrato nella lista dei sospettati, mister Brown”.

“Aspettate. Quasi non ci conosce. Potrebbe essere risalito a noi ma è improbabile”.

“Non così tanto. Potrebbe avere disturbi mentali causati dalla vostra assenza. Potrebbe avervi cercato per tutto questo tempo. Insomma, andremo a cercare vostro figlio”.

John Crieger viveva in un quartiere medio basso in periferia. I poliziotti entrarono in una casa prefabbricata gialla, la porta era classica, in legno di betulla. Aprì la porta un ragazzo di circa vent’anni, con la barba lunga e nera, completamente rasato sulla testa.

“Polizia, – disse brusco l’ispettore – mentre io lo interrogo voi perquisite la casa”.

“Mi spiegate cosa sta succedendo?”, chiese Crieger.

“Dov’eri la notte del 23 febbraio”, lo incalzò Walter.

“Ero a festeggiare il compleanno di un mio amico, – rispose il giovane – perché?”.

“Perché tua madre è deceduta”, fece l’ispettore.

“Ah”, rispose con noncuranza John.

Nel frattempo, tornò la squadra perquisizioni: “Ispettore, guardi cosa abbiamo trovato”. Era una bomboletta gialla, con una scritta: cianuro.

“Deve dirci qualcosa, signor Crieger?”

“Non ho mai visto quella bomboletta, lo giuro!”.

“Certo, certo, portatelo in cella”.

“Aspettate, – disse uno degli agenti – signor Crieger può mettere il suo pollice qui su?”, indicando un rilevatore elettronico di impronte digitali.

“Oddio! Le impronte non corrispondono”.

SEBASTIANO e RAYAN, 2022

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Montesole (Bologna), aprile 2009.

Assassinio in palude

Tutti i bambini sognano di fare i detective, capisci che non è sempre emozionante. Mi chiamo Lena Bottle e sono una detective. Passo la maggior parte delle mie giornate alla scrivania, visto che sono la più scarsa, come detective, al contrario di Tony, la più brava di tutti. Quando torna dai suoi casi mi guarda sempre con una faccia schifata.

Sono Tony Freckles e sono la migliore detective del mondo, mi affidano sempre i casi più difficili. Non sopporto i detective senza talento, come Lena, una ragazza con la pelle chiara e una lunga chioma bionda legata in una coda bassa, occhi verdi e un piccolo naso all’insù.

Oggi sono stata chiamata dal mio capo per il mio prossimo caso.

“Si sieda pura, signorina Freckles”, mi disse il mio capo con tono calmo. “Ho chiamato qui Lei e la signorina Bottle per dirvi che dovrete risolvere un caso insieme”.

“Cosa?! – esclamai – Non posso risolvere un caso con una novellina!”.

“Si calmi, mi lasci finire, la signorina Bottle ha avuto una promozione e quindi Lei dovrà insegnarle a risolvere i casi. Ora vi do alcune informazioni. L’omicidio è avvenuto all’Hotel Star, nella palude, dove una volta sorgeva un vecchio monastero in cui i monaci accoglievano i pellegrini. Quando i monaci lasciarono il monastero, un ricco signore lo comprò e lo trasformò in un hotel per guadagnarci. Ma gli affari non andavano bene, la zona si impaludò e con la morte del proprietario l’hotel venne dimenticato, fino a oggi. La vittima è Giuliet Papel. Non sappiamo molto altro, vi affido il caso”.

Ero sbalordita. Io, Tony Freckles, la detective del mese, insieme a una segretaria.

Tony sembrava spaventata ma io ero felicissima di stare al suo fianco. Dopo aver caricato i bagagli partimmo. Tony non spiaccicò parola per la prima mezz’ora, ma poi disse: “Allora, tu stammi dietro e non fare domande, questa non è una gita divertente, questa è una missione. Non possiamo commettere errori, capito?”.

Annuii, dopo quelle parole avevo perfino paura a parlare. Scese dall’auto, mi guardai intorno: la palude era buia per la mancanza di lampioni, l’unica fonte di luce era l’hotel. Eravamo circondate da alberi spogli. Il terreno era molliccio e privo d’erba, c’erano solo un po’ di erbacce. Entrate nell’hotel, Tony chiese dove si trovasse la stanza in cui c’era il corpo. Era la 301. Il corridoio era lungo e buio, le pareti erano ricoperte dai ritratti dei monaci che avevano vissuto nel monastero. La stanza 301 era in disordine, c’erano asciugamani sul letto, vestiti in giro e una caraffa per terra, rotta. Il cadavere aveva ancora gli occhi aperti. Notai dei fori nei polsi, simili a quelli di quando buchi il foglio con la matita. Tony notò delle ustioni sul volto e dei tagli, forse fatti con un coltello. Dopo aver esaminato il corpo, disse: “Allora, l’assassino è entrato insieme alla vittima, dopo qualche minuto deve essersi arrabbiato e deve aver buttato del tè bollente in faccia alla vittima, per farla cadere sul letto. Poi ha preso i due pennini sulla scrivania e glieli ha messi sui polsi, forse per bloccarla. E infine le ha tagliato la pancia, facendola morire dissanguata”.

Ero sbalordita e mi scappò una domanda: “Ma come hai fatto a capire che erano i pennini?”.

“È semplice. Se noti, sulla scrivania c’è un foglio sporco di inchiostro rosso, che si trova anche sui pennini. Se vai per esclusione, non c’è niente in questa stanza che possa provocare quei buchi. L’assassino non poteva portare con sé l’oggetto, altrimenti si sarebbe fatto beccare, quindi quello sul foglio non è inchiostro ma sangue”.

Tony quando si concentra inizia ad arricciarsi i suoi corti e mossi capelli castani, e chiude leggermente gli occhi. Stette un attimo in silenzio, poi chiese: “Vorrei interrogare la figlia e il marito”. E subito aggiunse: “Sei d’accordo?”. Risposi di sì.

Andammo in una piccola stanza priva di mobilio, aveva solo un piccolo tavolino con due sedie. Tony si sedette e invitò a sedersi una ragazza dalla pelle abbronzata, con occhi verdastri, capelli ramati e lentiggini. Appena seduta si presentò: “Sono Agatha Papel, la figlia della donna che avete visto morta”.

“Mi dispiace, mi chiamo Tony e sono qui per interrogarla. Qual è l’ultima volta che ha visto sua madre?”.

“L’ho vista prima di pranzo e poi basta”.

“E quand’è l’ultima volta che ha visto suo padre?”.

“Anche lui prima di pranzo, sono andati via insieme, ma poi si sono separati”.

“Ok, la ringrazio”.

Io non resistevo più a stare zitta, quindi chiesi: “Secondo lei chi è stato?”.

Lei sorpresa rispose: “Penso mio cugino, mia mamma e mia zia avevano litigato e lei le aveva giurato vendetta. Quindi penso che questa sia la vendetta”.

Tony ringraziò e se ne andò, facendomi cenno di seguirla. Fuori mi aspettavo un rimprovero, ma invece disse: “Brava, agente Bottle. Vieni, andiamo a interrogare il signor Papel”.

ALICE, 2022

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In copertina: Reggio Emilia by night, 2021. Puoi leggere anche i racconti gialli della prima puntata.

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